Sulla Strada del Vino: Cantina Terlano
Seconda tappa del nostro racconto lungo la Südtiroler Weinstraße è la Cantina Terlano, primo produttore italiano a presentare in pompa magna un vino bianco alla prestigiosa Esposizione Internazionale di Parigi nel lontano 1937 e tenuta iconica per tutti i cultori di questa tipologia. Ubicata nell’omonimo comune in provincia di Bolzano, la cooperativa sociale nasce nel 1893 e conta oggi 143 soci che coltivano circa 190 ettari nell’incantevole anfiteatro naturale di un cratere vulcanico millenario.
“La nostra Cantina ha vantaggi per tutti perché ognuno fa quello che sa fare meglio“ afferma il viticoltore e conferitore Heinrich Spitaler. La zona vinicola di Terlano risulta menzionata con encomio già in un documento del Quattrocento. Intorno alla metà dell’Ottocento giunsero in Alto Adige le tre varietà che costituiscono l’ossatura della DOC Terlaner, blend di Pinot Bianc, Sauvignon Blanc e Chardonnay in proporzioni variabili annata per annata. Per quanto riguarda le altrettanto squisite versioni in purezza, la prima etichetta di Pinot Bianco risale al 1927, mentre quelle di Sauvignon Blanc e Chardonnay esordiscono rispettivamente nel 1957 e nel 1985.
I vigneti di Terlano sono caratterizzati dalla singolare conformazione geologica del suolo composto principalmente da porfido quarzifero. La ricchezza minerale dei terreni e le favorevoli condizioni microclimatiche regalano ai vini struttura e ampiezza aromatica, impreziosite dalla fresca componente acida che assicura loro straordinaria longevità, come testimonia l’archivio storico che conta più̀ di 100.000 campioni di vini bianchi dal 1955 ad oggi, custoditi nelle fascinose cantine a una profondità di circa 13 metri, dove è possibile osservare una didattica sezione verticale del sottosuolo compenetrata dalle lunghe radici di una vite.
Tra questi spiccano i preziosi vini Rarity, prodotti secondo il Metodo Stocker, visionario capo cantiniere del secolo scorso che nascondeva le bottiglie nelle botti vuote per riuscire a conservarle nel tempo: ben sedici annate in affinamento, la più̀ vecchia delle quali risale alla vendemmia 1979. Soltanto dopo una maturazione sui lieviti di almeno dieci anni queste perle enoiche vengono presentate al mercato.
Etichette di oltre cinquant’anni stupiscono gli esperti per la loro freschezza mozzafiato, la loro fine acidità e l’impeccabile corredo sensoriale: la più antica risale addirittura all’anno di fondazione, ma l’occasione in cui verrà stappata rimane un geloso segreto dei soci. Il portafoglio aziendale, nitido e coerente, contempla la linea base Tradition, l’antologia Selection, i prestigiosi Rarity e il “grand vin” Terlaner I Primo Grande Cuvée, quintessenza della filosofia di Terlano, nonché massima espressione dello storico assemblaggio che orchestra Pinot Blanc, Chardonnay e Sauvignon Blanc in una melodiosa sinfonia.
Klaus Gasser, direttore commerciale di formazione enologica, ci ha fornito maggiori dettagli sulle caratteristiche dei vigneti: “I filari di Terlano, che sorgono alla stessa latitudine della Borgogna (47 gradi N circa di latitudine), possono considerarsi alquanto privilegiati dal clima e dalla natura che li circonda. Il terroir locale si colloca, infatti, sui versanti esposti a sud e sud-ovest della media valle dell’Adige, che dal punto di vista climatico presentano, per queste latitudini, delle caratteristiche insolitamente miti, di tipo sub-mediterraneo. In inverno la temperatura scende raramente sotto i -5°C, la primavera è mite, ma in gran parte senza gelate. Durante le giornate estive il sole raggiunge picchi di calore altissimi, mitigati poi da forti escursioni termiche notturne dovute ai venti “di caduta” che scendono dalle montagne affacciate sulla valle.”
“Questo fenomeno – prosegue Gasser – di inversione termica è particolarmente favorevole per la viticoltura soprattutto nella fase di maturazione delle uve, garantendo, così, un elevato contenuto zuccherino, una maturazione polifenolica ottimale e ampia varietà di aromi. Inoltre, l’avvicendarsi quotidiano fra venti mattutini provenienti da nord e quelli pomeridiani da sud, fanno si che il caldo più torrido sia sempre tollerabile. Poiché la valle si apre generosamente verso ovest, sui vigneti di Terlano il sole splende sempre fino a tardo pomeriggio creando le condizioni climatiche che riportano quasi ad un clima mediterraneo. L’arco delle Alpi protegge l’Alto Adige dalle aspre correnti atlantiche del nord. Le correnti si accumulano nelle Alpi settentrionali e di solito raggiungono l’Alto Adige solo in forma debole. Anche a sud sono presenti alcuni gruppi montuosi (Cevedale, Adamello) che svolgono un’analoga funzione protettiva. Le precipitazioni medie annue oscillano tra i 600-800 mm, e sono solo circa un terzo delle precipitazioni della zona prealpina meridionale”.
