Il moscato della maga Circe vive a San Felice
Una visita al Municipio di San Felice Circeo, palazzo baronale del XIV secolo voluto dalla famiglia Caetani, ha riservato una sorpresa alla oscarwine.
Nella stanza del primo cittadino, Giuseppe Schiboni, c’è un affresco a tutta parete di una settantina di anni fa, una veduta dall’alto dell’area del Circeo, dove sono evidenziati i luoghi più importanti del borgo pontino. Sul lungomare sanfeliciano, dopo Torre Vittoria, una delle antiche strutture difensive costiere, chiamata così in seguito all’affondamento di una nave inglese nel 1808 (sembra tuttavia che l’edificio avesse questo nome da prima della battaglia), sono disegnati due grappoli d’uva indicati dalla scritta “Le Vettiche”.
Impossibile perdere l’occasione di verificarne la storia, così siamo andati sul posto. La sosta allo stabilimento La Bussola, davanti a Torre Vittoria, ci ha riservato un piacevole incontro: un alberello d’uva a bacca bianca piantato lì da Vincenzo Cerasoli, titolare dello stabilimento, che ci ha raccontato uno spaccato della storia dell’uva locale. “Una volta – ricorda – quest’uva veniva chiamata moscato del Circeo. Negli anni Cinquanta, la zona dove ci troviamo era coltivata a vite. Ora vede le spiagge ma prima era tutto verde.”
Difficile immaginare lo splendido lungomare coperto di viti, ma il racconto di Cerasoli conferma quanto visto sull’affresco al Municipio.
“Nel decennio successivo, con il boom del turismo – continua – la gente, specialmente i giovani, lasciarono i campi per dedicarsi alla nuova attività che rendeva di più. Così, gradualmente, le spiagge conquistarono spazio, prendendo il posto delle vigne.”
In alcune villette della zona si possono vedere gli ultimi sopravvissuti di quel periodo, pochi pergolati casalinghi.
“Quando ero ragazzo – ricorda Vincenzo – veniva prodotto un vino che chiamavamo Moscato del Circeo ma non esisteva una cantina comune, un’etichetta. Le uve, invece, venivano spedite in treno a Roma dalla vicina Terracina.”
La mattina seguente, intorno alle sei, Vincenzo ci ha accompagnati al vigneto di famiglia, dove le piante più vecchie hanno tagliato il traguardo dei 100 anni di vita. Superata la frazione di Mezzomonte, siamo entrati in una strada sterrata che corre sotto il fitto bosco del Monte Circeo, trovando le vigne di moscato.
“Ormai – sottolinea Vincenzo – ne sono rimasti pochi ettari ma è un’uva straordinaria. Questa zona si chiama il “brecciato” per via delle caratteristiche del terreno. Quando piove l’acqua viene drenata e per questo motivo, durante le stagioni siccitose, sono poche le occasioni in cui siamo costretti a venire a innaffiare le piante. Qui è tutto un pergolato, per questo motivo i cinghiali che passano in zona non creano problemi. Sarebbe bello aumentare la superficie vitata del Circeo e tornare a produrre un vino tutto nostro.”