rita babini

Storie di donne: Rita Babini

La presidente, presidente o presidentessa? Guai a rivolgere questa domanda a Rita Babini, vignaiola in Romagna con la sua azienda Ancarani, da poco subentrata a Lorenzo Cesconi alla guida della FIVI.

I problemi per il numero uno dei Vignaioli Indipendenti sono altri e riguardano capacità e merito. Nella settimana dedicata alle professioniste del vino, dunque, non poteva mancare una donna non solo in un ruolo apicale ma decisamente pratica e poco incline alle questioni di genere.

rita babini

Presidente, facciamo come in politica: parliamo di come saranno i suoi primi 100 giorni…
“Da vignaiola, come prima cosa mi viene da pensare al campo e alla vigna, a come partirà questa stagione. Tornando a FIVI, siamo un nuovo gruppo all’interno del consiglio direttivo, quindi occorrerà sviluppare un metodo di lavoro che vada a valorizzare le competenze di ciascuno dei nuovi consiglieri. Siamo un bel gruppo, sono molto contenta da questo punto di vista e mi aspetto che riusciremo a portare avanti i nostri progetti, come la rappresentatività all’interno dei consorzi di tutela. Non voglio definirle battaglie, perché non combattiamo contro nessuno.”

rita babiniQualche esempio?
“Il disboscamento burocratico, ossia il riconoscimento della figura del vignaiolo. Poi parleremo di una indagine fatta con Agrilab di SDA Bocconi School of management con il sostegno della Fondazione Invernizzi di Crédit Agricole Italia, orientata a profilare lo stato economico e finanziario delle aziende vitivinicole italiane, un approfondimento sull’identità e l’eventuale sostenibilità delle realtà produttive che troppo spesso soffrono i passaggi generazionali, vivendoli con grande difficoltà.”

Rimanendo sulle difficoltà dei vignaioli, guardando al campo ci sarebbe la questione sull’utilizzo dei droni…
“Speriamo di poter ricevere qualche nota positiva in merito all’istanza relativa ai droni. I Vignaioli Indipendenti hanno chiesto una deroga territoriale permanente per l’utilizzo dei droni all’interno della gestione agricola, perché attualmente sono considerati alla stregua di un elicottero e invece sarebbe un grandissimo passo avanti soprattutto per i territori dove la pendenza è superiore al 20%, nei quali il lavoro può essere veramente pericoloso. Il loro utilizzo farebbe diminuire sensibilmente i rischi per i lavoratori.”

Ci sono regioni dove andrebbe potenziata la presenza FIVI per renderla più omogenea sul territorio nazionale?
“Attualmente come numero di soci siamo sbilanciati verso il Centro-Nord, ma negli ultimi anni il Sud e le Isole sono cresciute notevolmente. Auspichiamo arrivino nuovi soci e abbiamo una vicepresidente siciliana, Carmela Pupillo, che li rappresenterà alla grande.”

rita babiniParliamo di donne in FIVI. Quote rosa, no grazie?
“Mi sento molto fortunata perché all’interno dei Vignaioli Indipendenti non è la prima volta che c’è un presidente donna e non ci si è mai posti questo problema nei ruoli apicali. È stato totalmente naturale come scelta il fatto di valutare una persona in base a princìpi che prescindono dal genere, così come non abbiamo sentito la necessità di normare la presenza femminile, nemmeno quando abbiamo rinnovato lo statuto. È un ambiente in cui la sostanza arriva decisamente prima dell’apparenza, ma sono assolutamente consapevole che non sia così in tutti i comparti del settore vitivinicolo, anche se le dinamiche stanno cambiando. Da qui a parlare di totale uguaglianza ne corre; noi donne dovremo essere in grado di mettere in campo autorevolezza, senza cadere in quelle dinamiche autoritarie tipiche del mondo maschile e allo stesso tempo gli uomini dovranno capire che partono da una base privilegiata rispetto alla nostra. Solo così potremo instaurare un nuovo dialogo che parta da una vera parità e questo prescinderà dall’essere chiamato presidentessa o presidente. Da noi c’è molto equilibrio: uno dei due vicepresidenti è Carmela Pupillo, la segretaria nazionale è Clementina Balter e poi abbiamo altre tre consigliere, Ninive Pavese, Valeria Radici e Désirée Pascon Bellese.”

Nuovo codice della strada e vino. La presunta crisi del settore nasce davvero qui?
“Beh, il nuovo codice un po’ di paura la fa, non tanto per i parametri dell’alcol test, rimasti uguali, quando per le sanzioni. Il problema si presenta meno nelle grandi città, dove ci sono mezzi pubblici a disposizione, ma è molto evidente in provincia, dove ci si muove con l’auto privata. Bisognerebbe pensare a soluzioni che possano creare anche posti di lavoro. Allo stesso tempo, spero anche che aumenti la consapevolezza da parte del cliente e del ristoratore che la bottiglia, una volta ordinata, se non viene finita al tavolo può essere tappata e portata a casa. Per quanto riguarda le scarse vendite nei mesi cosiddetti neri, come gennaio e febbraio, spero non sia un’esagerazione ma comunque è un momento complicato, sia per il mercato interno che per quello estero.”

rita babini

A proposito di esagerazioni, un commento sugli avvisi sanitari irlandesi…
“Parlando di health warning, le nostre bottiglie direi che raccontano in maniera molto trasparente cosa c’è all’interno, la tracciabilità dei prodotti e la gradazione alcolica. Inoltre è emerso che il prezzo medio “franco cantina” della bottiglia del vino indipendente è quasi il doppio rispetto alla media italiana: difficile immaginare che si possa cercare, passatemi il termine, lo sballo con un nostro prodotto. In questo momento c’è voglia di puntare il dito, trovare un capro espiatorio. Di sicuro bisogna spingere nel fare cultura sul consumo moderato e sulla qualità, continuando a distinguere tra l’uso e l’abuso.”

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