Il cristallo di Bohemia tra storia e innovazione
“Ogni vino vuole il suo bicchiere.” Quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase che, come tutti i detti e i proverbi più conosciuti, contiene una semplice ma inconfutabile verità. Oggi ne parliamo con Lenka Kosikova, da oltre 10 anni Amministratore Delegato di Bohemia Kvetna 1794, con cui abbiamo chiacchierato di calici, materiali e scelte di marketing delle cantine legate a questo settore.
Lenka, ci parli della sua azienda.
“Bohemia Kvetna 1794 è la Divisione Italiana del più grande Gruppo vetrario della Repubblica Ceca, basato su due siti produttivi, con oltre 2.000 risorse umane impiegate e attivo da oltre due secoli nella produzione d’eccellenza di cristallo di Bohemia.”
Parliamo della produzione e del mercato di riferimento.
“Il nostro Gruppo oltre a produrre le proprie collezioni di calici, bicchieri e complementi d’arredo, destinati ad oltre 90 paesi nel mondo, è molto attivo nel settore B2B con produzioni in outsourcing per moltissimi brand italiani e di respiro internazionale. In questi ultimi anni molte vetrerie anche storiche hanno chiuso i battenti a causa degli alti costi di gestione e di produzione, con la conseguenza che molti produttori si sono trasformati in “editori” trasferendo in parte o, nella maggioranza dei casi anche per intero, tutti gli aspetti legati alla produzione ai gruppi ancora in attività. L’innovazione, lo sviluppo tecnologico e la qualità sono traguardi ambiziosi da raggiungere ma soprattutto da mantenere, in particolar modo quando si parla di stabilimenti in cui il ciclo produttivo deve essere necessariamente continuo, senza fermarsi mai, per la natura stessa della componente vetrosa alla base della produzione che, una volta fusa in massa, deve essere mantenuta sempre alla stessa temperatura, con altissimi costi di gestione, a partire da quelli energetici dei forni.”
Cosa ha cambiato la pandemia per voi?
“In linea generale, inutile sottolinearlo, l’impatto sui centri produttivi è stato, per tutti i settori, molto forte. Nel nostro mercato specifico, lo stop delle fabbriche ha comportato problematiche non indifferenti sia alla chiusura ma soprattutto alla ripresa delle attività. La filiera poi ha fatto da moltiplicatore perché tutti i fornitori di componenti, a cominciare dal packaging, si sono trovati in forte ritardo nelle consegne e lo sono ancora oggi. Discorso a parte, invece, quello riferito alla Cina, da dove moltissime aziende si approvvigionavano: l’aumento vertiginoso dei costi di logistica e dei conseguenti tempi di consegna, ha creato di fatto condizioni molto limitative per continuare i rapporti commerciali e quindi molti players si sono rivolti ai mercati di prossimità europei per far fronte alla mancanza di prodotti. In Italia la pandemia, con il forzato lockdown, ha portato i consumatori ad apprezzare di più i valori della convivialità, del vivere la casa e ad apprezzare il cibo e in generale i prodotti enogastronomici. Alla ripresa, la conseguenza è stata una forte richiesta di prodotto cui i mercati per tutta una serie di ragioni non sono in grado di rispondere in tempo reale. Naturalmente, i primi a poter e dover reagire sono i grandi gruppi industriali che stanno, con fatica, cercando di adeguarsi a nuove logiche di approvvigionamento da parte dei consumatori, con tutte le ricadute del caso soprattutto sui piccoli produttori.”
Si parla molto di prodotti in cristallo con il piombo e senza piombo. Qual è la differenza?
“Il cristallo nasce con l’aggiunta del piombo in percentuale fino al 24%. Questo per ragioni tecniche poiché il piombo, abbassando la temperatura di fusione della massa vetrosa incandescente, rende la stessa più malleabile in minor tempo. Negli ultimi anni in ottemperanza alle normative internazionali, cui via via tutti i paesi del mondo si stanno adeguando, è stato vietato l’uso dei metalli pesanti in quanto sostanze tossiche per l’uomo e per l’ambiente. Conseguentemente è nata una nuova classe di prodotti in quello che si chiama tecnicamente “vetro sonoro cristallino senza piombo”. Per rendere questi prodotti molto più brillanti e con caratteristiche meccaniche di resistenza ai graffi e alla opacità che si creano a causa dei detersivi molto aggressivi, dopo anni di studi la nostra azienda – una tra le poche al mondo – ha aggiunto il titanio nelle giuste percentuali, per esaltare la qualità e per prevenire tutte le controindicazioni legate all’usura e ai lavaggi frequenti.”
Come lavorate al legame col brand?
“Molti produttori vinicoli vogliono associare un vino, una etichetta, in definitiva il proprio brand a calici con cui promuovere il proprio prodotto e che nel tempo mantengano la stessa qualità e la stessa forma: è una richiesta sempre più frequente per questioni di marketing e d’identità. Ecco perché i produttori più qualificati cercano di acquisire i calici da gruppi dalla storia consolidata e che sono fornitori non solo di qualità ma anche di tecnologia ed innovazione al passo coi tempi. A ciò si aggiunge la personalizzazione che soprattutto sui tavoli della ristorazione, ma ultimamente anche nel mercato consumer, possa fare di un gesto comune un momento di gratificazione, associando due cose molto semplici, il bere vino e farlo in un buon bicchiere, dando un’immagine completa al consumatore. Vasta è la gamma delle tecnologie di personalizzazione, dalla serigrafia a freddo alla sabbiatura o al laser.”
Consigli per gli acquisti…
“Bere un buon vino nel giusto bicchiere contribuisce a esaltare le singole caratteristiche visive ed organolettiche del vino stesso. Questa è la ragione per cui esistono tanti formati dedicati ai singoli tipi di vino. Il vetro e soprattutto il cristallo filtrano la luce e restituiscono frequenze di colore diverse tra un materiale ed un altro. L’indice di trasparenza e quello di rifrazione della luce sono le caratteristiche guida da seguire nella produzione. Tanto più è alta la trasparenza tanto migliore è la rifrazione: così ci si avvicina al reale colore. Questo fa la differenza e questo ci chiedono gli enologi e i consumatori, sempre più consapevoli e informati. Discorso a parte quello delle caratteristiche organolettiche che allo stesso modo di quelle visive richiedono specifiche diverse nei singoli calici o bicchieri. Per fare un esempio il nostro gruppo ha un dipartimento design e innovazione che oltre ad avere un occhio per la bellezza delle forme si basa nella progettazione sulle linee guida degli enologi e dei sommelier.”