L’austerità dei vigneti pontifici
Continua il nostro viaggio attraverso la Côtes du Rhône. In questo secondo capitolo, Roberto Sironi ci racconta lo Châteauneuf-du-Pape.
Il territorio
Definito “il vino reale, imperiale e pontificio”, lo Châteauneuf-du-Pape vanta una storia gloriosa e secolare. Nel quattordicesimo secolo il papa di origine francese Giovanni XXII spostò la residenza pontificia ad Avignone e recuperò gli appezzamenti dei Templari a nord della città, incentivando una viticoltura di pregio e conferendo al nobile nettare ivi prodotto lo status di ‘vino del Papa’, con tanto di stemma araldico ancor oggi apposto in bel rilievo sul collo delle bottiglie (la tiara papale e le chiavi di San Pietro). La popolarità accrebbe con il successivo sviluppo del porto di Roquemaure, snodo fluviale di primo piano sul Rodano, e con la regolamentazione a fine ottocento dei tredici vitigni autorizzati e delle relative percentuali di assemblaggio.
Il territorio di Châteauneuf-du-Pape gode di due caratteristiche che lo rendono unico e senza dubbio il più vocato della Valle del Rodano meridionale alla produzione di vini austeri e adatti a lunghi invecchiamenti: il clima mediterraneo mitigato dal Mistral che rinfresca la notte e il particolare terreno pietroso di quarzo, sabbia e argilla, ricoperto da ciottoli di rocce sedimentarie, che trattiene il caldo diurno (effetto forno). Tra i vitigni a bacca rossa, la grenache gioca la parte del leone, integrata quasi sempre da syrah, mourvedre e piccole percentuali di cinsault; i vini bianchi nascono invece da sapienti assemblaggi di clairette, roussanne, grenache blanc e bourboulenc, con minime aggiunte di varietà minori come il picpoul e il picardan. Nota di colore: a dispetto di quanto avviene comunemente nel resto di Francia, i vini rossi precedono sempre i vini bianchi in ogni degustazione.
Cantine rappresentative
Clos des Papes – Châteauneuf-du-Pape
Paul Avril è stato a fine ottocento uno degli ideatori della ‘appellation’ e il pioniere della moderna viticoltura a Châteauneuf-du-Pape, fregiandosi di annoverare clienti come Presidenti della Repubblica francese della caratura di De Gaulle e Pompidou. Oggi il nipote Paul-Vincent gestisce la cantina preservando quello che può essere definito lo “stile classico” della denominazione, ma cercando di perfezionare i processi realizzativi con metodi biologici e innovative tecniche di affinamento. Tutte le uve dei suggestivi vigneti sparsi intorno al borgo, tra cui uno circondato da muretti che dà il nome all’azienda, confluiscono in due soli vini di assoluta finezza ed eleganza, la cui degustazione verticale è davvero emozionante: Châteauneuf-du-Pape blanc e Châteauneuf-du-Pape rouge. Quest’ultimo rappresenta il 90% della produzione totale e si caratterizza per il perfetto connubio di corposità e freschezza mentolata con sentori di lampone, pepe nero ed erbe mediterranee, a cui si aggiungono preziosi aromi di caffè e fichi secchi con l’invecchiamento. Anice, pera e fiori selvatici sono invece le prime sensazioni offerte dalla versione bianca che incanta in bocca per la vena agrumata e salina, indice di straordinarie potenzialità evolutive verso raffinate note balsamiche e minerali.
Château de Beaucastel – Courthézon
La famiglia Perrin gestisce dagli inizi del novecento questa fascinosa proprietà, immersa tra querce e olivi centenari, che affonda le proprie radici nel XVI secolo. La maggior parte dei curatissimi vigneti ad alberello, coltivati con agricoltura biodinamica già da oltre quarant’anni, è dislocata nel cuore della denominazione Châteauneuf-du-Pape e origina cinque differenti etichette di grande espressività, grazie alla combinazione di tutti i tredici vitigni previsti nel disciplinare. Il rosso, corposo e concentrato, regala nobili sentori di piccoli frutti neri e rinfrescanti erbe officinali che preludono a un finale lungo, speziato e balsamico; il fratello Les Sinards – da uve più giovani – presenta minore profondità, ma grande equilibrio e immediata piacevolezza. Il bianco Vieilles Vignes Cuvée Roussanne è la vera “chicca” della gamma, elegantissimo e di straordinaria struttura con un avvolgente bouquet di miele, cedro, fiori d’arancio, zafferano e pietra focaia, caratteristiche riscontrabili in misura più attenuata nell’austero base e nell’esuberante Les Sinards, anch’essi di pregevolissima fattura. A fianco di questi fuoriclasse, l’azienda produce anche un “gastronomico” rosé della denominazione Tavel e tre interessanti riserve di Côtes-du-Rhône (una rossa e due bianche), tra cui emerge il fruttato e minerale Coudoulet de Beaucastel blanc.
