Il Mediterraneo nei vini di Walter De Battè
Siamo in Liguria, nella Riviera di Levante, e più precisamente sul litorale spezzino. Un paesaggio di colline a strapiombo sul mare, dove verdi pinete e terrazze coltivate lasciano spazio, qua e là, a piccoli borghi abbarbicati a declivi scoscesi se non direttamente aggrappati agli scogli.
Qui nel 1991 ha iniziato la sua attività di viticoltore, all’epoca come produttore di Cinque Terre, Walter De Battè, un originale interprete del territorio che unisce la capacità di realizzare vini di grande profilo organolettico con una visione profonda della cultura da cui proveniamo. Sorseggiando i suoi vini visceralmente territoriali, ancorché oggi non inquadrati nei disciplinari previsti dalle denominazioni locali, e sentendolo parlare, sembra che pensiero, cuore e azione abbiano trovato nel bicchiere una sintesi compiuta, un equilibrio che emoziona.
Peculiare, nella sua trentennale parabola di vignaiolo, che Walter abbia cambiato a volte nome e denominazione dei vini, altre addirittura le vigne, rimanendo però sempre fedele ad un’estetica del vino che, come dice lui stesso, “Ha illustri antecedenti nella cultura greca. Platone nel Simposio dice che ‘la scansione del discorso è determinata dalla mescita del vino’, e il vino si ricollega in qualche modo ai miti di Dioniso e Apollo, ripresi da Nietsche. Dioniso nasce dalla terra di cui rappresenta l’energia primordiale e le forze vitali e istintive e Apollo presiede il tentativo razionale di dare senso, forma e armonia alle cose. Dioniso, per i Greci, è patrono del Teatro e del Vino, ovvero tragedia ed ebbrezza, ma nella rappresentazione teatrale e del vino il dionisiaco e l’apollineo sono due entità indissolubili”.
Non pensiate però ad un produttore filosofo. Tra muretti a secco che crollano e cinghiali e caprioli che assediano il vigneto tutti i produttori di questa zona hanno ogni giorno qualcosa di molto pratico a cui pensare. Non per nulla si parla qui di viticoltura eroica. Semplicemente Walter De Battè nel produrre vino ha trovato un mezzo di espressione congeniale, versatile, soggetto a evoluzioni, affinamenti, rielaborazioni, e soprattutto appassionante. Alla base c’è la ricerca e il recupero delle proprie radici, poi il rispetto per la natura e una profonda conoscenza del territorio e della sua storia. Produrre vino gli offre un modo fisico e concreto di esprimere se stesso, il suo senso estetico, la sua tensione al rinnovamento. Grande conoscitore di pittura contemporanea e appassionato autore delle proprie etichette, non è un caso che tra i suoi artisti preferiti ci sia Pollock, che realizzava quadri astratti apparentemente caotici, ma portatori di emozioni difficilmente esprimibili a parole. Si apprezza quindi quando dice: “Il grande vino non è rappresentabile, si percepisce”.
Caratteristica comune a tutta la produzione è il respiro mediterraneo, percepibile già nella ricchezza dei colori, anche per i bianchi, e nei profumi, con un sottofondo aromatico e agrumato che al palato lascia spazio a una prorompente sapidità e a sbuffi minerali, che affiancano altre note proprie del vitigno, e che si compongono poi in un palato avvolgente, solare, con un finale saporito e armonico, che lascia a lungo appagati. Se degustando si ha la pazienza di farlo ossigenare, il vino di De Battè ad ogni sorso rivela accenti diversi. Si potrebbe definirlo, applicando al gusto un termine connesso alle arti visive, un vino cangiante, che rivela nuove sfumature man mano che il tempo scorre. E spesso scorre volentieri, tra una chiacchiera e l’altra, come anche Platone ci ricorda…
Prima di passare alla degustazione, una nota generale: sono solo due le etichette prodotte a suo nome, ma Walter è artefice da sempre anche dei vini dell’azienda Prima Terra di Riomaggiore, oltre che consulente di svariate altre cantine in Liguria e non solo.
Vino bianco realizzato a Montaretto, frazione del comune di Bonassola a 300 metri sul livello del mare, da uve vermentino, bosco e albarola, il Saladero macera sulle bucce per circa 6/7 giorni e affina successivamente in acciaio. Il vino, intenso, solare, vellutato e sapidissimo, è una spremuta di territorio. Nell’annata 2021 Walter ha voluto sperimentare in fermentazione lieviti appositamente selezionati per esaltare le note terziarie. Risultato all’assaggio oggi: note minerali più pronunciate rispetto agli anni precedenti, che danno un piglio più austero e verticale, per un vino di grande equilibrio ed eleganza.
Vigna delle Pietre Nere è un rosso da uve syrah 50%, merlot 30% e ciliegiolo 20%. Anch’esso prodotto dalle vigne di Montaretto, prevede macerazione sulle bucce per circa 90 giorni e affinamento per il 60% in acciaio e 40% in barrique di terzo passaggio. L’annata 19/20 (a volte viene realizzato con il contributo di due annate contigue) è un ammaliante velluto di frutti rossi e spezie dolci. Armonia e gusto da fuoriclasse, buono oggi e per diversi anni ancora. Oltre agli abbinamenti più tradizionali, da provare servito a 15/16°C su una scaloppa di tonno.
Blend da uve granaccia (80/85%) e syrah (20/15%) coltivate a 500 metri d’altezza nel territorio di Riomaggiore, il Çericò (Prima Terra) dopo 70 giorni di macerazione sulle bucce riposa due anni e mezzo in botti di rovere di Slavonia da 550 litri insieme alle proprie fecce nobili, tolte le quali prosegue l’affinamento un altro anno in acciaio prima dell’imbottigliamento. Questo vino incarna la perfettamente la tradizione dei rossi del Mediterraneo della fascia Centro-Nord, dalla Sardegna (ricordiamo che il cannonau è il nome locale della granaccia) alla Valle del Rodano e alla Liguria. L’annata 2017 sfodera una spina dorsale minerale e salmastra, contornata da sentori speziati, balsamici, di mirto e di sottobosco autunnale. Un vino profondo, di personalità, che riempie il palato e che potrebbe accompagnare egregiamente qualche piatto di carne in stile mediterraneo, come ad esempio il porceddu sardo aromatizzato.
Vi lasciamo con un consiglio: andate a visitare Walter De Battè in cantina. Oltre ad assaggiare grandi vini e visitare luoghi splendidi scoprirete una persona affabile, con uno spiccato senso delle relazioni umane e della condivisione, e come pochi capace di raccontare il territorio.