Chianti Classico: la crisi si supera investendo
In casa del “Gallo Nero”, le risposte alla crisi economico/sanitaria da coronavirus sono due: dinamismo e strategia. A differenza della rana dell’esperimento che, messa in un pentolino pieno di acqua che viene fatta progressivamente scaldare, si adatta alla temperatura crescente fino a quando non ha più la forza di saltare fuori e muore scottata, il Consorzio Vino Chianti Classico non è rimasto inattivo, aspettando un “deus ex machina” che miracolosamente lo sollevasse trasportandolo in un luogo sicuro.
In questi mesi, le politiche produttive, legate a temi come la vendemmia verde e la distillazione, e la ripresa del canale Ho.Re.Ca, sono state al centro di dibattiti con produttori e Mipaaf, e di campagne di comunicazione.
“Riguardo la vendemmia verde – spiega Carlotta Gori, direttore del Consorzio Chianti Classico – bisogna chiarire alcuni aspetti. La misura ministeriale non riguarda solo la messa a terra delle uve ma anche la riduzione delle rese in vendemmia. Sono due cose molto diverse. Quest’ultima soluzione è nelle nostre corde e prevede un premio per chi ridurrà, su base volontaria, la produzione del 15% rispetto alla media degli ultimi 5 anni; il rimborso economico non è stato ancora quantificato ma è una proposta interessante perché sarà importante andare sul mercato con un’offerta più bassa in termini di quantità. In ogni caso, abbiamo costituito un fondo di stabilità, una parte del quale sarà impegnata ad integrazione del contributo del Governo per la riduzione volontaria delle rese.”
Bocciata anche la distillazione, ritenuta inutile e non interessante per il Consorzio: “Questa azione non aiuta i produttori, non è una soluzione per le cantine che hanno un profilo medio/alto. Da un punto di vista economico non c’è un’adeguata compensazione per le mancate vendite. Bisogna trovare le risorse anche per chi non avrà vantaggi dalla distillazione.”
Nonostante il dato sull’imbottigliamento del periodo marzo-maggio sia stato in flessione, il post lockdown ha dato segnali di controtendenza. “Abbiamo chiuso giugno – sottolinea Carlotta Gori – con un segno positivo non solo rispetto ai mesi di chiusura ma anche ai risultati di un anno fa: luglio sta confermando questa tendenza. Invito sempre a valutazioni prudenti e realistiche ma la sensazione è di tenuta e non di crollo, situazione vissuta invece in piena emergenza Covid. A settembre avremo dei dati concreti da analizzare.”
C’è prudenza ma anche un margine di “tranquillità” perché le giacenze sono ”sotto controllo”, inferiori a quelle di tre anni fa per fare un raffronto con un periodo meno complicato: “Sono numeri potenzialmente ottimistici ma parliamo di dati non omogenei per tutte le aziende del Gallo Nero. C’è chi ha potuto vendere nella grande distribuzione e chi è rimasto fermo per lo stop al canale Ho.Re.Ca. La situazione regge complessivamente perché il nostro mercato è per l’80% sviluppato all’estero e solo per il 20% in Italia: nel periodo fra novembre e gennaio i nostri partner stranieri avevano implementato gli acquisti del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.”
L’export del Gallo Nero si sviluppa in 130 paesi. Nonostante il lockdown, alcuni di questi mercati sono rimasti aperti e hanno continuato, anche se con flussi ridotti, ad acquistare vino: “Il Canada, la Germania e il Nord Europa lavoravano, la distribuzione in queste nazioni ha limitato l’impatto negativo sull’export.”
Adesso, la prossima mossa è ripartire forte. Il Consorzio ha lanciato alcune campagne di comunicazione – ad effetto il gallo tricolore dedicato al ritorno all’attività della ristorazione che ha un ruolo importante nella bilancia commerciale del Chianti Classico – e ha studiato come affrontare i prossimi mesi con la sua commissione marketing. “Il coronavirus – commenta il direttore – ci ha costretti a cambiare la tempistica di alcuni appuntamenti canonici B2B ed eventi con il pubblico ma tutte le attività promozionali in Italia e all’estero sono state confermate. È un calendario nuovo che, tra le altre cose, ci vedrà molto attivi in Corea, Giappone e Germania, per citare alcuni mercati. In Italia, non abbiamo tolto un euro alle campagne promozionali, se possibile aumenteremo gli investimenti.”
Carlotta Gori è una fiorentina Doc, trapiantata nel Chianti 25 anni fa. Entrò nel Consorzio poco prima di laurearsi in legge. Aveva mandato il suo curriculum, come molti suoi colleghi dell’università, per trovare una prima occupazione. Il suo profilo piacque al Consorzio Chianti Classico che la prese a lavorare. Quella che la neolaureata credeva la parentesi di un anno, diventò l’esperienza di una vita nel Gallo Nero.