Ippolito Ripe del Falco: scommessa vinta
Per la degustazione di oggi, oscarwine si inoltra in uno fra i più antichi luoghi del vino in Italia, la Calabria. Più precisamente nella zona di Crotone, dove ha sede la cantina Ippolito 1845, un nome storico dal quale, sulla carta, ci aspettiamo grandi emozioni.
Apriamo le danze con un vitigno decisamente raro: il Pecorello. Uva a bacca bianca autoctona, riscoperta proprio dalla famiglia Ippolito. Il vino, un 2020, è di un giallo paglierino brillante che invita alla bevuta. Al naso è intenso, si percepiscono subito profumi di mela e pesca, fiori bianchi e, alla fine, una mineralità che ritroviamo immediatamente al palato.
Al gusto spicca la freschezza del vino e una piacevole sapidità. A concludere ritornano gli stessi profumi dell’olfattiva, creando una buona armonia. Un vino di una certa complessità che si fa bere, ottimo anche da solo come aperitivo.
Continuiamo con la seconda bottiglia: il Cirò Rosato DOC Mabilia 2019. Un accattivante color cerasuolo ci intriga subito, così come i profumi che si percepiscono a distanza. Al naso si presenta molto intenso: una vellutata rosa, una fragola dolce e note di bosco.
Al palato è fresco, leggermente sapido con note minerali. Un vino rotondo, piacevolissimo, uno dei migliori rosè degustati nell’ultimo anno.
Passiamo ai rossi, con il Liber Pater 2019, un gaglioppo in purezza. È un rosso rubino limpido, non particolarmente intenso al naso ma con sentori decisi di frutta rossa, spezie, sottobosco e viola. Al palato i tannini sono molto presenti ma non decisi, piuttosto morbidi e piacevoli. Un vino da abbinamento con secondi di carne grassi. Piacevole, non molto complesso, buono per il suo prezzo.
Concludiamo con il Cirò riserva Ripe del Falco 2012. Il Ripe è un vino che riposa 10 anni in cantina prima di essere commercializzato: un record dell’affondamento e una scommessa vinta dalla famiglia Ippolito con i colleghi piemontesi del Barolo.
Il colore, rosso rubino intenso, non si apprezza abbastanza, visto l’impatto dei sentori che arrivano dal calice, intensi ma ancora bisognosi di aria. Dopo aver fatto respirare il vino per diverse ore, si apre un sorprendente ventaglio di profumi: more, crostata di amarena, spezie, caffè, liquirizia ma soprattutto una nota ipnotica di sigaro cubano. Persistente ed elegante.
Al palato i tannini sono ovviamente presenti, ma la freschezza di un prodotto affinato per 10 anni è una previsione di longevità di questo nettare. Parliamo di un vino ancora in evoluzione, ma già armonico ed emozionante. Da riassaggiare fra 10 anni. Eroico.