“I vigneti – conclude il direttore – sono adagiati sui pendii ripidi del Montezoccolo e disposti sulla sinistra orografica della valle, a quote comprese tra i 250 e i 900 metri s.l.m. Le viti affondano le radici su un basamento di porfido dal colore rosso sorprendente. È una roccia vulcanica con grosse inclusioni minerali, geologicamente chiamata porfido quarzifero. Lo strato superiore vivente è sabbioso, sciolto e permeabile all’acqua e facilmente riscaldabile, con una piccola percentuale di limo. I valori di pH dei terreni di Terlano sono leggermente acidi. Il loro alto contenuto minerale conferisce ai vini una speciale nota di mineralità ed è in parte responsabile della loro eccezionale longevità”.
Il terroir di Terlano si distingue, dunque, per le caratteristiche insolite del suolo che costringono la vite a reagire a tali condizioni di stress, producendo quei polifenoli specifici che rendono inconfondibili i vini stessi. La miscela particolare di cristalli e minerali del sottosuolo infonde a quest’ultimi sapidità, tensione e profondità.
Le aree di coltivazione sono comprese tra i 250 e i 900 metri sul livello del mare. Le quote più basse risultano più adatte all’allevamento di varietà a bacca rossa come Lagrein e Merlot, mentre Pinot Noir e vitigni bianchi prosperano meglio in pendii di quota più elevata. Quando il paesaggio diventa ripido e scosceso entriamo nel regno di Pinot Blanc, Sauvignon Blanc e Chardonnay: distribuiti in centinaia di minuscole parcelle, questi impianti appesi alle falde delle rocce porfiriche si armonizzano suggestivamente con la circostante vegetazione arbustiva.
All’enologo Rudi Kofler abbiamo chiesto di raccontarci il tratto stilistico dei due vini simbolo della cooperativa, partendo dalla selezione più prestigiosa del celebre assemblaggio: “Cercavamo la sintesi perfetta, quella che esprimesse l’essenza più intima e autentica della Cantina Terlano. Sognavamo un vino che incarnasse la nostra tradizione secolare, in cui far convergere la grandezza delle nostre uve e dei nostri vigneti migliori. Quella ricerca è andata a buon fine, quel sogno si è realizzato: si chiama Terlaner I Primo Grande Cuvée”.
Questo vino esclusivo viene prodotto dal 2011 in edizione limitata (circa 3.000 bottiglie) solo nelle grandi annate, ovvero quando tutti i fattori climatici sono talmente favorevoli e ben combinati tra loro da esaltare al massimo l’espressione del terroir locale e dei tre vitigni bianchi che lo compongono. Il nuovissimo Terlaner I Primo Grande Cuvée 2022 si presenta con un abito paglierino illuminato da riflessi verdognoli e con un raffinato bouquet dove gli agrumi e la frutta bianca si mescolano con ricordi di pepe bianco e di erbe balsamiche. Il palato ritrova in primo piano tutta la fragranza della pesca tabacchiera su una trama vivace, articolata e minerale che chiude su persistenti sfumature fumè.
I Rarity sono invece rigorosamente realizzati secondo “il metodo Stocker” e, a loro volta, non sfuggono alla discriminante della qualità del millesimo. Dopo una vinificazione tradizionale, affinano per dodici mesi in grandi botti di rovere e vengono poi travasati in piccoli fusti d’acciaio da 2.500 litri, dove affinano sui lieviti fini da dieci a trent’anni anni. Quando l’enologo ritiene che il vino abbia raggiunto un perfetto grado d’armonia, viene imbottigliato e lasciato riposare in bottiglia per un altro lustro prima del suo debutto ‘in società’. Il novero dei vitigni affinati in purezza comprende i soliti noti – Pinot Blanc, Chardonnay e Sauvignon Blanc – per un totale di circa 3.330 bottiglie a vendemmia, a seguito della quale viene scelta la varietà che presenta in quello specifico millesimo il migliore potenziale di invecchiamento.
Abbiamo assaggiato in anteprima il formidabile Rarity Pinot Bianco 2011, un vino dal lucente colore giallo paglierino chiaro che colpisce per il superbo bilanciamento tra freschezza e complessità: la caratteristica nota di pesca bianca del vitigno è esaltata e ingioiellata da sentori di caco, camomilla e pietra focaia. La morbidezza del sorso svela man mano la stupefacente profondità del mosaico sensoriale in cui si incastrano sapori fruttati, cenni di spezie e sbuffi salmastri.
“La prova vivente di una longevità da primato sono i cosiddetti ‘Rarity’, ossia bottiglie speciali di vini bianchi invecchiati, maturati per almeno dieci anni sui lieviti fini all’interno di cisterne d’acciaio in pressione – commenta Rudi Kofler -. Ciò che più affascina di questi vini è la freschezza della loro giovinezza, un elemento che li rende oltremodo avvincenti, nonostante la loro veneranda età”.
Concludiamo la degustazione con due interessanti verticali delle altre più celebrate selezioni aziendali, il Sauvignon Blanc Quarz e il Pinot Bianco Riserva Vorberg. I primi si connotano per l’accattivante bouquet esotico e il retrogusto salino su tese intelaiature minerali che rendono perfettamente omaggio al magnifico terroir vulcanico di provenienza, i secondi concedono il privilegio di riabbracciare con diversificate sfumature le entusiasmanti emozioni suscitate dal Rarity 2021.