Michele Zanardo: il Prosecco e la genesi del rosé
Il Prosecco è il vino del momento – un momento che dura da 10 anni a dirla tutta – ha trainato i prodotti italiani all’estero e, nei prossimi mesi, si presenterà al pubblico in una nuova veste rosé, naturale completamento di un lungo percorso. I produttori veneti hanno finalmente ottenuto la modifica del disciplinare del Prosecco con l’introduzione del “Prosecco spumante rosé millesimato”, una bollicina che, con un potenziale di 20 milioni di bottiglie, è pronta a invadere i mercati italiano ed estero (negli Usa il giro d’affare dei rosati vale 500 milioni di dollari).
Oscarwine ha incontrato Michele Zanardo, presidente del Comitato Nazionale per i vini Dop e Igp, per parlare di questa storica ‘riforma’.
Presidente, il Prosecco rosé è un traguardo strategico per le cantine venete.
“E’ il completamento di una gamma di prodotti. Negli anni passati, nell’area della DOC, si erano ‘affacciati’ degli spumanti rosati, prodotti con la base Glera e Pinot Nero, che, per motivi di disciplinare, non potevano essere chiamati Prosecco. Ovviamente erano una risposta incompleta a una domanda di mercato. Ora questo problema non esiste più.”
Quanto tempo ci vorrà per completare l’iter Gazzetta Ufficiale e Decreto Ministeriale in Italia e, dopo, pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, percorso obbligato per far partire la produzione?
“Fare una previsione precisa non è possibile: tra tempi di pubblicazione, del parere rilasciato dal comitato, eventuali osservazioni, l’emanazione del Decreto Ministeriale di modifica del disciplinare e l’ufficializzazione finale della UE, i passaggi da fare saranno diversi e ci vorrà ancora qualche mese. Ci auguriamo comunque che il procedimento si concluda rapidamente e senza intoppi.”
Riguardo questo rosé, alcuni parlano di mossa di mercato, altri di evoluzione naturale del Prosecco…
“Il mercato chiedeva questa tipologia da tempo. Il nuovo disciplinare permetterà al Prosecco di affiancarsi alle altre produzioni spumantistiche nazionali ed internazionali, che prevedono i rosé, avendo una carta in più da giocare, ma mantenendo la caratterizzazione varietale tipica di questo macro distretto spumantista che, per la produzione del metodo Martinotti, è il più importante al mondo”
Sui social qualcuno dice che nell’area del Prosecco non ci sia abbastanza Pinot Nero e parla di deroghe per acquistare altrove le uve. Se diventasse virale sarebbe una bella fake news.
“Ovviamente è una sciocchezza, il Pinot Nero deve provenire obbligatoriamente dalla zona DOC. Le uve ammesse alla produzione delle DOP devono essere coltivate nelle aree previste dal disciplinare, come da ovvie disposizioni comunitarie. Queste persone non sanno di cosa parlano, non possono esserci deroghe.”
Periodicamente si discute la possibilità di distinguere Conegliano Valdobbiadene da Prosecco, eliminando il nome dalla DOCG.
“Le Colline del Valdobbiadene sono state riconosciute patrimonio dell’Unesco e sono sinonimo di qualità elevata. Oggi, vino e territorio sono fortemente associati ma, col tempo, è probabile che si farà più marcata la percezione della distinzione fra la DOCG e la DOC e quindi è probabile che la “cartolina” territoriale possa avere un incremento di riconoscibilità rispetto al nome Prosecco coltivato in quell’area.”
Rosé a parte, molti dimenticano che, negli ultimi anni, la Docg è stata dinamica, inserendo in etichetta le “Unità Geografiche Aggiuntive” , promuovendo il metodo “Sui lieviti”, e introducendo la tipologia “Extra Brut”
“Le Unità Geografiche sono state uno strumento per specializzare ancora di più le produzioni collinari. Recentemente c’è stata una ridefinizione della tipologia ‘Rive’ con l’inserimento dei nomi di alcune frazioni e località dei Comuni di appartenenza, mantenendo però la mappatura iniziale risalente al 2009. L’Extra Brut è andato incontro ai gusti dei consumatori, che sempre più apprezzano le riduzioni di zucchero residuo, mentre la tipologia “Sui lieviti” ha consolidato la grande tradizione dell’area nella produzione dei frizzanti rifermentati in bottiglia, portandoli nella famiglia degli spumanti, specializzandola ancora di più. Tutte azioni quindi che hanno marcato ancora di più la qualità e la storia di questo prodotto.”
Il successo del Prosecco all’estero è dovuto al prezzo o a una serie di fortunate coincidenze?
“E’ un vino di pronta beva che incontra il gusto dei giovani, ideale anche per le feste, i brindisi, gli aperitivi: è sinonimo di convivialità, allegria. La sua qualità media si è consolidata nel tempo su un livello più che buono. Queste caratteristiche, unite al prezzo, non proibitivo, hanno fatto la sua fortuna.”
Il mercato dei falsi prodotti enogastromici italiani ha toccato quota 100 miliardi e il Prosecco vanta moltissime imitazioni. Il Prosecco rosè era venduto ancora prima dell’approvazione del nuovo disciplinare.
“Diciamo che era venduto un falso Prosecco Rosé e su questo punto, come sul resto delle imitazioni, le azioni del “Sistema Prosecco” (associazione fra i tre Consorzi produttori di Prosecco) sono sempre state tempestive e puntuali. Nel tempo è stato registrato il marchio in più stati fuori dall’Unione Europea e vengono verificate puntualmente le segnalazioni sia dei produttori che dei consumatori con la finalità di fermare il mercato illegale. Questi fenomeni si combattono, a mio avviso, anche con una comunicazione a tappeto: bisogna raccontare alla gente cosa sia davvero il Prosecco, spiegarne la qualità e la sua origine, di modo che chi compra il prodotto sia a conoscenza della qualità dell’acquisto.”