Centovigne, la raffinata sobrietà di Castellengo

A metà strada tra Milano e Torino troviamo Castellengo, comune autonomo fino a cento anni fa, ora frazione di Cossato alle porte del Parco Naturale delle Baragge, con una storia antichissima e conosciuto come uno dei luoghi più suggestivi e rilassanti delle colline sotto il Monte Rosa. Il Castello di Castellengo è senza dubbio il simbolo di questo territorio e racchiude nelle sue mura tutta la storia e le radici delle tradizioni locali, che oggi sono riscoperte e valorizzate grazie all’attenta ristrutturazione della famiglia Ciccioni, attuale proprietaria.

Il Castello ospita in uno dei piani nobili un prestigioso B&B che mette a disposizione una manciata di stanze impreziosite da arredi d’epoca e nell’edificio costruito per ospitare le carrozze nell’Ottocento (ora sede della cantina vitivinicola Centovigne) un delizioso agriturismo con quattro camere. Lontano quanto basta dal caos delle città, il maniero domina la splendida pianura sottostante, dando le spalle alle dolci colline Biellesi.

Le origini del castello si fanno risalire al X secolo per opera di Alberico di Monterone che si vide confiscata la proprietà nel 1014 per aver sostenuto Arduino d’Ivrea e sul finire del Seicento, mutate le condizioni politiche e militari, comincia la vera e propria trasformazione del castello da fortezza a residenza signorile, prima del graduale abbandono durante il secolo scorso. Nel 1990 gli attuali proprietari ne iniziarono un attento restauro conservativo in continuo corso d’opera che ha riportato il castello agli antichi fasti. Oggi, prenotando anticipatamente, è possibile visitarlo sia esternamente che internamente, sotto la guida attenta dei proprietari che ne raccontano storia e curiosità particolari. Quest’ultimi sono inoltre titolari dell’azienda vitivinicola Centovigne: le cantine sono visitabili con opportunità di degustare tutti i vini prodotti in accompagnamento a specialità gastronomiche del territorio.

In tale contesto quasi da fiaba, il Castello di Castellengo ha ospitato da secoli la produzione di pregiati vini che nascevano nelle vigne circostanti, su antichi terreni di origine glaciale marina, dove da sempre si coltivano principalmente Nebbiolo ed Erbaluce. Le radici della produzione di vino affondano addirittura al lontano 1682, anno a cui risale il più antico documento ritrovato con l’elenco del numero dei torchi, delle botti e dei tini che si trovavano all’interno delle ‘crote’ (cantine) del maniero. Un altro importante documento storico è il prospetto riassuntivo dell’Azienda Sella in Castellengo del 1888, con le entrate e le uscite relative alla vendita del vino.

MAGDA E ALESSANDRO CICCIONI

Oggi Magda e Alessandro Ciccioni reinterpretano quotidianamente questa tradizione attraverso il recupero, quasi archeologico, delle antiche vigne: un percorso iniziato nel 1999 al termine degli studi in enologia, incominciando a lavorare su un piccolo vigneto in Mottalciata. Gli ottimi risultati ottenuti li hanno incoraggiati ad “adottare”, una dopo l’altra, le vigne che gli anziani del posto non erano più in grado di gestire. La passione per il recupero archeologico degli antichi vigneti ha portato alla riscoperta e alla valorizzazione di numerosi micro-appezzamenti, ricostituendo passo dopo passo la storica proprietà composta da piccoli vigneti distribuiti sulle colline tra il Castello di Castellengo e Mottalciata, in questo sobrio e rilassante angolo di Alto Piemonte.

Le settecentesche cantine valorizzano l’utilizzo di antiche vasche di cemento e di grandi botti di rovere per l’affinamento dei vini, al fine di ridurre l’impiego di altri materiali ed esaltare il più possibile il patrimonio delle uve selezionate, unendo nuove conoscenze e tradizione in un connubio di tecnologia e storia. Le conoscenze di Magda e Alessandro permettono loro di effettuare interventi mirati al mantenimento della vitalità dei terreni, contraddistinti da pH acido e una peculiare microfauna; la capacità di quest’ultimi di assorbire minerali, assolutamente oltre i comuni standard, conferisce ai vini una sorprendente sapidità ed eleganza.

La degustazione si apre con il brioso e scattante bianco Miranda, un vino dai profumi floreali e dai polposi sapori di pesca e mela verde, abbelliti dal piacevole retrogusto agrumato. Grazie all’allargamento della superficie vitata di Erbaluce, di recente gli è stata affiancata una versione da fermentazione spontanea e macerazione a contatto con le bucce – come ben sottolinea il nome Miranda Osée – che aggiunge penetranti note di albicocca e di erbe spontanee su una trama più minerale.

Il Coste della Sesia Il Rosa, un rosato da prevalenti uve Nebbiolo, si caratterizza invece per il delicato bouquet che spazia dalle fragranze primaverili di lillà e petali di rosa a quelle fruttate di piccole bacche rosse che ritroviamo puntualmente nel sorso leggiadro e rinfrescante. La mirabile batteria dei rossi è introdotta dallo scalpitante e beverino Rosso della Motta, dove la piccola percentuale di Vespolina, Croatina e Uva Rara aiuta il predominante Nebbiolo a imprimere al succo un passo suadente e gourmand.

Lo stile produttivo dell’azienda trova una impeccabile sintesi nell’etichetta omonima – Il Centovigne – un Coste della Sesia morbido e corposo con un intenso aroma di mirtillo, un palato setoso e un finale persistente. Chiude la carrellata in pompa magna il fuoriclasse della scuderia, una bottiglia dalle formidabili potenzialità di invecchiamento che esce in commercio non prima di almeno sette anni dalla vendemmia: il Coste della Sesia Castellengo incanta per la straordinaria nitidezza dei sentori boschivi, la fine verticalità della struttura speziata e la vellutata profondità della trama tannica.

La contenuta gradazione alcolica di tutti i vini, alla luce del progressivo innalzamento delle temperature dovuto ai cambiamenti climatici, certifica ancora una volta l’aristocratica conformazione di questo terroir dell’Alto Piemonte. Il sogno nel cassetto di Magda e Alessandro è oggi il riconoscimento della denominazione Castellengo, obiettivo già traguardato con successo nel secolo scorso dai vicini crus di Bramaterra e Lessona.

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