Il vino della rinascita di Notre-Dame de Paris

Cinque anni dopo l’incendio che l’ha devastata, la meravigliosa cattedrale parigina di Notre-Dame riaprirà le sue porte domenica 8 dicembre 2024 e nel corso della messa inaugurale tutti i fortunati partecipanti potranno festeggiare con un brindisi alquanto speciale. Aude-Reine e Régis Anouil del Domaine de la Bénisson-Dieu, piccola tenuta ubicata nella vulcanica vallata superiore della Loira, non hanno infatti perso l’ennesima occasione per essere protagonisti dei più solenni eventi della Chiesa cattolica in terra francese.

Dopo aver servito il loro Gamay Saint-Romain Cuvée Laudato Si’ – nome ispirato all’Enciclica di Papa Francesco – in occasione della visita di quest’ultimo a Marsiglia nel settembre 2023, ora lo serviranno anche in questo storico evento della capitale, dove entrambi sono nati e si sono conosciuti nel corso degli studi universitari alle Sciences Po Paris. Lui giornalista presso le Missions Étrangères de Paris, lei avvocato e cancelliere della diocesi di Nanterre, dopo oltre vent’anni di carriera decidono di cambiare vita.

Aude-Reine e Régis Anouil

Spinti dalla crescente sensibilità ecologica e alla ricerca di un più sobrio contatto con la natura, nel 2017 lasciano all’alba dei cinquant’anni la metropoli con l’ambizione di diventare viticoltori. Senza alcuna esperienza precedente in questo campo i due ferventi cattolici decidono di formarsi nei monasteri vinicoli sparsi nei quattro angoli del pianeta: prima nel monastero di Solan nel cuore dell’Occitania, poi in Terra Santa sui soleggiati pendii israeliani, quindi in Georgia – la culla del vino – dove acquisiscono preziose tecniche di affinamento del vino naturale in anfora, poi ancora nelle colline tibetane della Cina sud-occidentale in villaggi convertiti al cattolicesimo e in un monastero buddista alla periferia del Monte Fuji in Giappone, infine nel monastero trappista “Abbey of New Clairvaux” a nord di San Francisco.

Rientrati due anni dopo in Francia con un ricco bagaglio di esperienze di lavoro in vigna e in cantina, si uniscono alla congregazione Eco-Hameau de La Bénisson-Dieu, un gruppo di quattro famiglie naturiste incontrate durante i loro viaggi. Nel vicino villaggio di Ambierle acquistano 2,3 ettari di un vigneto dismesso con l’ambizione di produrre un vino naturale nell’area più settentrionale della Côte Roannaise. Con l’aiuto dei vignaioli più iconici della denominazione (tra cui il Domaine Sérol e il Domaine des Pothiers), la coppia inizia a vendemmiare l’anno stesso le proprie fragranti e mature uve di Gamay e Chardonnay, cresciute su terreni non contaminati da sostanze chimiche.

la Bénisson-Dieu

Per ottenere tale risultato hanno piantato alberi intorno alle viti, hanno lavorato a mano i loro terreni granitici senza aratura, non hanno tagliato né potato le viti, hanno minimizzato i trattamenti con rame o zolfo ed energizzato i loro preparativi per combattere la formazione di muffe e hanno seguito con diligenza i cicli lunari in tutti i processi produttivi. “Siamo consci che producendo vino naturale (certificato Vin Méthode Nature)”, spiega l’enologo Régis Anouil, “siamo sempre sul filo del rasoio. Lavoriamo con lieviti indigeni e non usiamo solfiti, se non in dosi limitate nei bianchi. I nostri vini non sono affinati, né filtrati, scelta che impone un regime igienico-sanitario impeccabile. Io e mia moglie non potremmo peraltro confezionare vini diversi da questi: sani, vibranti e benefici”.

Il cosiddetto “vino dell’altare” non vanta una buona reputazione: spesso si tratta di vini bianchi dolci o rossi eccessivamente solforati, perché il sacerdote ne versa solo un goccio nel calice e fa durare la bottiglia per parecchie funzioni successive. Tuttavia, nella fede cattolica il pane e il vino sono il frutto del lavoro degli uomini e appare un peccato che il materiale iniziale del sacramento non sia nobile come meriterebbe la bevanda che transustanzia il sangue di Cristo. “Il vino usato nella messa dovrebbe essere puro, una sorta di succo d’uva non corrotto – come stabilito dal canone 924 del Codice di Diritto Canonico – e pertanto un vino naturale”, aggiunge Régis. “Dopo la tragedia dell’incendio della cattedrale e l’enorme slancio per la sua ricostruzione, l’8 dicembre vivremo attimi davvero trascendenti. L’asse orizzontale della generosità umana, a cui contribuiremo con il modesto dono del nostro vino, si intersecherà sull’altare con la verticalità di Dio che diventa cibo per tutti noi”.

Il Gamay Saint-Romain Cuvée Laudato Si’ si presenta nel calice con un vivace abito talare rosso rubino, leggermente trasparente sull’unghia. Al naso rivela un bouquet aromatico di piccoli frutti rossi croccanti, incorniciati da una deliziosa trama floreale. La bocca, morbida e slanciata, è sorprendentemente elegante, con tannini levigati che lasciano il posto a una finale balsamico e succoso.

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