I grandi vini di Bordeaux
Periodicamente, oscarwine esce dagli italici confini per lanciare uno sguardo su cosa accade all’estero. Oggi vi proponiamo la prima di due puntate sulle eccellenze vinicole transalpine.
“Rive gauche o rive droit?” è il dilemma che spesso attanaglia l’estimatore nella scelta di un grande vino bordolese. La regione vinicola di Bordeaux, già celebre ai tempi dei romani per le singolari caratteristiche pedoclimatiche e sempre più apprezzata nel corso dei secoli successivi, grazie anche alla locale invenzione delle ‘barriques’ per un migliore affinamento del prodotto, si estende sulle due coste della Gironda ed è attraversata a sud-ovest dagli affluenti Garonna e Dordogna. Sulla litoranea sinistra corre la famosa Strada dei Castelli del Médoc dove, da Bordeaux in direzione nord, si susseguono le rinomate denominazioni comunali di Margaux, Moulis, Listrac, Saint-Julien, Pauillac e Saint-Estèphe – i cui vini sono classificati in cinque livelli qualitativi di ‘cru’, da premier a cinquième – all’interno del più ampio comprensorio regionale del Haut-Médoc e del Médoc. La sponda destra vanta, di contro, le due grandi denominazioni comunali di Saint-Émilion e Pomerol, la prima con 12 ‘premier grand cru classé’ e 70 ‘grand cru classé’, la seconda con le due denominazioni d’origine Pomerol e Lalande-de-Pomerol. I vini del Médoc esprimono la finezza e l’eleganza del predominante cabernet sauvignon, mentre la maggiore presenza del merlot caratterizza la potenza e la generosità della produzione di Pomerol e, ancor di più, di Saint-Émilion.
In Graves, sulla riva sinistra della Garonna a sud del capoluogo, spiccano le denominazioni di Pessac-Léognan (che vanta tra i suoi vigorosi rossi anche un ‘premier cru’) e della celeberrima Sauternes, rinomata a livello mondiale per i suoi inimitabili vini passiti, ottenuti da acini di sémillon, muscadelle e sauvignon blanc intaccati in autunno dalla cosiddetta “muffa nobile”. Sulla sponda opposta meritano invece menzione le eccellenti ‘appellations rouge’ di Fronsac e Canon-Fronsac, affiancate dalle meno espressive ma comunque interessanti di Côtes-de-Bourg e Blaye, nella più estesa regione Bourgeais.
I vini bianchi rappresentano solo il 20% dell’intera produzione bordolese e trovano una loro riconosciuta identità nella denominazione Entre-deux-Mers, ovvero quell’estesa area triangolare racchiusa – come dice il nome stesso – tra la Garonna e la Dordogna. Il territorio vitato complessivo è peraltro il più esteso di Francia e contempla altre denominazioni minori, tra cui le quattro denominazioni comunali a nord di Saint-Émilion e Barsac, ma le più diffuse e conosciute restano le generiche Bordeaux e Bordeaux Supérior, utilizzate sia per i rossi che per i bianchi e i rosati.
Qui di seguito prendiamo in esame sei etichette emblematiche delle caratteristiche dei vini prodotti nella regione: un bianco, un rosato, tre rossi e un ‘botritizzato’.
Bordeaux Angélique de Monbousquet Blanc 2017 – Château Monbousquet
La limitata produzione di bianchi bordolesi, meno considerati e spesso addirittura snobbati, nasconde invece parecchie sorprese e annovera una manciata di autentici fuoriclasse. Il secondo vino di questa cantina di Saint-Sulpice-de-Faleyrens, nel comprensorio di Saint-Émilion, non rientra certo in tale categoria, ma rappresenta un esemplare modello di riferimento delle caratteristiche e delle potenzialità del classico assemblaggio locale tra sauvignon blanc e sémillon. Il colore paglierino brillante introduce un vino fresco e di pronta beva con un effluvio di agrumi (pompelmo e limone), pesca nettarina e miele, permeato da una sottile vena erbacea (salvia e foglia di pomodoro). Dotato di bella struttura e notevole acidità, si distende in un finale leggermente affumicato in cui affiorano ulteriori note di nocciola e legno di quercia. (prezzo 16/18 euro)
Bordeaux Rosé 2018 – Château Ninon
Nei giorni più afosi dell’estate i bordolesi amano pasteggiare con un fresco rosato del territorio in accompagnamento a formaggi e salumi, grigliate di carne bianca o anche semplici piatti a base di verdure. Le cinque uve rosse coltivate nella regione, provenienti generalmente dagli impianti più giovani e assemblate in percentuali a totale discrezione del singolo produttore, vengono raccolte in leggero anticipo per mantenere un’elevata acidità e pigiate sofficemente tramite breve macerazione delle bucce nel mosto con un processo simile a quello dei vini bianchi poco strutturati. La pluripremiata versione di questo giovane viticoltore di Grézillac – da blend di merlot, cabernet sauvignon e cabernet franc – si rivela intensa e voluttuosa con nitidi profumi di mora, lampone, granatina e caramella mou al naso, a cui rispondono in bocca vivaci sentori di petali di rosa, agrumi e liquirizia. Per nulla impegnativa nella degustazione e nel prezzo, è deliziosa in ogni momento della giornata, anche abbinata a un locale canelé. (prezzo 5/6 euro)
