Sbarbatelle, 50 produttrici e i loro vini a Roma
Sbarbatelle a Roma ci ha convinti, a partire dal parcheggio auto trovato senza difficoltà, una notizia anche questa. L’evento nato da un’idea di Paolo Poncino, responsabile di Ais Asti, completamente dedicato al vino al femminile ha animato l’ultima domenica romana con ben 50 aziende e altrettante produttrici che hanno raccontato le loro cantine agli amanti del vino capitolini, mettendo in degustazione i loro prodotti migliori.
Partiamo da questo punto. Non è sempre scontato che a un evento i produttori portino le loro bottiglie migliori, ma domenica è successo. Impossibile parlare di tutte le realtà presenti, per questo ci soffermeremo su quelle che, tra le varie degustazioni fatte, ci hanno convinto maggiormente.
Iniziamo con una chicca, Rezeno 2021, Aleatico Passito IGT di Poggio al Grillo, un vino non eccessivamente alcolico, piacevole, non invadente ma avvolgente con una componente zuccherina assolutamente equilibrata. Appena ottocento le bottiglie prodotte dall’azienda di Castagneto Carducci, una realtà giovane della quale segnaliamo anche il Corvallo 2021, 80% Petit Manseng e 20% Trebbiano e Malvasia Bianca Lunga. Le caratteristiche del vitigno francese si ritrovano tutte, compresa una bella acidità che qualche altro mese in bottiglia dovrebbe stemperare in modo da arrivare a una bevibilità ottimale.
Spostiamoci in Piemonte e parliamo dell’Albarossa ‘1491’ 2017 Monferrato DOC prodotta da Castello di Uviglie. Il vitigno a bacca rossa nato nel 1938 grazie a Giovanni Dalmasso – incrociò chatus (prima che qualcuno dica nebbiolo di Dronero, promettiamo di tornare sul tema) e barbera – viene ancora oggi coltivato e usato per produrre vino: è la dimostrazione che, quando si parla di Piemonte, non bisogna fossilizzarsi solo sui rossi blasonati del territorio. Provare per credere.
Visto che abbiamo consigliato di non fermarsi solo ai grandi rossi, parliamo di un autoctono bianco sempre del Piemonte: l’Erbaluce di Caluso. Abbiamo degustato Sūrya e Jyothi 2022, due giovincelli prodotti da L’Erm di Aimino Jyothi, entrambi con un notevole potenziale di crescita.
Rimaniamo su un bianco, un classico regionale: il Moscato d’Asti Maddalena di Adriano Marco e Vittorio. Facile parlare dei noti rossi della cantina del compianto Vittorio Adriano, quindi perché non scrivere di una classica espressione a bacca bianca del territorio? Cancellate i vostri ricordi dei vecchi Moscato d’Asti da scaffale e non storcete il naso davanti al tappo a vite; questo vino DOCG ha poco zucchero, un bel naso e un’ottima acidità, l’ideale per accompagnare delle crostate senza coprirne il gusto.
Piacevole sorpresa l’incontro con Gaia Bosco di Bosco Pierangelo che ci ha offerto due vini Nebbiolo con un naso che si distacca classici riconoscimenti olfattivi, una sorpresa della quale non vi spoileriamo niente e che vi invitiamo a degustare.
Allontaniamoci anche territorialmente a andiamo a Casale Valsenio, una delle due anime di Tenuta Tozzi (l’altra è in zona Etna), dove si coltivano Chardonnay, Manzoni Bianco, Pinot Nero, Merlot, Sangiovese ma soprattutto l’autoctona Albana. L’Albana Secco Tantalilli non è un vino semplice; ha una buona complessità olfattiva accompagnata da sapidità e acidità. Ottimo anche come aperitivo.
Appurata la bontà dei prodotti, a Sbarbatelle va riconosciuto il merito di aver messo assieme ben cinquanta produttrici. Uno spaccato imprenditoriale di settore importante, che dimostra come la presenza femminile nel vino cresca di anno in anno e che bisognerebbe sottolineare aspetti come studio, lavoro e merito e non continuare a parlare di “quote rosa”.