Beca, Prosek, agricoltura: l’opinione di Centinaio
Vino batte Europa 1-0. Votati gli emendamenti alla relazione Beca sul Beating Cancer Plan Ue, è stato scongiurato un attacco al settore che avrebbe comportato gli “health warnings” in stile pacchetto di sigarette sulle etichette delle bottiglie di vino, ed è stata eliminata anche la distinzione tra uso e abuso. Scongiurato il pericolo europeo, a questo punto bisogna guardare a strategie comunicative sul consumo responsabile, implementando i messaggi, e tenere salda la barra, perché le criticità non sono finite e non è detto che gli ortodossi della salute contro tutto si siano definitivamente arresi.
Abbiamo incontrato Gian Marco Centinaio, Sottosegretario di Stato al Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali per fare il punto della situazione sul settore vitivinicolo.
Partiamo dalla difesa riuscita dagli attacchi europei.
“È stata una soddisfazione aver fermato il tentativo scellerato di far passare il messaggio che l’alcol, tout court, fa venire il cancro. Far accettare il termine “moderato” riguardo al consumo permetterà alle aziende di produrre serenamente, senza la spada di Damocle europea sulla testa, e al sistema paese di promuovere il consumo del vino e di sviluppare campagne di comunicazione sul consumo moderato, in termini di salute e sicurezza stradale. Abbiamo ottenuto uno straordinario risultato grazie a un grande lavoro di squadra, salvando non solo i prodotti italiani ma anche il vino e la birra di tutta Europa. La collaborazione a livello continentale con tutti gli europarlamentari, a cui era stata data libertà di voto, senza seguire teorie preconcette, è stata efficace.”
Questa situazione ricorda quella del tabacco riscaldato – un prodotto a rischio ridotto – altro settore strategico italiano, in pericolo per le possibili decisioni di un’Europa che sembra dire no a tutto.
“L’Italia sta provando a dire la sua. C’è interlocuzione tra Ministero della Salute, noi, Mef e Sviluppo economico per tenere una posizione comune sui prodotti da fumo a rischio ridotto. Vogliamo evitare che si arrivi alle estremizzazioni di una Europa che sembra vivere fuori dal mondo. Relatori del provvedimento sembrano ideologizzati, tutto fa male: eliminiamo tutto, poi ci pensa mamma Europa. Vogliamo parlare del vino annacquato? È un unico filone, lo stesso del nutriscore.”
In Europa è ancora aperta la partita Proscesso-Prosek. Dobbiamo prepararci a un Tocai-bis?
“Siamo cautamente ottimisti. Abbiamo costruito una difesa di livello, istituito una task force unita, coesa, con unico obiettivo: tutelare il Prosecco. La nostra risposta all’Europa ha avuto l’endorsement di produttori di champagne, birra e whisky scozzese per citarne alcuni. Se l’Europa accettasse il Prosek e venisse meno la denominazione, crollerebbe il castello continentale dei prodotti tutelati e potremmo aspettarci anche lo Champagne polacco. Sarebbe un attacco alle denominazioni europee, si creerebbe un precedente pericoloso. L’Italia ha trovato alleati tra i suoi competitor, creando un asse con la Spagna, i paesi dell’est Europa e alcuni europarlamentari francesi sul Cancer Plan. Se questo accordo scricchiolasse, le cose diventerebbero difficili.”
Torniamo nei nostri confini. Quando era ministro ha firmato il decreto attuativo che ha finalmente dato degli standard minimi per fare enoturismo. A che punto siamo?
“L’Enoturismo ha ricevuto degli indirizzi ben precisi. Dopo aver dato delle linee guida strategiche, iniziando a parlarne ad alta voce agli operatori per approcciarsi a livello mondiale nel medio e lungo termine, alcune regioni hanno fatto regolamenti locali creando disparità tra un territorio e un altro. Sono un perfezionista e vorrei lavorare con i colleghi assessori regionali per tracciare una linea comune, evitando così che un operatore straniero riscontri troppe differenze tra una regione e un’altra. Rischiamo di fare delle brutte figure. L’ideale sarebbe mettere tutti attorno a un tavolo partendo dall’esistente, capire quali azioni portare avanti e scrivere regole uguali per tutti.”