Moulis-en-Médoc Château Guitignan 2007 – Château Guitignan
Questo ‘cru bourgeois’ è una splendida dimostrazione della qualità e della stupefacente longevità che anche le denominazioni meno nobili del Médoc possono traguardare. Dai vigneti coltivati sul tipico terreno argilloso-calcareo ricoperto di ghiaia di proprietà della famiglia Lestage-Vidaller, il blend dei quattro classici vitigni locali (in cui predomina il merlot) viene vinificato dalla Cave Grand Listrac, una delle più antiche cooperative enologiche del mondo. Rotondo ed elegante, si presenta nel calice con un colore rubino tendente al granato e un bouquet complesso di violetta, ribes nero, vaniglia e tabacco. Nell’ampio e vellutato palato escono sentori di prugna rossa, confettura di amarena, cioccolato e pane appena sfornato che virano verso pungenti note speziate (cannella e pepe bianco) nel retrogusto finale. (prezzo 14/15 euro)
Pomerol Vieux Château Certan 2017 – Vieux Château Certan
I vini di Pomerol godono della meritata fama di coniugare in una sintesi perfetta la finezza di Médoc con la potenza della vicina Saint-Émilion. Questo inossidabile cavallo di razza – da uve merlot (81%), cabernet franc (14%) e cabernet sauvignon (5%) allevate sul punto più alto dell’omonimo altipiano – conquista fin dal primo impatto per il magnifico colore viola inchiostro. Cupo e potente, affascina al naso con un bouquet complesso in cui si inseguono e si armonizzano profumi di violetta, lavanda, anice stellato, crema di cassis, tabacco e sottobosco. L’equilibrio perfetto tra i tannini maturi e l’acidità ben integrata dona al palato note profonde di mirtillo, cioccolato e liquirizia, deliziosamente corroborate dai sentori di tartufo e grafite che emergono nel maestoso finale. In sintesi, profondità di frutta e vibrante purezza da autentico fuoriclasse destinato a un prodigioso invecchiamento. (prezzo 165/180 euro)
Château Mouton Rothschild 2001 – Château Mouton Rothschild
Château Mouton Rothschild, con le sue celebri etichette che dal 1945 cambiano ogni vendemmia annoverando opere originali di grandi artisti come Picasso e Mirò, rappresenta l’icona enologica di Bordeaux e troneggia spesso nel ‘menu degustazione vini’ dei migliori ristoranti, come ad esempio il tristellato Enoteca Pinchiorri di Firenze, che vanta la cantina più fornita del mondo. Promosso ‘premier grand cru classé’ soltanto nel 1973, oggi è probabilmente il più conosciuto dei cinque, grazie anche alla notoria speculazione da investimento garantita dall’elevato numero di bottiglie prodotte (circa 300.000 ogni anno). Nonostante lo stile molto internazionale, questo 2001 rappresenta l’archetipo del perfetto blend bordolese che coniuga l’eleganza e la complessità del predominante cabernet sauvignon. Rosso granata intenso, si presenta all’olfatto con raffinati profumi di mora, ribes nero e marzapane, a cui seguono note più evolute di tè verde, grafite e pelle conciata. La frutta matura ritorna prepotentemente all’assaggio, accompagnata da una vena salina che bilancia il corpo voluminoso e vellutato, mentre nel balsamico finale affiorano ricordi di brace e tabacco da sigaro. (prezzo 380/420 euro)
Sauternes Lur Saluces 2008 – Château de Fargues
Il vigneto aziendale di 15 ettari – poggiato su un vocato terreno di sabbia, argilla e ghiaia – beneficia di un microclima unico, tra i più freschi del comprensorio di Sauternes. Le piante di sémillon (80%) e sauvignon blanc (20%) sono piantate con una densità di 6.600 viti per ettaro e garantiscono una delle rese più basse della zona, fattori determinanti per la realizzazione di un’unica etichetta di qualità estrema. Nonostante l’annata infelice, il vino esprime tutta la magia e la finezza dei grandi ‘botritizzati’, sostenuto da una incredibile acidità che, nonostante la naturale dolcezza e concentrazione della tipologia, lo mantiene fresco e mai stucchevole. Al naso si percepiscono sentori di miele d’acacia, brioche e ananas disidratata che ritroviamo nella sontuosa bocca in abbinamento a sapori di scorza d’arancia, cocco e frutto della passione. Nel lunghissimo e balsamico finale affiorano infine anche pregevoli note speziate di tè nero, cannella e mallo di noce. (prezzo 100/110 euro)
Photo Credits: Roberto Sironi