Quattro tenute imperdibili della Côte Chalonnaise

Nel capitolo della settimana scorsa abbiamo analizzato le espressioni stilistiche dei vini di Bouzeron e Givry, degustando tre etichette rappresentative delle locali varietà Aligoté, Chardonnay e Pinot Noir. In questa seconda parte completiamo il quadro delle denominazioni comunali recandoci a visitare quattro tenute imperdibili di Rully, Mercurey e del borgo medievale di Buxy, intorno al quale si snoda la AOC Montagny.

Domaine Michel Briday – Rully

Da quarant’anni questa cantina, attualmente gestita da Stéphane e Sandrine Briday, è un punto di riferimento a Rully, il comune forse più rinomato dell’intera Côte Chalonnaise per l’attiguità e la relativa affinità territoriale con la Côte d’Or. Gli appezzamenti di proprietà sono gradualmente cresciuti a circa 14 ettari, estendendosi anche ai vicini comuni di Mercurey e Bouzeron.

Tante le etichette della gamma aziendale, dagli immancabili Crémant de Bourgogne alle tre denominazioni comunali che annoverano ben quattro Premier Crus da leccarsi letteralmente i baffi. Il Mercurey Clos Marcilly è un classico pinot noir giocato sugli aromi di frutti di bosco e caffè appena tostato, mentre il Rully Champ Cloux denota una maggiore complessità con un ricco bouquet che spazia dalle note floreali alle spezie orientali.

Sul fronte dei bianchi, sia il Rully Gresigny che il Rully La Pulcelle colpiscono per la spiccata mineralità, impreziosita da bilanciati sentori di miele, cedro, mela gialla e liquirizia. La denominazione Rully svetta anche nelle ‘appellations villages’, con un sontuoso Clos de Remenot bianco sugli scudi.

P. et M. Jacqueson – Rully

MARIE JACQUESON

La rivoluzione industriale, la terribile calamità della filossera a fine Ottocento e la decimazione di molti viticoltori nel corso della Prima Guerra Mondiale provocarono il quasi totale abbandono delle vigne di questo territorio. Henri Jacqueson fu uno dei pionieri della rinascita di Rully e da sagace precursore iniziò a imbottigliare nel 1946, anno di fondazione della tenuta. Grazie alla progressiva acquisizione di selezionate parcelle in tutto il circondario, oggi i nipoti Marie e Pierre dispongono di 18 ettari di terreno vitato che consente all’azienda di produrre altrettante etichette, equamente ripartite tra bianchi e rossi e tutte dal personale tratto “gourmand”.

Tra i primi spicca la formidabile batteria dei Rully con ben quattro cuvées Premier CruGrésigny, Margotés, Raclot e la più rappresentativa La Pucelle – che incantano per spessore e complessità, spaziando aromaticamente dai fiori di campo alla frutta bianca fino alle sapide note finali di gesso e pietra focaia. Una nota di merito se la guadagnano anche le due espressioni di Aligoté in purezza, tra le quali il Bouzeron Les Cordères esalta l’agrumata fragranza e la fruttata mineralità delle uve provenienti da una vecchia vigna piantata nel 1937.

L’anima “rossista” della tenuta affonda le radici nella dichiarata predilezione da parte del padre Paul per il Pinot Noir, tant’è vero che la fama aziendale decollò negli anni Settanta proprio grazie al Rully Premier Cru Cloux che resta tutt’oggi il cavallo di battaglia aziendale: caldo ed equilibrato, si snoda tra eleganti sentori di piccoli frutti neri, liquirizia e cioccolato, impreziositi dalle note speziate e balsamiche della lunga e mentolata chiusura.

A questa storica selezione si è affiancata negli anni una nutrita gamma di Mercurey che attualmente annovera due Villages e tre Premier Crus (Les Champs Martin, Les Naugues e Les Velley). Più strutturati e mascolini rispetto al Rully, si caratterizzano per il profondo colore rubino intenso e gli eleganti profumi di violetta, fragola, lampone e polvere da sparo che sottolineano i carnosi sapori di ciliegia nera e susina. Una vera chicca da non perdere è, infine, il Bourgogne Passetoutgrain: realizzato con paritetico assemblaggio di uve Pinot Noir e Gamay provenienti da vigne molto vecchie, avvolge dinamicamente il palato con la fresca leggiadria del sorso snello e poco tannico, emblematico della tipologia.

