Anime e vino: Gordian, Baldios e gli altri robot
Arrivati al nono appuntamento di anime e vino ci poniamo la stessa domanda del primo approfondimento sul tema: perché i supercattivi dei cartoni animati bevono sempre vino e per di più in calici improbabili? Ecco un trio di supercattivi tratto da anime che faranno venire nostalgia ai quarantenni.
Partiamo da “Daikengo, il guardiano dello spazio” (1978), anime di appena 26 episodi ideato da Akiyoshi Sakai, alla sua prima opera per la Toei Company dopo aver lavorato alla Tatsunoko Production, sceneggiando Gatchaman (1972), Kyashan (1973), Hurricane Polimar (1974), Tekkaman (1975) e, un anno dopo, Godam.
Lo stereotipo malvagio/vino lo troviamo in Roboleon, un generale robot che nel nome e nell’aspetto ricorda Napoleone Bonaparte; in alcune occasioni, lo si vede pasteggiare con viti e bulloni annaffiate da vino rosso. Come possa sentire i sapori o aver bisogno di mangiare e bere, rimane un mistero.
Mistero è il termine più adatto all’anime Gordian. Il gigante d’acciaio, che ospita al suo interno due robot più piccoli e il pilota Daigo, il protagonista della serie (suo padre, il dottor Otaki, ha trasferito la sua coscienza all’interno di un computer dopo la sua morte, vi ricorda qualcosa?), è l’arma di difesa di Victor City contro i perfidi Madokter, membri di una società militare che si crede razza eletta meritevole di sopravvivere al genere umano in un annunciato cataclisma cosmico (anche questo non vi ricorda un altro anime?).
La storia, abbastanza banale nelle prime battute, svilupperà nel corso delle puntate una serie di sottotrame legate alla sperimentazione su esseri umani, alieni, energia alternativa e catastrofi spaziali, approfondendo in maniera significativa l’introspezione psicologica di molti personaggi e mettendo in secondo piano gli scontri robotici. Alla corte dei Madokter non manca il vino. Ecco Saxidar brindare a una prossima battaglia con un vino dal colore improponibile (a una degustazione non avrebbe superato l’analisi visiva).
Passiamo adesso a God Sigma che, come Gordian, parte dal ripetitivo “terrestri buoni contro alieni cattivi” per poi regalare una serie di sorprese nel corso degli eventi. Di questa serie del 1980, la sorpresa più brutta fu per i telespettatori italiani: furono trasmessi solo 48 dei 50 episodi andati in onda in Giappone.
Come nel caso di Space Robot, solo con l’avvento di internet e YouTube fu possibile vederne il finale nello stivale. Nella foto, a completare il trio di malvagi bevitori di vino, c’è Lagan comandante supremo degli Heldiani. Dove avrà comprato l’improbabile calice? Con questi bicchieri, una visiva sarebbe impossibile.
Vista la precedente citazione di Akiyoshi Sakai, terminiamo il nostro viaggio negli anime anni Ottanta con Baldios, un grande incompiuto dell’animazione nipponica e come altri suoi predecessori, trasmesso parzialmente in Italia. La serie si conclude con un finale aperto perché in Giappone fu decisa l’interruzione di Baldios a 34 dei 39 episodi previsti inizialmente; in Italia, invece, non arrivarono gli episodi 33 e 34, i più belli e drammatici, doppiati e prodotti per l’home video tricolore solo nel Duemila. La serie ebbe comunque un conclusione nel film cinematografico Baldios (e che conclusione!).
L’anime fu quasi sicuramente penalizzato dalle tematiche non infantili, un prodotto troppo adulto per il pubblico dei tempi; se la serie fosse stata trasmessa qualche anno dopo, oggi parleremmo di un cult. Una volta tanto non vi proporremo l’istantanea del tiranno di turno ma quella di una figura femminile, la professoressa Hera Queenstein, la prima donna scienziato di un anime (in Baldios il gentil sesso è molto lontano dall’immagine sottoposta e sempre in difficoltà vista in altri cartoni animati del periodo). L’immagine è tratta dall’episodio 29, in cui David Wayne, un ex studente della dottoressa, le dichiara il suo amore. La Queenstein, che qui vediamo per la prima e unica volta in abiti femminili e con i capelli sciolti, aspetta il ragazzo nella sua stanza leggendo un libro e sorseggiando del vino. Inutile dirvi se avete letto le puntate precedenti che il buon David, come la stragrande maggioranza degli innamorati negli anime anni Settanta e Ottanta, non solo non consumerà la tanto desiderata notte d’amore (Andrè di Lady Oscar fu un’eccezione), fermandosi sulla soglia della camera della sua ex professoressa, ma morirà in una missione suicida. Che non abbia sopportato la vista del calice pieno fino all’orlo e come la Queenstein lo teneva in mano?
つづく