Osservatorio: il consumo di vino per generazioni
È stato presentato a Verona, nell’ambito del Vinitaly, l’Osservatorio del mondo agricolo Enpaia-Censis “Il consumo di vino per generazioni. Analogie e differenze dei modelli di consumo per età”. Lo studio fotografa l’evoluzione nel tempo del rapporto degli italiani con il vino, un prodotto che li accompagna nel ciclo di vita come presenza permanente degli stili di consumo.
Come si evince dall’Osservatorio, il consumo responsabile è una componente costitutiva del modello italiano di rapporto con il vino ed è, allo stesso tempo, un consumo transgenerazionale che coinvolge quote maggioritarie di persone di ogni classe di età. In venti anni si registra un aumento della quota di consumatori tra 18 e 34 anni e una riduzione di quelle tra 35-64enni e longevi con almeno 65 anni. Per i giovani il vino è veicolo di relazionalità e convivialità. Per gli adulti è sia veicolo di relazionalità che presenza nel quotidiano dei pasti, mentre il 79,1% degli anziani lo consuma durante i pasti.
Il 96,5% degli italiani preferisce il vino italiano, quota che resta alta trasversalmente alle generazioni e l’83,1% dei consumatori predilige vini Dop e Igp. Per il 96,2% degli italiani il vino italiano rappresenta la qualità. Il 93,8% pensa che si può educare a bere vino con moderazione e responsabilità. Non sorprende che il 75,3% degli italiani è contrario alle iniziative che demonizzano il vino, addirittura nelle etichette. L’87,9% degli italiani apprezza molto le variazioni territoriali dei vini italiani. Più dell’80% degli italiani pensa che il cambiamento climatico modificherà anche i tipi di vino disponibili, ma è alta la fiducia degli italiani nella capacità delle imprese del settore di affrontare la sfida del cambiamento climatico e quella della sostenibilità.
Le aziende agricole con coltivazione di vite erano 388.881 nel 2010 e sono diventate 255.514 nel 2020, con una riduzione di oltre il 34%. La superficie coltivata si è invece ridotta di solo il 5%, con un balzo del 44% degli ettari per azienda. In sintesi: meno aziende, significativamente più ampie.
Le imprese industriali impegnate nella produzione di vino sono anch’esse diminuite del 3% rispetto al 2012 e nel 2021 erano 1.775, mentre gli addetti sono aumentati di quasi 4 mila unità, con +22,6%. I prezzi del vino sono aumentati del +6,2% tra 2021 e 2023, ma al contempo hanno dovuto assorbire incrementi con crescita dei prezzi a doppia cifra; il +52,4% per l’energia, il +50,4% per concimi e ammendanti, il 28,6% per le sementi e il 22,3% per gli antiparassitari. Incrementi significativi anche se non a doppia cifra si registrano poi con l’8,9% per la manutenzione e riparazione macchine, e il 5,9% per la manutenzione e riparazione fabbricati rurali.
Secondo Gian Marco Centinaio, Vicepresidente del Senato: “Ancora una volta i consumatori, anche i giovani, scelgono il top dell’offerta, il prodotto italiano è di qualità, rappresenta i territori e l’artigianalità. L’enoturismo sta diventando sempre più un fenomeno molto diffuso nel nostro Paese, con conseguente rilancio positivo del territorio, del turismo anche straniero e dei nostri prodotti. In tal senso, la politica deve aiutare ad accompagnare questo sviluppo culturale senza demonizzare il prodotto. Il vino non è una bevanda, ma un alimento che deve essere considerato sano, in quanto non fa male alla salute, se consumato moderatamente”.
Per Giorgio Piazza, Presidente della Fondazione Enpaia: “Dall’Osservatorio Enpaia-Censis sul consumo di vino per generazioni, presentato al Vinitaly, emerge un elemento positivo, che è quello di un aumento del 5% dei giovani che bevono in modo consapevole vino, collegandolo indissolubilmente alla relazionalità e alla convivialità, tenendo conto della qualità e dell’indicazione geografica di provenienza; si tratta cioè di un consumo consapevole, responsabile e informato. Gli adulti bevono vino in una modalità diversa, a pranzo e a cena, legandolo quindi a una convivialità più tradizionale. Si tratta comunque di un consumo transgenerazionale che mette in evidenza come il vino sia un prodotto che accompagna intimamente lo stile di vita degli italiani”.
Per Sara Lena, Ricercatrice del Censis: “Il consumo del vino ha carattere transgenerazionale proprio perché capace di seguire l’evoluzione delle abitudini delle persone nel ciclo di vita. Dall’Osservatorio emergono alcune analogie e diversità nel rapporto degli italiani con il vino rispetto alle diverse generazioni. La prima analogia è che vince il primato della qualità garantita dall’italianità, che resta anche al tempo dell’inflazione. Inoltre, è fondamentale l’aspetto culturale perché i consumatori associano al vino valori materiali e immateriali, nel quale vince un modello di fruizione consapevole fatto di moderazione e responsabilità. Tra le diversità emergono, invece, delle specificità generazionali: i giovani prediligono i bianchi, gli adulti e gli anziani i rossi”.