Domaine Charvin – Orange
Laurent Charvin è un giovane e simpatico vignaiolo indipendente che prosegue con entusiasmo e dedizione l’attività vitivinicola di famiglia, proprietaria fin dall’ottocento di piccoli appezzamenti nella campagna intorno a Orange e nell’area settentrionale della più antica denominazione di Francia. Agricoltura biologica, diradamento dei grappoli, vendemmie manuali e vinificazione naturale sono le linee guida alla base della realizzazione di due piccoli capolavori, capaci di formidabili invecchiamenti: lo Châteauneuf-du-Pape rosso (80% grenache, 10% syrah, 5% mourvèdre e vaccarèse) è fine e armonico, lungo e profondo, con mora, susina e ginepro in bella evidenza; la versione bianca, da un peculiare abbinamento di clairette e bourboulenc, si caratterizza invece per una vibrante acidità minerale e delicati profumi di pesca, scorza di limone e mela cotogna. La maturità e lo stile personale di questa piccola cantina emergono nitidamente anche nell’azzeccata batteria di Côtes-du-Rhône, forte di uno speziato rosé da tutto pasto, di un fruttato rosso con fresche note vegetali e di un vigoroso bianco dai puliti sentori di frutta bianca e agrumi.
Domaine Eddie Feraud – Châteauneuf-du-Pape
Yannick Feraud, figlio del fondatore di questa piccola tenuta, è un convinto sostenitore delle enormi potenzialità dell’uva grenache che sta pertanto prendendo predominio assoluto in tutti i vini prodotti a discapito del syrah, in progressiva fase di eliminazione dai vigneti di proprietà. Il più suggestivo e vocato di questi – Le Pointu – confina con i possedimenti del mitico Château Rayas e vanta un terreno di pietre di sabbia ricco di minerali fossili. Lo Châteauneuf-du-Pape rouge (80% grenache rouge, 15% mourvédre, 5% cinsault) è un vino fresco e pepato, con una bella trama di frutti rossi e le caratteristiche note balsamiche di macchia mediterranea. La Cuvée Raisins Bleus, da selezione di uve grenache delle vigne più vecchie, è morbida e maestosa: sostenuta da tannini setosi, sprigiona un interminabile bouquet di frutta fresca, liquirizia, ciliegie sotto spirito e spezie balsamiche. Prodotta in un numero limitato di esemplari, anche la versione bianca da grenache blanc in purezza sorprende per pulizia e complessità aromatica grazie agli intriganti sentori di pesca, ananas e fieno. In sintesi, tre grandi espressioni enologiche di questo territorio a prezzi oltretutto abbordabili.
Château La Nerthe – Châteauneuf-du-Pape
La Nerthe è un signorile castello cinquecentesco, nonché la più antica cantina della denominazione con tanto di primato pionieristico della prima produzione di vino in bottiglia nel 1776, innovazione che ha gradualmente soppiantato la commercializzazione in botti. Con oltre novanta ettari di vigneti di proprietà, molti dei quali già coltivati nel XII secolo, resta tutt’oggi il principale produttore di Châteauneuf-du-Pape e presenta una gamma di tre rossi e due bianchi, tutti ottenuti dai più classici assemblaggi locali. Il rosso base strizza l’occhio al mercato per delicata rotondità, facilità di beva e piacevolezza del bouquet di fragoline selvatiche, ciliegia, cannella e sottobosco. Decisamente più complesse e affascinanti le due cuvée, Les Cadettes e Les Clavelles, la prima elegante e potente, la seconda aromatica e luminosa con un tripudio finale di spezie e profumi di gariga. Lo Châteauneuf-du-Pape bianco, tagliente e minerale, colpisce invece per personalità e per i raffinati sentori di agrumi e latte di mandorla; la selezione Clos de Beauvenir amplifica i pregi del fratello minore, aggiungendo ‘nuances’ di pera e frutti tropicali, tipiche del prevalente vitigno roussanne. La collezione è completata da due freschi Côtes-du-Rhône Villages, bianco e rosso, entrambi intitolati Les Cassagnes de La Nerthe.
La grande bottiglia
Châteauneuf-du-Pape Château Rayas Réserve – Château Rayas
Da isolati terreni ricchi di sabbia esposti a nord particolarmente vocati all’allevamento dell’uva grenache, la famiglia Reynaud produce questa etichetta leggendaria, unica nel suo genere e nella denominazione stessa in virtù delle rese bassissime e dei lunghi affinamenti in botti quasi centenarie. Di colore rosso rubino tenue, sbalordisce per gli intensi profumi di petali di rosa, anice, piccoli frutti di bosco, ciliegia nera, liquirizia e cannella. In bocca è concentrato e setoso, fine e vibrante, leggermente affumicato nel lunghissimo finale che regala al palato un travolgente retrogusto di goudron e lavanda. (Il prezzo in enoteca varia tra 500 e 1.000 euro secondo il valore del millesimo).
Photo Credits: Roberto Sironi