Europa e bollini: il punto di vista delle cantine
Il mondo del vino ha vinto. Gli emendamenti al Beca, il Beating Cancer Plan presentato dalla Commissione europea, sono stati votati – e di fatto blindati dato che non potranno essere modificati perché approvati – e così sono stati scongiurati i temuti avvisi sulle etichette (dalla F nera a immagini stile pacchetto di sigarette) e il divieto di pubblicità. Abbiamo fatto un giro di orizzonte all’interno di diverse realtà italiane per conoscere l’opinione di alcuni addetti ai lavori.
Partiamo dal nord, e andiamo ad appena 15 km da Bolzano. Siamo in una cantina nata nel 1932 nello stesso edificio dove prima si trovava la tenuta della famiglia Von Campi che produceva vino dal 1700.
Qui, incontriamo Paolo Dragani, responsabile vendite Italia di Nals Margreid: “Fortunatamente per tutto il mondo produttivo italiano, il Parlamento europeo ha bocciato l’iniziativa di mettere gli ‘health warnings’ in etichetta. Sarebbe stato veramente un duro colpo, in quanto il consumatore medio sarebbe stato fortemente condizionato e influenzato in un ottica negativa ed errata sul consumo del vino. Invece è senz’altro più efficace e opportuno promuovere il bere responsabile piuttosto che instillare concetti di paura per dissuadere la gente dal consumo tout court. Noi di Nals Margreid da sempre promuoviamo non solo le eccellenze dell’Alto Adige, ma soprattutto prodotti sostenibili, dal posizionamento premium e super premium, ed abbinamenti ben bilanciati: degustare un calice di un nostro vino ha un doppio valore, piacevolezza e salubrità.”
Scendiamo verso sud in Lombardia. A 40 minuti di macchina da Milano, in pieno Oltrepò, troviamo l’Azienda Agricola Valdamonte, una delle più antiche in Valle Versa, ammodernata nel 2009 dal titolare Alberto Fiori, che produce vini della tradizione locale: croatina barbera, pinot nero, uva rara e riesling. “Il fatto che sia stato scongiurato il sistema nutriscore – ci spiega – è un’ottima notizia. A mio modo di vedere, era una proposta insensata, un sistema che avrebbe penalizzato non solo il vino ma anche altri alimenti della dieta mediterranea e produzioni artigianali in favore di produzioni industriali. Il vino se consumato con responsabilità e moderazione contribuisce al benessere psico-fisico delle persone: ce lo dice la scienza.”
Basilicata o Lucania?
Scegliete voi, ma da queste parti il nome per il rosso è uno solo: Aglianico del Vulture. A Melfi, sede della Azienda Vinicola Carbone, parliamo con Luca, titolare della cantina con la sorella Sara: “Il vino è cultura, territorio: i vignaioli, con il loro lavoro nei campi, aiutano a preservare l’ambiente, riducendo i rischi idrogeologici, per fare un esempio. L’alcol è sì un elemento tossico per l’organismo ma non certo in caso di consumo consapevole e moderato, che non è da criminalizzare: con un bollino avremmo corso questo rischio. Piuttosto si investa nella comunicazione per un consumo consapevole. Il vino può essere veicolo di socialità, di cultura, ma il suo uso va accompagnato.”
Nel cuore della viticultura calabrese, la DOC Cirò, andiamo a trovare Ippolito 1845, la più longeva cantina regionale: un centinaio di ettari fra pianura e collina, interamente dedicati ai vitigni autoctoni. Paolo Ippolito, ambasciatore del vino 2019, direttore commerciale Italia e proprietario dell’azienda di famiglia con i cugini Vincenzo e Gianluca, ci offre il suo punto di vista: “In qualità di ambasciatore di Città del Vino mi lego alla posizione dei firmatari del Patto di Spello*. Insieme a Movimento Turismo Vino, Unione Italiana Vini, Federazione Strade del vino e dei sapori e altri, ci siamo attivati, sollecitando e facendo pressione sul nostro Parlamento affinché si opponesse a proposte che, per fortuna, non sono passate. Il nostro è un comparto strategico da 12 mld di fatturato, un settore che vede impiegate 1.300.000 persone. La problematica è stata l’interpretazione su presunti danni di alcuni alimenti e la nascita del nutriscore, che avrebbe riguardato alimenti come vino e olio. Personalmente, penso che determinati prodotti non possano essere trattati alla stregua di quelli che non rientrano nella dieta mediterranea e non hanno storia. L’Europa non deve preoccuparsi di etichettature speciali che non risolvono gli eccessi ma di sensibilizzare la società, agendo sui giovani per un consumo consapevole. È dimostrato scientificamente che un corretto utilizzo del vino può avere anche effetti positivi. Spero che si rifletta su nuove strategie, senza danneggiare l’immagine dei prodotti ma facendo una corretta informazione ed educazione.”
* il Patto di Spello è un accordo per l’enoturismo e l’oleoturismo italiani, promosso da organizzazioni nazionali che si occupano di turismo enogastronomico: Città del Vino, Città dell’Olio, Movimento Turismo del Vino e dell’Olio.