Storie di donne: Chiara Condello
Il sito di Chiara Condello, titolare dell’omonima Cantina di Predappio, si apre con una frase del poeta Franco Arminio: “Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, significa rallentare più che accelerare, significa dare valore al silenzio…”
Una frase che fa riflettere, distante anni luce, sulla carta, da una donna di 30 anni che ha studiato lontano da casa e ha girato il mondo prima di tornare nella natia Predappio, dove ha scoperto, come Dorothy nel Mago di Oz, che “non c’è posto più bello di casa mia“: “Ho frequentato il liceo scientifico e poi mi sono trasferita a Milano dove ho studiato Economia e Commercio. In seguito ho approfondito gli studi e lavorato all’estero per lungo tempo, vivendo anche in Australia. Tutto molto lontano, in termini scolastici e geografici da quella che poi è stata la mia vita.”
Prima di andare avanti con il racconto, facciamo un passo indietro, risalendo ai primi anni Novanta, quando Chiara trascorreva le giornate in vigna con Sergio, il nonno materno: “Sono cresciuta con lui e, involontariamente, ho assorbito le sue conoscenze sul vino, gli ho rubato il lavoro con gli occhi e, qualche volta, anche il volante quando uscivamo in trattore. Posso dire che sono cresciuta in vigna.”.
“Nonno – continua – era bravissimo per quanto riguarda la cura delle piante, meno abile nella vinificazione che avveniva in quella che, solo qualche anno prima, era una stalla. Il suo sapere, però, non è andato perduto.”
Un passo avanti verso altri sistemi del vino, Chiara lo ha fatto con papà Francesco che, appassionato di vino, la ha portata con lui nei suoi giri fra le cantine francesi e italiane: “È stato un periodo formativo, papà ha sempre amato il buon vino, affascinato da realtà vitivinicole importanti. Il viaggio fra le cantine ha avuto come traguardo la creazione di una sua personale azienda, fondata nel 2001, prima dedicata alla produzione (Sangiovese, Merlot e Chardonnay) e poi anche all’ospitalità.”
Nonostante tanto calore, affetto e appunto ospitalità, Chiara ha scelto di girare il mondo per perfezionare gli studi e lavorare. Poi, tornata a casa per le vacanze estive, ha deciso di prolungare la permanenza per la vendemmia e, qui, il Sangiovese e l’aria della sua Predappio, le hanno fatto gettare l’ancora. “La sensazione del ritorno a casa – ricorda – è stata fortissima. Così sono rimasta e ho deciso di aggiungere altre radici alle mie, quelle del Sangiovese con il quale produrre il mio vino.”
Negli statuti di Predappio del 1383 c’erano leggi sulla gestione delle vigne, le potature, le raccolte, i bandi di vendemmia e gli obblighi sulla commercializzazione: una terra votata al vino. Così, Chiara ha acquistato quattro ettari di terra già coltivati a Sangiovese che i proprietari stavano dismettendo, gettando le basi per la sua cantina. I vini che oggi produce sono due, il Predappio classico, ottenuto con uve provenienti da tre terreni diversi per tipologia e altitudine, e Lucciole, un cru. “In azienda – sottolinea – faccio tutto io. La cantina è nata nel 2015 e, anno dopo anno, ho cercato di migliorare il prodotto e me stessa, di allargare le mie conoscenze della materia: mi sono anche iscritta alla facoltà di Enologia ma non ho tempo nemmeno di respirare e non riesco a studiare per gli ultimi pochi esami che mi mancano!”
Grazie a Chiara e ad altri ragazzi che stanno facendo rivivere Predappio, la produzione vinicola sta crescendo. Dalla Cantina Condello escono 30.000 bottiglie l’anno distribuite in Italia e in 30 paesi, fatto che ha aiutato l’azienda a proteggersi dal devastante impatto che il Covid ha avuto sul mercato italiano.
Soddisfatta? “Assolutamente no: c’è tanto ancora da fare.”
“Inserirsi in un contesto contadino storico non è stato facile e la mia giovane età non mi ha aiutata. Adesso, lavoro a un percorso di crescita, a curare la terra e migliorare la vigna per esprimere il meglio che il Sangiovese può dare a Predappio.”