Domaine de Suremain – Mercurey

 La famiglia de Suremain coltiva la vite a Mercurey da ben sette generazioni, ognuna delle quali ha saputo apportare il proprio contributo al progressivo perfezionamento delle tecniche produttive, dei metodi di vinificazione e del successivo affinamento in cantina. La tenuta nasce nel 1870 quando Charles de Suremain riunisce le molteplici fattorie di proprietà nello Château de Bourgneuf, intorno al quale inizia a svilupparsi il villaggio che verrà battezzato con il nome attuale nel 1923 dal figlio Eduard insieme a un manipolo di amici locali. Orgogliosi delle proprie origini e della propria storia, i successori continueranno a dedicare energie e investimenti alla neonata denominazione vinicola, rinunciando a espandere il loro raggio d’azione in quelle limitrofe.

L’attuale portafoglio aziendale annovera sette cuvée Mercurey, di cui ben sei Premier Crus, che si distinguono caratterialmente l’una dall’altra per i differenti suoli degli appezzamenti prevalentemente coltivati a Pinot Noir. Il calcare bianco accentua gli aromi femminili di lampone e ribes rosso del Les Crêts, il rossiccio terreno argillo-calcareo de Les Croichots imprime croccanti sapori di ciliegia all’omonima selezione, mentre il manto granulare del celebre Clos L’Évêque regala al naso un equilibrato bouquet di violetta e frutti rossi di bosco.

CAVEAU DIVIN

La Bondue, da una magnifica parcella a metà costone in cui il suolo argillo-calcareo poggia direttamente sulla roccia madre, si connota per la singolare nota selvatica che richiama le piccole bacche nere e introduce l’austero En Sazenay, un vino robusto e speziato dal prorompente sentore di mirtillo. Il terreno argilloso inframmezzato da marne blu di quest’ultimo climat risulta ideale anche per l’allevamento dello Chardonnay, dalle cui uve la tenuta ricava una cremosa cuvée che sfodera eleganti profumi di mandorla, miele d’acacia e pietra focaia.

Il giovane Loïc ha recentemente assunto la carica di Presidente dell’Union des Producteurs de Mercurey con sede nel centralissimo Caveau Divin, un attrezzato negozio aperto al pubblico che offre la possibilità di assaggiare etichette di oltre quaranta viticoltori locali e di acquistarle ai prezzi di cantina.

Les Vignerons de Buxy – Buxy

Fondata nel 1931, la cantina cooperativa dei viticoltori associati di Buxy riunisce 120 piccoli produttori dell’immediato circondario con l’obiettivo di realizzare vini di qualità attraverso investimenti mirati nel campo delle risorse umane, dell’innovazione e della sostenibilità ambientale. Nel 2019 è stato inaugurato il nuovo moderno spazio espositivo con ampio e attrezzato banco d’assaggio della vasta collezione di circa 40 etichette che spaziano su ben cinque denominazioni comunali e altrettante regionali, principalmente legate alla Côte Chalonnaise con qualche sporadica digressione nel Mâconnais e nella Côte de Beaune meridionale.

L’emporio prende il nome dalla collezione Millebuis che rappresenta la pregiata gamma delle selezioni parcellari, una riuscito compromesso dall’encomiabile rapporto qualità/prezzo tra le più semplici bottiglie della storica collezione Buissonier e la manciata di cuvées mono-parcellari a produzione limitata delle migliori tenute aziendali. Che sia una delle migliori cantine cooperative d’oltralpe, se non la migliore in assoluto, lo testimonia la stima incondizionata dell’esperto giornalista francese Michel Bettane che ogni anno attribuisce punteggi rilevanti ai loro vini.

I bianchi di punta provengono dalla locale denominazione Montagny con quattro luminose cuvées – Buissonier, Millebuis Clos de Courbeau e i due Premier Crus Les Croeres e Vigne du Soleil – che rivelano una formidabile complessità aromatica e una raffinata delicatezza gustativa. Sul versante del Pinot Noir svettano invece il sottile Givry Millebuis Premier Cru Clos Jus e il più spalluto Mercurey Millebuis Premier Cru, due versioni che sintetizzano le più nobili peculiarità del vitigno con i piccoli frutti rossi in bella evidenza nella prima e quelli neri nella seconda. Una menzione speciale se la guadagnano infine un po’ tutte le etichette meno blasonate: pulite, precise e accattivanti, annoverano un golosissimo Bourgogne Côte Chalonnaise Pinot Noir che entusiasma per dolcezza del frutto e levigatura dei tannini, invogliando letteralmente a scolarne un bicchiere dopo l’altro.

In abbinamento alla degustazione, l’intraprendente responsabile dell’ufficio Enoturismo e Comunicazione – Caroline Torland – organizza escursioni a piedi e in bicicletta tra i vigneti, visite di gruppo alle principali attrazioni turistiche e simpatici aperitivi a tema che coinvolgono sia grandi che piccini.

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