Diabolik, il fumetto cela un segreto di… vino
Ricordo i primi fumetti di Diabolik, letti quando ero bambino. Ladro, assassino, un personaggio in bianco e nero che, ai tempi, trovò il colore solo per un album di figurine nel 1976 e per il numero 100 (e le successive uscite a doppio zero), una tradizione per chi non pubblicava in quadricromia.
Immaginate lo stupore nel trovare in edicola un albo col signore del crimine…“vinaccia”. All’interno dello “Speciale Grande Diabolik”, uscito ad aprile, è stata inserita la storia “Dietro il vetro”, scritta da Tito Faraci e disegnata da Giorgio Montorio, sedici pagine che, come racconta il disegnatore stesso, nascondono un segreto “di-vino.”
Signor Montorio cosa ha di speciale questo racconto breve del re del terrore?
“Per inchiostrare ho usato il Lambrusco.”
Come è nata questa idea?
“Quindici anni fa, partecipando agli incontri con i fan di Diabolik, spesso durante pranzi e cene loro mi chiedevano degli schizzi. Una volta, per caso, mi venne l’idea di completarne uno con del vino, Lambrusco appunto. Recentemente, l’editore è rimasto entusiasta di questa mia consuetudine e mi ha chiesto di realizzare una storia con questa tecnica. Sono stato felice di portarla a termine: disegnata a matita e colorata col vino.”
Quanto tempo ha impiegato per realizzarla?
“Ebbi semaforo verde due anni fa ma, come capita a molti artisti, ho avuto un blocco creativo. L’editore, per mia fortuna, ha voluto aspettarmi e non ha passato ad altri il compito. Un anno fa mi sono rimesso al tavolo, andando a una media di una tavola ogni due giorni. Il tempo esatto per finire il tutto non saprei dirlo, ma è stata una bella soddisfazione.”
Perché ha scelto proprio il Lambrusco e non un altro vino?
“Innanzitutto, perché è il vino delle mie parti e poi…macchia molto. È talmente scuro che si presta bene al mio lavoro. Ovviamente parlo del Lambrusco del contadino, un prodotto così colorato che se ci metti dentro le dita ti restano macchiate per almeno tre giorni. Con altri Lambrusco non ottieni lo stesso effetto, troppo chiari.”
Ha provato a fare lo stesso lavoro con altri rossi?
“Troppo chiari, forse potrei sperimentare qualche bottiglia di rossi veneti o piemontesi che hanno una bella carica cromatica.”
Allora è un esperto!
“Ma quale esperto? Posso gradire un paio di bicchieri a pranzo se capita ma esperto non direi.”
Al contrario, è un Maestro nel disegno. Quanto è cambiato il suo lavoro dagli esordi a oggi?
“Ho iniziato nel 1965 con Alboromanzo Vamp per Gino Sansoni. Tra gli anni ’50 e ’60 c’è stata un’esplosione del fumetto, si leggeva tanto mentre oggi il cartaceo sta vivendo una crisi generale in edicola. All’inizio, noi disegnatori eravamo tutti poco tecnici e precisi ma avevamo grande passione; oggi devi rispettare delle regole, ci sono dei dettagli nel disegno da evidenziare, viene richiesta una maggiore precisione. Il computer comunque non lo uso, disegno tutto a mano.”
Lei ha lavorato per diverse case editrici ma alla fine è legato indissolubilmente all’Astorina e a Diabolik.
“Ho iniziato come inchiostratore, alle sorelle Giussani piaceva come lavoravo, il mio tocco era particolare.”
Che tipi erano le creatrici del re del terrore?
“Erano innamorate di Diabolik, lo avevano reso vivo, credo che si aspettassero che un giorno avrebbe bussato alla loro porta. Parliamo di due signore della Milano bene, esigenti per quanto riguarda i disegni ed estremamente corrette come editori, un piacere lavorare con persone così.”
Perché Diabolik ha avuto tanto successo?
“È uscito al momento giusto. Era un eroe negativo, nato in un momento storico di grande cambiamento. Era originale in tutto: viveva in Francia, guidava una macchina di grande fascino come la Jaguar, usava trucchi mortali e non, indossava maschere per camuffarsi o rubare l’identità altrui, viveva in nascondigli segreti ma soprattutto aveva degli occhi stupendi.”
Fu questo uno dei segreti del fumetto?
“Il taglio degli occhi grigi di Diabolik è stato il suo marchio distintivo: pensi che il 40% dei lettori era donna e non acquistava altri fumetti.”
Nonostante tutto, questo personaggio ha vissuto anche periodi controversi.
“Diabolik ha fatto diversi passaggi in tribunale fino al 1969. C’era chi credeva che influenzasse i ragazzini, portandoli a rubare. Come se leggendo Tex Willer, uno salisse in groppa a un cavallo e andasse al galoppo a sparare in giro. Per fortuna, una sentenza intelligente stabilì che Diabolik era distinguibile dalla realtà, un personaggio di fantasia che non poteva influenzare i giovani.”
Qualcuno dice che Diabolik sia stato influenzato dai tempi e che sia diventato politicamente corretto…
“È diventato più buono ma sta tornando quello di una volta. Per il resto, è sempre il personaggio amato dal pubblico, lui ma anche Eva. Non dimentichiamo che la Kant non è la principessa in pericolo, una donna fragile, lei è alla pari con il suo amante che ha spesso tirato fuori dai guai. Il loro amore ne ha viste e superate tanto è inossidabile, profondo, forte.”
Forte, come il Lambrusco usato da Giorgio Montorio, in edicola col suo Diabolik di-vino.