Spumantitalia, il bilancio della quinta edizione
Si è conclusa martedì scorso la quinta edizione del Festival Spumantitalia, l’evento di Bubble’s Italia dedicato alle bollicine italiane nato nel 2019 da un’idea di Andrea Zanfi. La manifestazione si è riproposta anche quest’anno come momento di scambio culturale, unico nel suo genere, grazie al ricco calendario di incontri che hanno animato il Festival durante le due giornate di lavoro al Centro Congressi PalaVela di Riva del Garda.
Produttori provenienti da tutta Italia e personaggi di spicco del mondo del vino italiano hanno accompagnato i partecipanti in un viaggio alla scoperta della spumantistica nazionale, tra talk show di approfondimento su passato, presente e futuro delle bollicine nostrane e masterclass dedicate ai territori e ai metodi di produzione, con un’attenzione particolare ai vitigni autoctoni.
A fare da contorno agli incontri al PalaVela, due serate con banchi d’assaggio enogastronomici, show cooking e musica dal vivo, ospitate nella suggestiva location di Spiaggia Olivi, che sono state occasione per brindisi con i produttori e degustazioni particolari, come quella dedicata ai “Dormienti”, spumanti con decine di anni di invecchiamento. Nella serata di inaugurazione della kermesse sono stati anche consegnati i premi agli “Ambasciatori del brindisi italiano“.
Al termine del Festival, che ha visto la partecipazione di oscarwine come media partner ufficiale, abbiamo chiesto all’ideatore dell’evento Andrea Zanfi di tracciare un bilancio di questa quinta edizione: “Devo dire che nonostante il clima avverso, è stato secondo me un successo. Abbiamo riscontrato piena disponibilità da parte delle aziende, che hanno compreso il senso di questo momento di grande confronto, in cui tematiche di carattere culturale come quelle affrontate nei talk si sono sposate con la complessità delle proposte delle degustazioni. Un palinsesto di questo genere non è facile da trovare, con 11 masterclass in due giorni e più di 130 vini in degustazione: è un risultato di grande quantità. È una gratificazione per le aziende aver avuto una così forte presenza di giornalisti, addetti ai lavori, enologi provenienti da tutta Italia, che hanno fatto la differenza. Se guardiamo l’aspetto del pubblico, poteva esserci sicuramente un’affluenza maggiore, ma non possiamo piangerci addosso più di tanto. Al termine dell’evento le persone sono venute ad abbracciarmi, a dirmi grazie e a darmi appuntamento al prossimo anno. Questa per me è una soddisfazione più grande rispetto alla delusione della mancanza di pubblico. Purtroppo non dipendono da noi il clima e il fatto che il Trentino non abbia risposto come ci saremmo aspettati.”
Spumantitalia sembra essere a un bivio tra la scelta di continuare su una strada di successo, cioè l’alto livello dei contenuti, oppure cercare in qualche modo di aumentare il coinvolgimento del pubblico…
“Da parte mia ho già deciso: la strada da percorrere è quella di un ulteriore innalzamento della qualità, dell’aspetto tecnico, conoscitivo e cognitivo del mondo spumantistico per gli addetti ai lavori. L’offerta delle masterclass sarà ancora più ampia, ma la qualità si deve pagare e questo vale anche per il pubblico. Se il mercato Ho.Re.Ca. preferisce andare ad altri eventi più generalisti come Vinitaly, nonostante qui ci fossero 280 etichette in degustazione, c’è poco che possiamo fare. Abbiamo ricevuto più di 300 richieste di biglietti omaggio, ma poi le persone non si sono presentate. Questa è la realtà dei fatti e dobbiamo prenderne atto. Evidentemente siamo più forti su altri aspetti.”
Chiudiamo con una nota positiva: qual è stata la sorpresa di questa edizione?
“La sorpresa di quest’anno è stata senza dubbio la Sicilia, oltre alla conferma di consorzi come l’Oltrepò, l’Asti, il Sannio. Altra nota positiva, la presenza del Prosecco Valdobbiadene nelle masterclass, con la promessa che il prossimo anno avremo la partecipazione anche del Prosecco Doc: il direttore è venuto a vedere come ci muoviamo ed è rimasto entusiasta dell’organizzazione. Mi hanno chiesto di portare Spumantitalia in Sicilia, Cotarella spinge perchè venga fatta a Roma…tutti ci tirano per la giacchetta, e questo è sicuramente un segnale positivo.”
Abbiamo raccolto anche le impressioni di Sissi Baratella, coordinatrice delle masterclass di Spumantitalia: “Ancora una volta ci si è concentrati molto sulla realizzazione delle masterclass, con un’ampia proposta dal Nord al Sud Italia. Ce n’è per tutti i gusti: dalla longevità, eleganza, complessità dei metodi classici fino ai metodi italiani che invece sono l’espressione del frutto e dei vitigni autoctoni, caratterizzati da piacevolezza, immediatezza e morbidezza. La marcia in più di Spumantitalia è che durante le degustazioni ci si può confrontare con esperti e con tecnici del settore, capendo realmente cosa c’è dietro le quinte, analizzando il vino per come è stato concepito e pensato. E anche se è stato un risultato di successo o se magari si è sbagliato qualcosa.”
Quali sono state le novità più importanti e le curiosità di quest’anno?
“Abbiamo avuto ad esempio una masterclass dedicata al Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene DOCG ed anche qualche Prosecco DOC in degustazione. Quello che è emerso di molto curioso a mio avviso, è che sono vini estremamente moderni nella concezione, legati all’attualità e a ciò che sta succedendo a livello internazionale. Quindi low alcol e basso contenuto calorico, perché sono sempre di più i prodotti con dosaggi zuccherini vicini allo zero, che possono anche essere più facilmente inseriti in regimi alimentari controllati. Sarà secondo me un elemento di grande rilievo nel prossimo futuro e ce ne accorgeremo meglio quando si inizieranno a pubblicare i valori nutrizionali del vino, come impongono le nuove normative. Altro aspetto importante che è emerso in questi giorni è che la Sicilia ha un ruolo sempre più importante, così come il Sannio, che sta trovando un’identità forte. Sono territori che una volta non erano conosciuti per queste tipologie di vini e che invece adesso stanno avendo sempre più personalità e più peso anche a livello di mercato.”
Si è evidenziata anche una forte presenza dei vitigni autoctoni…
“Fermi restando i capisaldi della spumantistica italiana per il metodo classico, quindi Pinot Nero e Chardonnay, stanno emergendo proprio i vitigni autoctoni, anche con forti richiami alle uve tradizionali, per cui magari uve a bacca rossa vinificate in rosato molto scariche di colore. È interessante che si stiano riscoprendo vecchi vitigni considerati un tempo improbabili, come l’Aglianico, che nessuno immaginava spumantizzato mentre oggi scopriamo che coltivato in altitudine diventa un’ottima base spumante per un metodo classico rosè. Stesso discorso per la Molinara, un’uva veneta che fino a poco tempo fa faceva parte dei disciplinari di produzione della Valpolicella, ed è stata tolta perché non capita, non apprezzata, troppo difficile da gestire, e adesso diventa invece interessantissima da spumantizzare. Diciamo che è un po’ una rivincita per quelli che erano stati messi da parte.”
Photo credits: Stefano Demarie – Bearinglasses