Giuseppe Vitale, storia di un sommelier

Lavorare da sommelier permette di conoscere realtà vinicole di tutte le tipologie, da quelle di nicchia ai colossi della distribuzione, passando per le grandi cantine, italiane e internazionali. L’arco parlamentare del vino è democratico, fra i sommelier non ci sono differenze, associazione di appartenenza a parte, perché tutti svolgono con grande dedizione un lavoro che non è il semplice “riempire un calice” ma anche controllare il vino, verificare che sia perfetto per il servizio, essere sempre amichevole e disponibile nonostante stanchezza e orari ma soprattutto essere in grado di raccontare storie di vino: in pratica una preparazione a 360°.

Oscarwine ha incontrato uno di loro, Giuseppe Vitale, responsabile sommelier delegazione storica FISAR-Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori Roma e Castelli Romani.

Giuseppe, come ti sei avvicinato a questo mondo?
Il mio approccio con il vino è avvenuto da giovane, nonostante la mia prima passione siano stati i cocktail. Quando ho scoperto il mondo del vino, per approfondire le mie conoscenze decisi di frequentare il corso per Sommelier FISAR, un’esperienza fortemente formativa che consiglio a chiunque ami il vino.

Quindi hai la fortuna di svolgere una professione che ti piace…
Poter fare il lavoro che si ama è una delle cose più gratificanti che ci siano, è arrivato tutto con naturalezza, un percorso spontaneo.

La tua prima uscita da sommelier?
Ne serbo un ricordo bellissimo. Il primo servizio lo feci con la FISAR ed era la presentazione di una guida a Roma: indossare la divisa da sommelier fu una emozione incredibile.

Nel tempo è cambiata la tua professione?
Non direi che sia cambiata, bisogna solo adeguarsi ai tempi. La clientela, i consumatori oggi conoscono molto bene i vini e sono molto più preparati rispetto al passato.”

L’esperienza di assaggio più particolare?
Come tutti gli appassionati ho avuto modo di assaggiare molti vini ma nei viaggi in Mosella ho provato dei prodotti straordinari.

Quali ti hanno lasciato il segno – in positivo – in tutti questi anni di professione?
I vini che mi sono rimasti nel cuore, sono dei prestigiosi champagne, dei nobili Pinot noir della Borgogna e degli straordinari Barolo e Barbaresco.

Parliamo di crisi. Segnali di ripresa dopo il lockdown e le zone? A quando un ritorno alla normalità?
Spero da subito per quanto già in qualche modo si sta ripartendo. C’è bisogno di tornare presto alla normalità. Il mondo della ristorazione è sicuramente tra i comparti che sta soffrendo maggiormente l’attuale situazione, credo che siamo sulla buona strada per mettere alle spalle questa tragedia.

Quali iniziative associativa state portando avanti in questo periodo?
La delegazione storica FISAR di Roma e Castelli Romani in questo lungo periodo di chiusure ha mantenuto vivo il contatto con i propri associati, organizzando degustazioni e approfondimenti on line. A settembre riprenderanno i corsi sospesi e a ottobre partiranno quelli a Roma e ai Castelli Romani. L’attività del Gruppo servizi è già ripartita, rispettando i requisiti di sicurezza previsti. Riprenderemo a breve anche le degustazioni nelle nostri sedi. Siamo pronti per questa nuova stagione appassionante e ricca di impegni.”

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