Colli di Parma: qualità e sinergia binomio vincente
Casatico, colline parmensi con vista sul castello di Torrechiara, inverno 1977. Alcuni viticoltori, consapevoli della riconosciuta qualità dei loro vini ed ormai fermamente decisi a tutelarla e promuoverla, si costituiscono in associazione: è il primo passo ufficiale verso l’istituzione del Consorzio Volontario per la Tutela dei vini dei Colli di Parma.
Una quarantina d’anni più tardi, i produttori parmensi sono protagonisti con i loro vini alla quinta edizione della Milano Wine Week, con un distretto dedicato e un walk around tasting nel quartier generale della manifestazione a Palazzo Bovara. È proprio in questa occasione che abbiamo incontrato Maurizio Dodi, presidente da oltre un decennio, per farci raccontare la storia e gli obiettivi del Consorzio.
Presidente, partiamo con un po’ di storia…
“Durante il boom economico degli anni ’60, mentre in alcune parti d’Italia come la Toscana, il Veneto e il Piemonte ci si organizzava in modo strutturato per recuperare la tradizione vitivinicola che si era fermata dai tempi della fillossera, nelle nostre zone molti si sono improvvisati viticoltori e vinai cercando di speculare sull’onda di un mercato in forte crescita, con il risultato di restituire un’immagine negativa di quello che era il prodotto vino a Parma. Il Consorzio è nato dalla volontà di alcuni produttori di allontanarsi da questa tendenza per difendere la qualità dei loro vini e promuovere il territorio.”
Arriviamo ai giorni nostri.
“Il nostro è un consorzio relativamente piccolo, sia come associati che a livello di superficie vitata (ad oggi contiamo circa 500 ettari a vigneto). Non potendo puntare sui grandi numeri, si è scelto di percorrere la strada della qualità e della conservazione del territorio, cercando di limitare al minimo gli interventi invasivi in vigna e in cantina. La produzione si concentra principalmente sui vini storici del parmense, cioè Malvasia e Lambrusco, che sono quelli che meglio si sposano con i prodotti gastronomici tipici delle nostre zone: il Parmigiano, i salumi, i primi e le carni, soprattutto il maiale.”
Immagino che la tradizione gastronomica del territorio sia un forte traino anche per voi.
“Grazie all’eccellenza dei nostri prodotti, Parma è diventata Città Creativa UNESCO per la gastronomia e tale riconoscimento ha dato una forte spinta al turismo enogastronomico che negli ultimi anni, pandemia a parte, è cresciuto molto. Di questo ritorno di immagine ne abbiamo beneficiato anche noi viticoltori. Se sul fronte delle esportazioni i nostri numeri non ci consentono ancora di essere competitivi sui grossi mercati extraeuropei, devo dire invece che per quanto riguarda l’enoturismo le cose si stanno muovendo e diverse aziende stanno puntando sull’accoglienza, migliorando le strutture e attrezzandosi per offrire ai visitatori un’esperienza che vada al di là della semplice visita alla cantina.”
C’è sinergia con gli altri consorzi del territorio?
“La mia prima attività come presidente è stata proprio quella di mettermi in contatto con gli altri consorzi per promuovere iniziative comuni. I vini di Parma sono ancora poco conosciuti e il fatto di presentarsi insieme a realtà più grandi come il Consorzio del Prosciutto di Parma e quello del Parmigiano Reggiano ci ha dato sicuramente più visibilità. Oltre a questo, stiamo collaborando per la promozione del territorio anche con Parma Quality Restaurants, un’associazione che raccoglie una cinquantina di ristoratori della zona.”
Facciamo un bilancio dell’esperienza alla Milano Wine Week che sta per concludersi.
“La partecipazione a questo evento era un’idea che avevamo da tempo. Devo ringraziare il presidente di MWW Federico Gordini che ha spinto molto per la nostra presenza, facendoci una proposta a cui non si poteva dire di no. È il nostro primo anno alla Wine Week e devo dire che stiamo avendo dei riscontri molto positivi, sia durante gli incontri con i produttori nei locali del distretto a noi dedicato che in occasione di questo evento, nato proprio in collaborazione con gli altri consorzi di cui si parlava prima.”
Quali sono le prospettive future per il consorzio?
“Ci piacerebbe poter aumentare i nostri numeri ma non è facile, perchè l’ampliamento dei vigneti è contingentato ed è concesso in percentuale sul territorio vitato esistente. Ogni anno le richieste che abbiamo da parte dei produttori sono superiori a quanto ci viene concesso. Non potendo crescere come quantità, dovremo lavorare soprattutto sulla qualità, sull’accoglienza e sulla promozione insieme agli altri consorzi.”
Chiudiamo con l’attualità. Che impatto sta avendo la crisi energetica sulle cantine?
“Purtroppo in cantina si usa molta energia elettrica e stiamo già registrando forti incrementi: in alcuni casi i costi si sono addirittura quintuplicati. Se il trend sarà questo anche in futuro, ci saranno grosse difficoltà, soprattutto per aziende medio piccole come le nostre. C’è bisogno di interventi strutturali per dar modo alle cantine di portare avanti l’attività.”