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Alsazia, i due fuoriclasse del Grand Cru Schlossberg
Gli amanti del vino farebbero bene a seguire l’esempio delle cicogne che migrano periodicamente in Alsazia, terra ricca di formidabili terroirs, tra i quali spicca il leggendario Schlossberg, il primo vigneto alsaziano a ottenere il titolo di Grand Cru nel 1975 che tra pochi mesi festeggerà il suo cinquantesimo anniversario. Adagiato sulla scoscesa collina di Bixkoepfel a otto chilometri da Colmar, l’appezzamento domina la valle del Weiss allungandosi dalla periferia della città di Kientzheim fino al castello medievale di Kaysersberg.
Gli 80,28 ettari di questo Grand Cru (di cui soltanto circa 55 attualmente coltivati a vite) poggiano su terreni ripidissimi tra i 230 e i 400 metri di altitudine che hanno richiesto la costruzione di molteplici terrazze, armoniosamente disposte in successione e sostenute da oltre mille metri di muretti a secco di sostegno, costruiti nel Medioevo e da allora pazientemente restaurati nel corso dei secoli successivi.
La sua storia inizia addirittura con i coloni gallo-romani che si stabilirono a Kientzheim intorno al 50 a.C., proprio all’incrocio di due strade romane, e che per primi impiantarono vigneti sui pendii più soleggiati. Federico Barbarossa, incoronato imperatore del Sacro Romano Impero nel 1155, una ventina d’anni dopo si appropriò di numerosi beni ecclesiastici, tra cui antichi possedimenti del monastero vosgiano di Etival che annoveravano le pregiate parcelle di vigneto annesse al maniero di Kaysersberg. Il lieu-dit di Schlossberg, ovvero “collina del castello”, viene però menzionato per la prima volta in alcuni documenti di transazione immobiliare del XIV secolo. Alla fine dell’Ottocento i suoi vini venivano già commercializzati in bottiglie renane e nel 1928 i vignaioli locali stabiliscono le prime regole di raccolta delle uve in una convenzione scritta e da tutti unanimemente rispettata.
La densità media di impianto è oggi di 5.000 viti per ettaro. Tra i filari la copertura erbosa è naturale e soltanto nelle zone più collinari si procede a una moderata lavorazione del terreno con zappatura manuale. Le terrazze e i muretti che riducono il rischio di erosione impongono costanti lavori di sistemazione e manutenzione. In questo contesto di rispetto della terra tutti i viticoltori praticano l’agricoltura biologica o integrata, perpetrando l’approccio avanguardistico delle generazioni passate. L’intimo rapporto tra l’uomo e la vite esprime così la ricerca della purezza nella produzione: assaporano l’uva per monitorarne il grado di maturazione, ponderando zucchero e acidità al fine di estrarre da ogni acino la quintessenza del frutto. Non è un caso che proprio nelle annate climaticamente meno felici i vini Schlossberg raggiungano spesso gli equilibri più esemplari.
Riparato dalla catena montuosa dei Vosgi dalle intemperie provenienti con regolarità da occidente, l’appezzamento è peraltro dislocato in una vallata molto mite, con temperatura media annuale superiore a 10°C e precipitazioni ridotte a poco più di 500 mm/anno. Beneficia inoltre di brezze leggere che agevolano la traspirazione del terreno e favoriscono sia l’impollinazione sia la lenta maturazione dei grappoli. Quest’ultima è perfezionata dall’ottimale assorbimento dei raggi solari da parte dell’erto costone granitico superbamente esposto a mezzogiorno (soltanto una piccola sezione distaccata guarda verso oriente).
Il materiale che compone la roccia madre deriva dalla cristallizzazione metamorfica di migmatiti, composti da una miscela di gneiss e granito, e granito di biotite di Kaysersberg. La profondità del suolo è prevalentemente inferiore a 40 cm. con una distribuzione granulometrica di tipo sabbioso-limoso, povero di elementi fini ma ricco di sabbia. Questa composizione grossolana del terreno genera una superficie ricca e diversificata di pregiate componenti minerali come potassio, magnesio, fluoro e fosforo, con minimale contenuto di materia organica. È inoltre presente una discreta quantità di acido fosforico e potassico che arricchisce il sottosuolo, favorendo una bassa ritenzione idrica e un pH di moderata acidità.
Nonostante l’omogeneità del terreno, questo Grand Cru ha molteplici personalità legate all’esposizione e all’altitudine in cui sono piantate le viti, ma soprattutto allo stile distintivo dei singoli viticoltori, nonostante un comune approccio avanguardista volto alla produzione di vini delicati, in cui l’impronta e la sottigliezza del Riesling si dipanano a meraviglia. La tipicità di tutte le etichette targate Schlossberg si esprime attraverso una proverbiale leggerezza che esalta i voluttuosi bouquet floreali, l’armoniosa ossatura minerale e la vivace venatura acida.
Raggiungono la loro pienezza dopo un paio d’anni, esibendo la pietrosa salinità acquisita dal vibrante granito di cui è pervaso il locale terroir, esemplare nella preservazione di calore e ricchezza minerale. Qui il Riesling trova le sue condizioni di maturazione ideali e si connota per i raffinati profumi di agrumi ed erbe fresche: non a caso è il vitigno più coltivato con una copertura pari al 76% della superficie totale del lieu-dit. Il granito sabbioso scolpisce purezza aromatica e insolita eleganza anche a Pinot Gris (10%) e Gewürztraminer (13%), alleggerendo il lato opulento abitualmente riscontrabile in presenza di terreni marno-calcarei: il primo snocciola un ventaglio di frutti bianchi croccanti e mandorla fresca, mentre il secondo si concentra su fiori gialli e frutta esotica.