A proposito di regole. Premessa la condanna a quanto sta accadendo in Ucraina e la solidarietà al suo popolo, bisogna considerare le ripercussioni che questa situazione avrà sul settore vitivinicolo italiano nell’export in Russia.
“Ovviamente, la nostra prima preoccupazione è per le vite umane in pericolo e la speranza è che la diplomazia riesca a riportare la pace in Ucraina. Seguiamo con attenzione la questione delle esportazioni, cercando di capire quale strada prenderà. La sola minaccia di ulteriori sanzioni al mercato russo, riferimento per molti nostri operatori, costringerà le aziende italiane a cercare mercati alternativi, impresa non da poco. Coloro che oggi ci dicono di chiudere le frontiere e di sanzionare i russi, sono gli stessi che raccontano dell’aumento dei prezzi e delle esportazioni diminuite. O l’una o l’altra… Se la situazione si inasprisse ulteriormente ci sarebbe una reazione economica negativa, è logico, è il principio causa-effetto. Stiamo monitorando la situazione ma, sia chiaro, il pensiero adesso va al popolo ucraino.”
Recentemente il Mipaaf ha annunciato fondi speciali per il settore. Di cosa si tratta?
“ Sono 25 milioni di euro dedicati ai consorzi vinicoli per sostenere un’ampia platea di azioni, dalla promozione tradizionale a quella sul web, passando per la possibilità di fare tour sui territori. Questi fondi si possono usare anche per le scuole enologiche e gli istituti agrari, per la formazione del personale ma tutte le azioni devono essere obbligatoriamente Italia su Italia. Oltre a questo, bisogna pensare a incentivare la comunicazione sul consumo responsabile del vino.”
Fare cultura?
“Esatto, bisogna fare cultura.”
Una domanda che non le hanno mai fatto.
“Non mi chiedono mai che vino mi piace.”
Ci penso io. Quali sono i suoi vini preferiti?
“Non me ne vogliano gli amici delle bollicine ma amo i vini rossi fermi. La cosa che mi affascina del mondo del vino è l’incredibile ventaglio di possibilità di scelta che ci offre, a seconda delle occasioni, tanto per degustare un calice singolo quanto per un abbinamento a un piatto. La varierà enogastronomica è l’immensa ricchezza del nostro paese.”
Ha parlato di ricchezza. Possibile che i giovani non capiscano che questo tesoro può essere anche una professione? Quando sei in terza media non ti consigliano certo di intraprendere questa strada.
“I genitori, specialmente quelli della mia generazione, non hanno compreso che il futuro è nella terra, non ne percepiscono il potenziale. Molti dicono ai ragazzi che agricoltura è roba da poveracci, che ti spacchi la schiena per nulla. Questa gente non sa che l’agricoltura moderna è diversa da quella che gli hanno raccontato quando erano bambini e che il settore sta attirando laureati che provengono da percorsi scolastici completamente slegati da questo mondo. Ci sono laureati che si sono innamorati dell’agricoltura: oggi la tecnologia ti permette di svolgere alcune attività addirittura da remoto. Dallo smartphone puoi gestire irrigazione e videocontrollo, per dirne una.”
Un esempio di innovazione è l’agricoltura di misura.
“Assolutamente: ho visto anche delle startup. Nella risicultura, con il controllo da satellite i produttori hanno capito perché all’interno dello stesso terreno una parte produceva di più e una di meno. Si possono inserire degli algoritmi per individuare determinate caratteristiche di un campo, di un vigneto. Continuo a pensare che il futuro dell’agricoltura sia nella tecnologia. Basta con l’immagine romantica, rispettabilissima ma stereotipata, dell’anziano sul trattore con il cappello di paglia: rappresenta un altro periodo storico. Non è la direzione che ha preso l’agricoltura, quella a cui guardano i giovani.”
Chiudiamo con il progetto che vorrebbe portare a termine entro l’anno.
“L’obiettivo è il decreto sulla sostenibilità, dobbiamo essere il primo paese ad averlo.”