Tenuta Rottensteiner: la degustazione di oscarwine
Spesso capita che le bottiglie presentate a Vinitaly, per tante ragioni, non rappresentino al meglio la cantina che le propone e che sia necessario aspettare per un giudizio. Ci è capitato diverse volte di degustare vini ancora “verdi”, prodotti lontani dalla loro condizione migliore. È successo ad esempio con Tenuta Rottensteiner, azienda altoatesina da noi raccontata qualche tempo fa in questo articolo, che mi ero ripromesso di valutare lontano dalla kermesse veronese e che, a una seconda degustazione, ci ha pienamente convinti.
Partiamo dal Pinot Bianco “Carnol” Alto Adige Doc 2022, vino che prende il nome dalla borgata San Pietro in Carnol vicino Bolzano. Parliamo di un prodotto che fa acciaio e che esprime al meglio le caratteristiche di questo vitigno che sta vivendo una seconda giovinezza. Il vino si presenta con un elegante abito giallo paglierino ma la vera sorpresa è al naso: alla solita e ormai scontata mela si affianca una piacevole nota erbacea. Al palato è fresco e mediamente sapido e chiude con una nota amaricante decisa ma piacevole.
Veniamo al Gewürztraminer Cancenai Alto Adige Doc 2022. Se, come si dice, questo vitigno è il biglietto da visita dell’Alto Adige, allora il Cancenai è una delle migliori presentazioni possibili, la bottiglia che l’amante del Gewürztraminer dovrebbe sempre avere in cantina. Il colore è un brillante giallo paglierino, ma i sentori ci portano a vini dalla grande struttura; il naso viene invaso da una piacevolissima nota di albicocca quasi candita e dalla dolcezza del miele, dando l’impressione di trovarci di fronte a un vino passito. In bocca, esplodono sapidità e freschezza che fanno da perfetto contraltare alle note dolci.
Rimaniamo sul Gewürztraminer con la versione passita, il Cresta Alto Adige Doc 2020, ottenuto da una selezione di uve – fatte appassire su graticci per circa cinque mesi – cresciute sul maso “Kristplonerhof” a Guncina, una volta detto “cresta piana”: anche in questo caso il nome richiama il territorio. Che dire? Come la sua versione secca, anche quella passita non delude, con le sue note candite ma soprattutto con sentori di frutta secca. Lo abbiamo abbinato a un pecorino abruzzese stagionato: contrasto piacevolissimo e sfida vinta. Molto bella la bottiglia e la particolare etichetta che rappresenta la pergamena del contratto di vendita del maso Kristploner, risalente all’anno 1769.
Eccoci ai rossi. La Schiava Vigna Kristplonerhof Alto Adige Doc 2022 ci ha spiazzati al colore: un rubino trasparente con una forte unghia granata. In bocca e al naso esplode la ciliegia matura mentre si fa strada una nota di frutta secca. La Schiava è un vino che forse non gode di ottima pubblicità tra il pubblico dei wine lover ma, se voleste iniziare a conoscerla, questa bottiglia potrebbe fare al caso vostro.
Il Santa Maddalena Classico Vigna Premstallerhof Alto Adige Doc 2022 è un 93% Schiava e 7% Lagrein che dopo fermentazione in acciaio fa un passaggio in botte di rovere. Anche in questo caso, colpisce la brillantezza dei colori che permettono di vedere attraverso il vino. Anche qui prevale la ciliegia che diventa amarena, abbinata a un piacevole tannino e a un alcol non invadente che appagano il palato.
Il granato veste il Select Santa Maddalena Classico Vigna Premstallerhof Doc Alto Adige 2022, una selezione di Schiava (87%) e Lagrein (13%) – crescono tra i 450 e 550m sopra Bolzano sul maso Premstaller, uno dei Cru di questa denominazione – che dopo la fermentazione in cemento riposa in botti di rovere. Il tannino del Lagrin si fa sentire meno di quanto ci si possa aspettare. Una bevuta evoluta dove escono prepotentemente note di tabacco e pelle (ricordate la tolfa?).
Chiudiamo con il Select Lagrein Grieser Riserva Alto Adige Doc 2020. Questo è il classico vino che, leggendo l’annata, potrebbe ingannare facendoci pensare a un prodotto maturo. Rispetto al Premstallerhof, spicca il colore rosso rubino cupo con un’aureola viola e un tannino più marcato con una bella astringenza. Dopo una fermentazione in cemento, questo Lagrein matura in barrique per 12 mesi e altri 12 mesi in botti di rovere. Tuttavia, il vino che abbiamo degustato è ancora giovanissimo, destinato ad un lungo invecchiamento in bottiglia prima che le sue caratteristiche si possano esprimere al meglio. Si sente un tabacco dolce e una nota di liquirizia al palato, ma è chiaro che questo Lagrein esploderà fra qualche anno.
In conclusione, una degustazione che racconta tanto dell’Alto Adige, con vitigni espressione del territorio e vini che non tradiscono l’identità varietale. Sicuramente prodotti fini, ben fatti, un paio dei quali andrebbero assaggiati di nuovo tra qualche anno, quando raggiungeranno il loro apice.