Etile Carpenè, l’addio del suo Veneto e dei colleghi
Si è spento all’età di ottanta anni Etile Carpenè, quarta generazione della Carpenè Malvolti – la più longeva casa spumantistica italiana – figura di spicco nel panorama enologico di Conegliano Valdobbiadene. Per ricordarlo, al posto di inutili e ripetitivi elenchi di incarichi, lasciamo la parola al mondo del vino, riportando le parole di colleghi e amici, e il saluto della politica.
“Con profondo cordoglio la famiglia Carpenè e i dipendenti della Carpenè Malvolti – si legge sulla pagina Facebook della cantina – annunciano la scomparsa di Etile Carpenè, avvenuta il 23 ottobre 2024 a Conegliano. Ha amato il Prosecco e la sua terra, tramandando con rispetto e dedizione i valori fondanti dell’azienda di famiglia Carpenè-Malvolti, prima al mondo a produrre il vino spumante delle Colline di Conegliano e Valdobbiadene. Etile Carpenè ha dedicato la sua vita alla ricerca e alla cultura enologica, ispirando generazioni di studenti e professionisti con la sua passione e il suo impegno nel promuovere il rispetto per il territorio. Nell’ultimo periodo aveva lasciato la guida della Carpenè Malvolti alla figlia Rosanna, attuale Amministratore Delegato della S.p.A. di famiglia, che porterà avanti l’operato del padre con amore e passione. Lascia nel dolore la moglie Nicoletta, la figlia Rosanna, la nipote Etilia e i parenti tutti.”
“Apprendiamo con tristezza della scomparsa di Etile Carpenè. Ci lascia un uomo che ha rappresentato integralmente lo spirito della nostra denominazione, visionario e curioso, sempre impegnato a promuovere la qualità e l’autenticità del nostro prodotto. Il suo impegno, la sua passione e la sua visione continueranno a ispirarci e a guidarci nel nostro lavoro quotidiano. A nome del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG, esprimo le mie più sentite condoglianze alla famiglia Carpenè e a tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di lavorare con lui. In questo momento di dolore, onoriamo il suo ricordo continuando a lavorare per mantenere alta la bandiera del Conegliano Valdobbiadene Prosecco, come lui avrebbe voluto”, ha dichiarato Franco Adami, Presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG.
“’Nomen omen’ – ha commentato Marina Montedoro, Presidente dell’Associazione per il patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene – Un uomo che si è identificato con il suo nome anch’esso tradizione per una famiglia storica che ha dato i natali a quattro generazioni di imprenditori che sono ancora oggi il simbolo della spumantistica italiana nel mondo Tutti noi abbiamo perso non solo un grande imprenditore, ma anche un paradigma di vero veneto. Etile Carpenè ha preso in mano l’azienda di famiglia, ne ha continuato il lavoro con passione ed intuizione e, cosa ancor più importante, ne ha saputo raccogliere l’eredità tramandata dalle tre generazioni che lo hanno preceduto, quella del primo prosecco spumante prodotto sulle Colline di Conegliano e Valdobbiadene che oggi è un patrimonio di tutti, esattamente come le Colline”.
Questo il ricordo di Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi: “Se ne va un grande personaggio che ha contribuito come pochi altri a rendere grande il mondo del vino e in senso più ampio dell’enologia italiana e internazionale. Etile Carpenè ha reso grande soprattutto la spumantistica italiana, portando nel mondo le bollicine del nostro paese; ha davvero speso la sua vita alla ricerca e alla cultura enologica e di questo gliene saremo sempre grati.”
Chiudiamo con l’addio del mondo della politica. “Con Etile Carpenè, patron di Carpenè Malvolti, – ha sottolineato Luca Zaia, governatore del Veneto – se ne va uno dei punti di riferimento dell’enologia veneta: la sua azienda, primissima a produrre il prosecco spumante sulle colline di Conegliano e Valdobbiadene, è ad oggi la più longeva casa spumantistica italiana con 156 anni di attività. La sua vita è simbolo di quello che io chiamo ‘dna veneto’, fatto di spirito di iniziativa, dedizione, idee e passione per il lavoro. La sua presenza in azienda ha ispirato generazioni di giovani, anche perché aveva iniziato dal basso, come operaio, pur essendo figlio del titolare e vantando già una laurea in Enologia e una in Chimica. Divenuto prima amministratore delegato e poi presidente della Cantina, l’aveva innovata adeguandola ai tempi, pur mantenendone salde le radici e l’identità.”