Lisini e Montalcino, un amore sbocciato nel 1600
L’Azienda Agraria Lisini si trova a 8 Km dal Comune di Montalcino e a 1 km dalla frazione di Sant’Angelo in Colle.
Questa fredda indicazione in stile Google Maps ci segnala l’ubicazione di una delle più antiche e interessanti realtà del Brunello di Montalcino, dove la famiglia Lisini è presente dal 1600.
“Quattro secoli fa – spiega Ludovica Lisini, manager dell’azienda, gestita con i cugini e soci Carlo e Lorenzo – la famiglia della mia trisnonna Francesca, i Clementi, era composta da militari che, stabilitisi in Toscana, diventarono imprenditori cominciando a fare commerci con il Granducato, vendendo i prodotti della terra e il bestiame e ricoprendo anche cariche governative.”
Ludovica ti appassiona con un racconto catartico della sua famiglia che si snoda in parallelo a quello della cantina, le immagini di quattrocento anni di vita e vigneti sembrano scorrerti davanti: “Inizialmente, ai tempi del bisnonno Alessandro, direttore degli archivi di Siena e Venezia e sindaco di Siena, l’attività non era strutturata per produrre vino, lo facevamo per berlo e vendevamo ad altri l’uva che non usavamo.”
Gli interessi familiari erano dunque orientati verso attività professionali, come la legge e la politica e meno verso la campagna, comunque sempre curata e tenuta in grande considerazione.
“La svolta si ebbe con mio nonno Lodovico che aveva più passione dei suoi predecessori ma il salto di qualità fu con sua figlia, mia zia Elina, sorella di mio padre Alessandro.”
La signora Elina non ebbe discendenza, i suoi figli furono i vigneti, il suo lascito il primo Brunello di Montalcino della famiglia Lisini e la fondazione del Consorzio nel 1967: “Con lei è iniziata l’era moderna della cantina.”
Tuttavia, la cantina Lisini ha nascosto per anni un segreto nei suoi “sotterranei”. Durante la guerra, i tedeschi fecero il loro quartier generale proprio a casa Lisini, a Sant’angelo in Colle, saccheggiando questa e molte altre aziende della zona: “Da piccola mi avevano raccontato questa storia e che il vino prodotto in quel periodo era sparito: giravano alcuni racconti al confine con la leggenda su quella produzione. Poi, qualche anno fa, scoprimmo che dietro una parete era nascosto un piccolo tesoro di bottiglie degli anni ’40. Fu un’emozione incredibile. Non ne stapperei mai una, non tanto perché penso non siano più buone quanto per il valore affettivo. Sono un altro tassello della nostra storia.”
Una stanza segreta, ragnatele, etichette impolverate scritte a mano in bella calligrafia come si usava una volta. Si potrebbe pensare che questo sia un tesoro ma la vera ricchezza di questa famiglia è la terra. Negli anni, i Lisini sono passati da 14 a 25 ettari coltivati, tutti di loro proprietà e tutti all’interno dell’azienda, nessuno si trova in un’altra zona. Con la terra sono cresciute anche le referenze: da due, un rosso e un brunello, a cinque: “Produciamo anche un Igt e altre due riserve, oltre a due grappe e l’olio. Il nostro top di gamma è l’Ugolaia che nasce nella nostra zona migliore, un tempo bagnata dal mare e benedetta anche dalla presenza di roccia vulcanica, probabilmente ‘sparata’ fin qui dal vicino monte Amiata.”
L’area dove sorge l’azienda, infatti, non solo si trova a sud di Montalcino – dove sussurrano i venti caldi che arrivano dalla Maremma – con esposizione a mezzogiorno e una straordinaria escursione termica: un tempo era sommersa dalle acque (numerosi i fossili trovati nel tempo) che, ritirandosi, hanno lasciato un terreno ricco che, con le sue sostanze, impreziosisce il Sangiovese.
Ludovica su questo argomento ci tiene a precisare alcuni punti: “Nessun vino è facile da produrre, in particolare uno che nasce da un vitigno in purezza. Attorno alla nostra cantina abbiamo creato una squadra di persone davvero in gamba che conoscono la terra, la posizione dei vigneti, la loro storia, la chimica del vino. È professionalità che realizza una filosofia di cantina, fa nascere un vino elegante in linea con la storia del Brunello di Montalcino.” “Non ci siamo mai piegati – aggiunge orgogliosa – a logiche di mercato che volevano un prodotto muscoloso, potente. Ci siamo invece adattati a madre natura, facendo vini che erano una risposta alle annate, al clima, all’uva che vendemmiavamo. Nessun artificio. Il Sangiovese ti dà tanto di suo e poi questa terra e i venti della Maremma fanno il resto.”
La provoco sul discusso uso della barrique: “Non ce ne è bisogno. Non le abbiamo mai usate anche se in tanti ce le hanno consigliate, decantandone le lodi: preferiamo la botte grande.”
A proposito di scelte, non sempre possiamo agire come vorremmo e a Montalcino le cantine sono state costrette a scelte obbligate in tre annate disastrose per il clima: 2002, 2014 e 2017.
“Nel 2002 producemmo solo il Rosso di Montalcino – ricorda Ludovica – Il 2014 è stato un anno difficile; mentre altri si affrettavano a vendemmiare, noi abbiamo atteso vincendo una scommessa: la qualità delle uve raccolte si sente nel vino. La 2017, invece, aspetto ad avere il vino imbottigliato per parlarne. Non mi esprimo mai prima del tempo. Recentemente, abbiamo organizzato una verticale che è arrivata agli anni ’70. Ci sono annate che, col tempo, hanno regalato un Brunello insospettabile per quelle che erano le premesse. Se l’annata è il vestito, allora confermo che non bisogna giudicare dall’abito. In questo caso dall’etichetta.”
Il 2020 sarà etichettato come l’anno del Covid ma anche stavolta, la manager di casa Lisini non mostra titubanza: “Perché fasciarmi la testa ora, quando mancano ancora sei mesi alla fine dell’anno? E’ vero che la nuova annata si sovrapporrà alla vecchia ma dal 3 giugno ho registrato segnali di ripresa e gli importatori ci stanno chiamando. È chiaro che il blocco del canale Ho.Re.Ca. ha tagliato le gambe a molti, favorendo chi sta in GDO – e noi non siamo da grande distribuzione – ma dobbiamo pensare che il mercato sia stato solo ritardato e lavorare per superare il momento difficile. I segnali sono timidi ma positivi e noi possiamo puntare su un brand di qualità. Aspettiamo…”
Il nostro suggerimento, per chi ne avesse la possibilità, è di non aspettare e di organizzare una scappata a Montalcino, per scoprire l’azienda Lisini e tante altre belle realtà di un territorio straordinario. Noi italiani ci vantiamo sempre di vivere nella terra più bella del mondo; allora, visitiamola, viviamola e brindiamo alla sua ripresa dalla crisi del coronavirus. Magari con un Brunello…