Domaine Tempier, l’eclettica profondità dei Bandol

Bandol è un grazioso borgo marinaro della Costa Azzurra con un affollato porticciolo ombreggiato da palme, meravigliose spiagge di ogni tipologia e un suggestivo centro storico pieno di negozi, botteghe e ristoranti. Ma la sua fama, fin dai tempi di Luigi XV, è legata al vino. Le colline alle sue spalle sono un’apoteosi di terrazzamenti – chiamati localmente “restanques” – che risalgono al quinto secolo a.C., quando il territorio venne colonizzato dai focei, e che furono successivamente perfezionati dai conquistatori romani, come ben testimoniano le anfore rinvenute a bordo delle galere sprofondate nelle acque del Mediterraneo tra Bandol e l’isola di Bendor.

L’espansione urbanistica del dopoguerra, legata soprattutto allo sviluppo della villeggiatura turistica, non è riuscita a scalfire le migliori superfici vitate che annoverano ancor’oggi oltre 1.500 ettari di vigneto. Il luogo beneficia di condizioni pedoclimatiche davvero privilegiate: formidabile insolazione di circa 3.000 ore annue, piovosità moderata ma non trascurabile (pari a quella di regioni nordiche come Champagne e Alsazia), ventilazione generosa ma mai sferzante e una balsamica umidità marina che rinfresca le notti.

Il riparato anfiteatro naturale su cui si abbarbicano i filari gode inoltre di pregiati suoli silicei o marnosi di arenaria calcarea che garantiscono un perfetto drenaggio e un naturale contenimento delle rese. La frammentazione del vigneto, disseminato tra querce, cipressi, olivi, pini, tigli, lecci e palme sul lungomare, consente alle viti di insediarsi nei versanti propizi e nelle giaciture più vocate.

Il territorio della AOC Bandol si estende su otto comuni: Bandol, Le Beausset, La Cadière d’Azur, Le Castellet, Ollioules, Saint-Cyr-sur-Mer, Sainte-Anne d’Évenos, Sanary. I vini rosati coprono addirittura i tre quarti dell’intera produzione, ma i migliori appezzamenti vengono riservati alle uve che confluiscono nei celebri grandi rossi, autentica punta di diamante della denominazione. A essi si affianca una marginale ma eccelsa batteria di bianchi che, a differenza di molti omologhi rosati, dimostrano una stupefacente attitudine all’invecchiamento.

Il protagonista assoluto di questa viticoltura è il Mourvèdre, un vitigno tannico, ricco e speziato, importato dalla Spagna nei primi anni dell’Ottocento e parente dell’iberico Monastrell. Nonostante comportamenti talvolta capricciosi e imprevedibili, questa varietà ha il pregio di adattarsi agli eccessi di calore, virtù molto preziosa in tempi di surriscaldamento climatico. Nei vini rosso è sempre maggioritaria (almeno 50% da disciplinare) e ne scolpisce le eclettiche capacità evolutive. Nei rosati è in genere spalleggiato da Cinsault, Grenache Noir e spesso dalle uve bianche locali, ovvero Clairette, Ugni Blanc, Bourboulenc, Sauvignon, Marsanne, Rolle e Sémillon.

L’ottocentesco Domaine Tempier incarna la storia della moderna viticoltura di Bandol. Dopo la tragedia della filossera, il secolo scorso ha registrato un magistrale rilancio delle attività per opera di Lucie Tempier e di suo marito Lucien Peyraud. Oggi l’azienda è saldamente amministrata dell’ultima generazione dei Peyraud, ma con l’avvento del nuovo millennio la direzione tecnica è stata affidata alle sapienti mani di Daniel Ravier, enologo savoiardo emigrato in Provenza.

La scelta meticolosa di mantenere le rese molto basse (inferiori ai 35 ettolitri per ettaro) e di vinificare separatamente i vigneti più significativi in botti grandi ha contribuito a riaffermare l’egemonia qualitativa della tenuta che oggi sfodera una formidabile batteria di vini profondi e complessi, capaci di invecchiare per decenni, ma al contempo molto piacevoli e gratificanti fin dall’uscita sul mercato.

Il fiore all’occhiello del portafoglio è costituito dalle tre selezioni rosse da singolo cru – La Migoua, La Tourtine e Cabassaou -, impeccabili testimonianze dell’unicità di questi eccelsi terroir ubicati tra Le Castellet e Le Beausset. Daniel ci ha gentilmente concesso una visita esclusiva in cantina e una esaustiva degustazione di tutta la gamma, con interessanti confronti tra differenti millesimi delle etichette più pregiate.

Il Bandol Blanc colpisce per i nitidi e fascinosi profumi floreali che si miscelano armoniosamente con seducenti nuances di pera, pompelmo e macchia mediterranea. Il denso e luminoso tessuto giallo paglierino sintetizza il carattere e la potenza della prevalente varietà Clairette che dispiega in bocca una versatile tavolozza aromatica, sostenuta da vibrante acidità salina. Sul brillante abito salmone del Bandol Rosé, storico cavallo di battaglia aziendale, si dispiegano invece ricchi bouquet fruttati che spaziano dalla polpa bianca a quella rossa tra pennellate di agrumi, frutta esotica e spezie mediterranee. La prorompente cuvée classica del Bandol Rouge, dedicata a Lulu & Lucien, si connota per il fitto colore rubino e per le curiose nuances di cuoio che si integrano ai tipici sentori di ciliegia, caffè, sottobosco ed erbe mediterranee. Il sorso denso e avvolgente, in cui prevalgono i frutti neri e la liquirizia, è corroborato da una incisiva traccia acida e da un piacevole retrogusto di tabacco.

La Migoua è un superbo assemblaggio in cui il 55% di Mourvèdre si accompagna a una buona componente di Cinsault e a minoritarie quote di Grenache e Syrah. Al naso è elegante e delicato, con un nobile bouquet di pepe nero e frutti di bosco, impreziosito da un generoso tripudio di erbe selvatiche (timo, rosmarino e mentuccia). Il palato fitto, caldo e pastoso ritrova intatte gli aromi pungenti di gariga e chiude su detergenti note balsamiche.

Affiancata da paritetiche piccole percentuali di Cinsault e Grenache, la varietà Mourvèdre cresce all’80% ne La Tourtine, dove i dolci toni speziati prendono il sopravvento sui pur nitidi e golosi sapori di china, liquirizia e frutta rossa. Tannini morbidi e perfettamente integrati sostengono una materia concentrata che innesca una beva morbida e avvolgente, voluttuosa e tonificata da freschi richiami alla scorza d’arancia.

Cabassou, infine, nasce in una minuscola parcella dislocata proprio sotto l’appezzamento de La Tourtine e completamente cintata da muretti a secco. Qui spadroneggiano i filari di Mouvèdre (95% dell’intera superficie vitata) e il cambio di passo appare evidente: salmastri refoli di iodio cesellano le fragranze di violetta e di piccoli frutti neri nel contesto di una intrigante cornice affumicata. Le quasi irrisorie quote di Syrah e Cinsault apportano tocchi speziati al sorso equilibrato e dinamico che incanta per grinta, tensione e lunghezza finale.

I tre vini “base” sono acquistabili in loco presso il piccolo ma accogliente spaccio aziendale, mentre l’esigua produzione (e il prezzo importante) delle selezioni le destina alla sola vendita nel circuito degli esercizi specializzati.

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