Cerulli Spinozzi, qualità all’ombra del Gran Sasso

Siamo in Abruzzo, nell’azienda agricola Cerulli Spinozzi, le cui vigne si affacciano sul Gran Sasso. Una cantina recente, realizzata nel 2003 dai fratelli Vincenzo e Francesco Cerulli Irelli ma in realtà con una origine che risale alla metà del  Novecento. Questa e altre storie ci sono state raccontate da Enrico Cerulli Irelli, attuale titolare dell’azienda.

ENRICO CERULLI IRELLI

Enrico, iniziamo dalla storia della tua cantina che sulla carta d’identità riporta un 2003 ma che in realtà…
In realtà ha una storia più vecchia. Partiamo dai fatti più vicini a noi. A inizio degli anni Duemila, mio padre e mio zio ebbero l’idea di idea di rilanciare l’azienda viticola di famiglia. Parliamo di vigneti storici, pietra angolare della cantina sociale Casal Thaulero che tra gli anni ’70 e i ’90 portò la nostra regione nel mondo. Era una realtà cooperativistica ma a un certo punto finì, si esaurì. Così abbiamo raccolto l’eredità di quei decenni, rilanciandola con un progetto, una cantina moderna, la trasformazione diretta delle uve, il tutto inizialmente reso possibile dai consigli di Franco Bernabei, un enologo di alto livello.

Hai parlato di progetto, quali sono le linee guida?
Abbiamo scelto di puntare sulla valorizzazione delle uve autoctone e la sostenibilità ambientale ed economica. Al montepulciano e al trebbiano, uve storiche del territorio, abbiamo aggiunto il pecorino, vigneto di origine picena che ha prosperato tra le Marche e l’Abruzzo. Inizialmente non conoscevamo bene questa vite e nel 2005 abbiamo iniziato a sperimentarne la produzione: promosso a pieni voti e diventato uno dei nostri principali prodotti. Per quanto riguarda il Montepulciano vino, ci tengo a sottolineare che la nostra è denominazione di origine controllata e garantita Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo.

Veniamo alla sostenibilità.
Inizialmente da noi c’era la sostenibilità biologica ma da 15 anni abbiamo scelto di passare alla lotta integrata nel vigneto con inserimento di insetti o microrganismi che siano, nel contempo, predatori naturali di quelli dannosi e riduzione dei fitofarmaci. Questa certificazione tiene conto della tutela di terreno, aria e acque, impedendo l’utilizzo di determinate sostanze di sintesi e chimica. Il Trentino è stata la prima regione a puntare su questa certificazione e oggi l’ 80% del territorio è coltivato così. Noi siamo stati alfieri del biologico nel centro e sud Italia ma i cambiamenti climatici hanno aumentato i rischi per questo sistema produttivo, così per mantenere la barra su una sostenibilità certificata ho trovato una buona soluzione nella lotta integrata.

Parliamo di terroir…
Ci troviamo in un quadrilatero, mare e montagna da una parte e grandi valli rigate da fiumi sugli altri due lati. Una volta qui c’erano i ghiacciai e oggi il terreno è quello tipico alluvionale: sabbia e argilla, prevalentemente in pianura, e ghiaia, in collina, che si mescolano in vari modi. La vicinanza tra mare e montagna regala un’escursione termica fantastica e le brezze continue tengono le uve asciutte, permettendoci di vendemmiare molto tardi, a volte anche a novembre.

E il Gran Sasso?
A volte si imbianca da un momento all’altro, repentinamente, con rischio di grandine o neve ma, in generale, questa catena montuosa ci protegge. Noi coltiviamo fino a 350 metri ma aiuto un amico che lavora a un montonico che prospera a 700 metri di altezza.

Rimaniamo sulle altezze dei vigneti.
“I vigneti bassi servono per i vini da tavola, salendo c’è la produzione della linea Cortalto e poi il Torre Migliori. Questi ultimi sono i top di gamma che rappresentano la nostra idea di eleganza: un Trebbiano da vecchie vigne, un Montepulciano e una Riserva da vigneti che vanno da 35 a 55 anni. Entrambi fanno un lungo affinamento su fecce fini e poi riposano, il primo in botti di legno grandi, l’altro in piccole, rispettivamente15 e 24 mesi. Sono complessi, eleganti, un bel biglietto da visita.

Abbiamo parlato di storia, discutiamo del futuro…
“In cantiere ho il progetto di un Pecorino d’altura piantato a 800 metri in Val di Sangro, vinificato in acciaio, niente malolattica. Dovrò aspettare perchè due anni fa un orso mangiò tutta l’uva. Il Pecorino garantisce un invecchiamento notevole dovuto all’acidità e si combina con la mineralità incredibile di quei terreni. Un work in progress.

Poi?
Uve montepulciano vinificate in bianco per un metodo classico. Grazie alla sinergia con l’Istituto Agrario di Teramo abbiamo fatto delle microsperimentazioni in un ambiente altamente tecnologico che hanno dato risposte interessanti.”

E per chiudere?
Una realtà. La nostra linea Gruè nasce da una collaborazione con il liceo artistico di design di Borgo Castelli ai piedi del Gran Sasso. È una scuola fondata 150 anni fa che ha formato ceramisti e artisti di livello ma che oggi soffre per mancanza di studenti. Abbiamo utilizzato una loro opera degli anni Cinquanta per le nuove etichette e adesso abbiamo istituito una borsa di studio per lo studente che creerà una nuova etichetta.

Ripartire dal territorio dovrebbe essere la parola d’ordine non solo di questa ma di tante altre realtà. A volte si guarda lontano anche quando abbiamo quello che serve sotto il naso.

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