Alexandre de Lur Saluces, il fuoriclasse di Sauternes
La settimana scorsa ci ha lasciato alla veneranda età di 89 anni Alexandre de Lur Saluces, carismatico personaggio che ha scritto una delle pagine più gloriose della viticoltura moderna.
La sua passione enologica ha fornito un contribuito determinante al successo planetario dell’etichetta liquorosa più rinomata al mondo, il Sauternes: un dolce elisir faticosamente realizzato con uve Sémillon e – in quota minore – Sauvignon, colpite in autunno dalla celebre muffa nobile Botrytis Cinerea grazie all’ineguagliabile connubio climatico di umidità e ventilazione della zona del Graves. Se si esclude la denominazione Pessac-Léognan che vanta tra i suoi vigorosi rossi anche un ‘premier cru’, questo fazzoletto vitato a sud di Bordeaux sulla riva sinistra della Garonna è il regno incontrastato dei vini dorati di Barsac e Sauternes.
La capostipite dell’avventura vitivinicola di Sauternes fu una donna visionaria e di smisurata cultura, Françoise-Joséphine, che all’inizio del XIX secolo sposò il nobile Louis Amédée de Lur Saluces e nel 1826 fece costruire una attrezzata cantina a Yquem, autentica innovazione per l’epoca e fiore all’occhiello dell’intero territorio. La sua lungimiranza fu poi ripagata dal nipote Romain-Bertrand de Lur-Saluces, strenuo promotore dei “grands crus”, titolo che solo lo Château d’Yquem ottenne nel 1855 con la dicitura Sauternes Premier Cru Supérieur.
Successore dello zio nella conduzione della tenuta, subito dopo gli studi di legge ed economia il giovane Alexandre ne è stato l’indiscusso protagonista e guida spirituale dal 1968 al 2004, periodo in cui è riuscito a rintuzzare le pretese di acquisizione da parte del colosso Louis Vuitton Moët Hennessy, con il quale raggiunse nel 1999 un accordo che prevedeva il rispetto dei tradizionali standard e la nomina dello stesso Alexandre ad amministratore delegato, carica esercitata fino al 2004.
Affiancato dal figlio Philippe, ha continuato in parallelo a dirigere fino agli ultimi giorni della sua vita il vicino Château de Fargues, maestoso maniero costruito nel 1306 da Raymond-Guilhem de Fargues e passata in mano alla famiglia dei Lur Saluces nel 1472 che costituisce un’altra pietra miliare della denominazione. Insaziabile viaggiatore e risoluto innovatore, Alexandre è stato anche uno dei fondatori dell’International Wine Academy nel 1971 e dell’Union des Grands Crus de Bordeaux nel 1973, nonché affermato produttore di asparagi bianchi biologici, divenuti presto punto di riferimento per tantissimi chef stellati.
L’unicità delle condizioni pedoclimatiche di Yquem e Fargues, unite al suo eccellente acume e perfezionismo tecnico, hanno impresso ai rispettivi Sauternes una magia e una finezza senza eguali al mondo. La concentrata dolcezza è scolpita da una formidabile acidità che li mantiene vibranti e mai stucchevoli: eleganti aromi di fiori bianchi, pan brioche, spezie dolci ed erbe balsamiche introducono suadenti sapori di agrumi canditi, miele e frutta tropicale: un nettare inimitabile che adora il matrimonio gastronomico con il foie gras, ma non teme a tavola i connubi più spregiudicati.
Vogliamo rendere omaggio ad Alexandre de Lur Saluces, certi che lui stesso avrebbe apprezzato, raccontandovi le straordinarie emozioni sensoriali vissute in una recente piccola degustazione verticale di Château d’Yquem, a cui abbiamo avuto l’onore e il piacere di presenziare pochi mesi fa nel capoluogo lombardo.
Château d’Yquem 1997
Figlio di una tra le migliori annate di quel decennio, si presenta con una magnifica veste aurea, quasi aranciata e impreziosita da riflessi ambrati. La travolgente complessità aromatica dimostra una superlativa capacità di armonizzazione tra i molteplici profumi, dove albicocca candita e miele d’acacia si fondono all’unisono con sentori di caramello, zafferano e incenso. Anche in bocca colpisce la purezza del sorso ricco, perfettamente bilanciato tra dolcezza e acidità, con un lungo e seducente retrogusto di frutta tropicale.
Château d’Yquem 2005
Il colore è dorato intenso, luminoso e brillante. Il bouquet combina l’intensa fragranza fruttata del fico con una rinfrescante nota floreale di gelsomino e languidi aromi di tabacco biondo, vaniglia e cioccolato bianco. L’attacco setoso ed equilibrato svela in bocca freschi sapori di liquirizia e pan di zenzero, contrastati dalla nuance di arancia amara che man mano si fa largo sullo sfondo e ne scolpisce l’agile ma persistente finale.
Château d’Yquem 2020
L’ultima annata in commercio, presentata in anteprima nazionale dal distributore italiano, sintetizza il nuovo stile aziendale che vuole coniugare la tradizionale attitudine all’invecchiamento con il piacere di una beva immediata. Entra nel calice con un bel tessuto giallo dorato dai riflessi verdognoli e prorompe nelle narici con un tripudio di pesca gialla, cocco, mela cotogna e mango, a cui fanno capolino soffusi profumi di rosa canina e noce moscata. In bocca mostra una materia densa e avvolgente, corroborata dall’impeccabile equilibrio tra acidità e dolcezza, e chiude su eteree sensazioni balsamiche che nel tempo si arricchiranno delle paradigmatiche sfumature di zafferano e scorza d’agrumi, come ben sottolinea l’attuale direttore tecnico della tenuta Lorenzo Pasquini.