La presenza del Muscat è invece marginale (1%) e, di conseguenza, poco rilevante nell’analisi sensoriale dei vini. Le versioni surmature, realizzate con gli acini nobili delle vendemmie tardive, dimostrano a loro volta un’energia straordinaria, potenziata da un’esuberanza precisa e succulenta. Le tenute Weinbach e Albert Mann, oltre a rappresentare la crema della viticoltura alsaziana, regalano le due più spettacolari ed emozionanti interpretazioni di questo Grand Cru, in linea con il distintivo stile produttivo che ne suggella le rispettive personalità: una profonda e sensuale, l’altra fine e cesellata, entrambe destinate a nobili e mirabolanti invecchiamenti.
DOMAINE WEINBACH
La prestigiosa sede del Domaine Weinbach è ubicata nel pittoresco villaggio di Kaysersberg, proprio alle falde della collina di Schlossberg su quello che era l’antico Clos des Capucines, datato 1612, considerato dopo la Rivoluzione francese “bene nazionale” e acquistato dalla famiglia Faller nel 1898. Tra coloro che si sono distinti nella valorizzazione dei terroirs alsaziani e nella divulgazione della AOC troviamo proprio Théo, il quale ha sviluppato la tenuta nella seconda metà del Novecento, per poi cederne il timone alla primogenita Catherine Faller che attualmente la gestisce assieme ai due figli Théo ed Eddy.
La superficie vitata di loro proprietà si estende su 28 ettari, interamente lavorati in biodinamico, che beneficiano di terreni di splendida complessità geologica (granito, marne calcaree-gessose, sabbie e calcare) e di ottimale soleggiamento grazie alla fortunata posizione sui migliori versanti. Tutti i vini si distinguono per grande personalità, ricchezza aromatica e vibrante mineralità, spaziando su uno sfaccettato ventaglio di profumi e sorprendendo sempre per la loro eleganza e complessità. Le ultime annate sono diventate più asciutte, snelle e accessibili, ma senza perdere la profondità che rende il portafoglio aziendale così peculiare.
Con le uve del più pregiato dei 14 ettari ubicati nel comprensorio dello Schlossberg, il Clos des Capucins, la famiglia Faller decise nel 1984 di realizzare la cuvée Riesling Schlossberg Sainte-Catherine Grand Cru che prese il nome della santa patrona che in quell’anno benedette la vendemmia. Sulla veste giallo oro con brillanti riflessi smeraldo, si sprigionano travolgenti aromi di gelsomino, ananas, pera Williams, scorza di limone, miele, tabacco biondo, iodio e cherosene, ideali per introdurre il sorso grasso ma temprato da una nervosa vena acida che puntella la purissima struttura tannica: un fuoriclasse assoluto che a tavola può agevolmente spaziare dal pescato di rango, come rombo in salsa d’agrumi e capesante al burro, al pollame speziato e alla cucina etnica.
DOMAINE ALBERT MANN
Il Domaine Albert Mann è invece una tenuta di Wettolsheim, minuscolo villaggio alle porte meridionali di Colmar, cresciuta nel tempo grazie all’opera di due grandi famiglie, i Mann – viticoltori dall’inizio del XVII secolo – e gli attuali proprietari, i fratelli Maurice e Jacky Barthelmé, che insieme alle rispettive mogli Marie-Claire e Marie-Thérèse dirigono l’azienda che annovera 23 ettari di superficie vitata con oltre un centinaio di parcelle sparse su otto comuni.
La loro filosofia agricola si basa sul rafforzamento della vitalità dei suoli e la conservazione del-la biodiversità con il preciso obiettivo di infondere nei vini le caratteristiche peculiari del terroir di provenienza. Vengono praticati reimpianti con selezioni ‘massali’ e arature a cavallo. L’utilizzo di composti naturali che stimolano la formazione dell’humus agevola ulteriormente la preziosa e incessante assimilazione dei minerali presenti nel sottosuolo. Basta osservare il gran numero di macchine e attrezzi di tutte le dimensioni conservati nel loro capannone per capire che tutte le parcelle sono lavorate come giardini principeschi. La vendemmia manuale consente di estrarre dagli acini mosti chiari, limpidi e sani che, dopo una lunga fermentazione, restano a contatto con i propri lieviti, preservando l’integrità del frutto. La cantina ha ottenuto nel 2000 la certificazione biologica dell’Unione Europea.
Insieme allo stratosferico Pinot Noir Les Saintes Claires, senz’ombra di dubbio il miglior vino rosso della regione, il Riesling Schlossberg Grand Cru costituisce la punta di diamante della gamma aziendale. Meno corposo del Sainte-Catherine, esibisce uno stile raffinato e luminoso – di scuola borgognona – che sublima l’energia tellurica del terroir. Si palesa nel calice con un brillante colore giallo paglierino, intarsiato da delicati riflessi verdolini. Elegante e verticale, sapido e slanciato, incanta il naso con un complesso bouquet di fiori bianchi, agrumi canditi, frutta esotica, potpourri e zenzero. Il sorso denso e multidimensionale ci porta in un universo di granitica mineralità, distendendosi tra intense nuances di pesca bianca e limone che persistono, senza alcuna concessione all’asprezza, nel lunghissimo e armonioso finale. Si accompagna a meraviglia con i crostacei, ma emoziona anche con ricette elaborate di verdure.