Cognac, il riscatto dei vini da tavola di qualità
La regione vinicola comunemente conosciuta sotto il nome di Cognac è un vasto territorio che si estende tra terra, mare e paludi dal dipartimento della Charente a quello della Charente-Maritime, includendo anche la fascia settentrionale della Dordogna e alcune piccole zone del Deux-Sèvres e del Vendée.
Il substrato geologico è principalmente costituito da rocce sedimentarie accumulate sul fondo del mare durante l’era secondaria e i terreni sono soprattutto argillo-calcarei, simili ai morbidi suoli della Champagne, con un contenuto totale di calcare che può superare il 60%; il sottile strato di argilla verde (montmorillonite) fornisce a questi suoli una buona struttura, un’alta fertilità e un elevato livello di resistenza agli agenti atmosferici.
Le prime tracce della viticoltura risalgono alla fine del terzo secolo a.c., ma la produzione di vino decolla nel Medioevo sotto l’impulso di Eleonora d’Aquitania e del futuro re d’Inghilterra Enrico II Plantageneto per fornire una risposta alla crescente domanda da parte della nobiltà danese, norvegese e inglese.
Dopo la tragedia della fillossera i vigneti locali furono prontamente reimpiantati, ma da allora la maggior parte delle uve è stata utilizzata per la realizzazione del ricercatissimo distillato che porta il nome della regione. Le limitazioni e restrizioni imposte dal più severo disciplinare entrato in vigore nel 1973 ha obbligato molti produttori a diversificare il portafoglio aziendale, rilanciando così la produzione di vini fermi di qualità.
Quest’ultimi traguardano nel 1981 l’obiettivo dell’AOC Vin de Pays Charentais che così si aggiunge alla già esistente AOC Pineau des Charentes, riservata ai vini fortificati ottenuti da succo d’uva non fermentato o da una miscela di mosto leggermente fermentato, ai quali viene aggiunta un’acquavite di Cognac prima dell’affinamento di almeno otto mesi in botti di legno. Nel 2009 i Vins Charentais hanno poi ottenuto il prestigioso riconoscimento della certificazione IGP da parte della Comunità Europea.
I bianchi sono realizzati con le varietà colombard, sauvignon, chardonnay, chenin blanc e ugni blanc. Quest’ultima, coincidente con il nostro Trebbiano toscano e qui chiamata anche Saint-Émilion, è stata massicciamente introdotta nel territorio dopo la filossera in virtù della sua elevata acidità e del basso grado alcolico, caratteristiche ideali per conferire finezza e aromaticità alle acquaviti. I rossi e i rosati strizzano invece l’occhio al confinante bordolese con prevalenza di merlot, cabernet sauvignon e cabernet franc, ma anche gamay e pinot noir sono via via riuscite a ritagliarsi una presenza significativa.
Un manipolo di illuminati vignerons – primi tra tutti Domaine Gardrat, Domaine Le Petit Marand, Domaine Le Petit Cousinaud, Grains d’Estuaire e Jules Gautret – hanno lavorato con determinazione per elevare costantemente il livello qualitativo delle sei denominazioni riconosciute dall’INAO e oggi la regione può annoverare una produzione di quasi 100.000 ettolitri di vino. Analizziamo più in dettaglio le peculiarità generali di queste etichette che stanno conquistando famiglie, buongustai e operatori del settore per la loro duttilità nell’allietare molteplici momenti conviviali.
Vin de Pays Charentais Blanc
Vini dal colore giallo pallido con riflessi verdognoli, si diversificano nel profilo aromatico e gustativo in relazione alle varietà utilizzate in ogni singola etichetta. In generale i bouquet sono vivaci e aromatici, non particolarmente complessi e dominati da sentori di agrumi e di fiori e frutti bianchi. Le sotto-denominazioni Ile de Ré e Ile d’Oléron e Saint-Sornin si contrassegnano per l’apporto di sfumature iodate, caratteristiche dell’ambiente oceanico in cui crescono le viti. Il sorso morbido e leggero, teso e fruttato, si fa apprezzare sia per un semplice aperitivo sia in accompagnamento a crostacei, frutti di mare e formaggi di capra.
Vin de Pays Charentais Rosé
Il blend prevalente di uve delle tre varietà bordolesi esprime vini delicati dal tenue color salmone e dai vivaci profumi di lampone e ribes rosso, ai quali risponde un assaggio rotondo e rinfrescante. Per le sotto-denominazioni Ile de Ré, Ile d’Oléron e Saint-Sornin valgono le considerazioni sopra espresse per gli omologhi bianchi. Perfetti su una tavolata estiva con grigliate di pesce e piatti tipici della cucina marinara.
Vin de Pays Charentais Rouge
Il colore varia dal rosso rubino al granato brillante in funzione della composizione dell’uvaggio, mentre all’olfatto prevalgono gli aromi espansivi e fragranti di violetta e piccoli frutti rossi. Per le sotto-denominazioni Ile de Ré, Ile d’Oléron e Saint-Sornin valgono le considerazioni sopra espresse per gli omologhi bianchi. Il palato sapido e scorrevole, in alcuni casi morbido e speziato, in altri teso e tagliente, presenta una bella struttura aromatica che ne fa partner ideali di saporite zuppe di pesce e bistecche di vitello
Pineau des Charentes Blanc
Si presentano al calice con un luminoso colore giallo paglierino dai brillanti riflessi dorati e travolgono il naso con esuberanti profumi di miele, camomilla e frutta secca tostata. Il sorso dolce, aromatico ed equilibrato rivela l’intrigante natura di questi singolari e seduttivi vini liquorosi, nati casualmente nel XVI secolo quando un vignaiolo aggiunse per errore del mosto d’uva a una botticella di Cognac. Serviti solitamente freddi all’ora dell’aperitivo, si trovano a proprio agio anche a tavola con il foie gras e i dolci cremosi come il celebre tiramisù.
Pineau des Charentes Rosé
Sul fulgido abito rubino intenso si propagano penetranti aromi di frutti rossi che richiamano il mosto e i tipici profumi del Porto. Rotondi e vellutati, al palato snocciolano golose note di ribes nero e confettura di lampone che con l’invecchiamento si arricchiscono di sentori di kirsch e caramello. Superlativi con i formaggi erborinati e il cioccolato fondente.
Pineau des Charentes Rouge
Le poco diffuse versioni in rosso, ribattezzate anche Rosé Spécial, presentano un colore più profondo dei Rosé e una struttura corposa e vellutata. Il naso e la bocca sono riconoscibili per l’energico effluvio di frutti rossi, tra i quali spiccano mirtillo, mora e prugna matura, abbellito da ricordi di uva passa, datteri e spezie esotiche. L’evidente affinità sensoriale con i migliori Porto Ruby li destina all’aperitivo, alla meditazione e all’accompagnamento dei dessert di fine pasto.