Etichette d’artista per il Gavi DOCG
Non occorre riavvolgere il nastro fino al lontano 972 quando un documento, il primo a noi noto, riferisce dell’affitto di vigne e castagneti a due cittadini di Gavi. Basta cominciare dal 1993, l’anno nel quale ha preso vita e corpo il Consorzio Tutela del Gavi, grande bianco piemontese in terre tradizionalmente votate al rosso. La zona di origine è quella del Sud-Est del Piemonte, con un disciplinare, per la DOCG, che limita la produzione a 11 comuni nella zona di Alessandria, dove il vento marino che soffia dalla vicina Liguria incontra il clima temperato e fresco dell’Appennino. Inverni freddi, estati calde e ventilate, altitudine dei pendii ed esposizione, terreni marnosi, calcarei e argillosi: è un mélange particolare quello che dà corpo, profumi e sapori al Gavi. Un vino importante e di personalità, Cortese 100%, giustifica un’associazione che lo tuteli e valorizzi: la scopriamo e ne discutiamo con il presidente del Consorzio, Roberto Ghio.
Cominciamo dalla carta d’identità del Consorzio di Tutela del Gavi: quali le finalità e il modus operandi? Quanti sono gli associati?
“Il Consorzio è nato 27 anni fa: lo scopo è stato ed è quello di tutelare e valorizzare la denominazione del Gavi DOCG, e agire in favore e a sostegno dell’intera filiera, composta da produttori, vinificatori e imbottigliatori. Per promuovere l’immagine del Gavi, il Consorzio partecipa alle più importanti fiere di settore e agli appuntamenti enologici in Italia e nel mondo, organizza workshop, convegni, degustazioni e corsi, invitando opinion leader, giornalisti e buyer a conoscere il territorio e la sua produzione. Lavoriamo inoltre per favorire l’aggiornamento delle conoscenze e delle competenze agrotecniche e ambientali, per la conservazione della qualità e della biodiversità del prodotto e del suo territorio. Le aziende sono circa 350, delle quali 192 associate al Consorzio. Cinquemila, invece, le persone impiegate a vario titolo nella filiera del Gavi.”
Numeri importanti che fanno pensare a un volume d’affari di un certo rilievo: potrebbe quantificarlo?
“Tutti i numeri del consorzio sono da anni in costante crescita: la superficie vitata (ad ora superiore a 1600 ettari), le bottiglie prodotte, che sono arrivate a circa 13 milioni, per un fatturato complessivo di chi lavora nel “mondo Gavi”, ad oggi, pari a quasi 60 milioni di euro.”
Passiamo all’attualità. La pandemia del Coronavirus ha determinato una situazione inedita e molto difficile anche per il settore vinicolo. Come ha reagito il Consorzio? Quali azioni ha intrapreso?
“La nostra denominazione ha resistito bene all’urto del lockdown, trainata dalla vendita a scaffale in Italia e all’estero delle etichette dei nostri produttori di punta. Per quelli più piccoli, che lavorando principalmente con il canale Ho.Re.Ca. hanno sofferto la chiusura di ristoranti ed enoteche, stiamo collaborando con i soggetti istituzionali per favorire interventi di rilancio della produzione (come la promozione) e di autoregolazione delle giacenze di prodotto, quali, per esempio, la riduzione delle rese di uva per ettaro relative alla prossima vendemmia.”
Dal 2015 il Consorzio di Tutela del Gavi promuove un contest annuale per affidare alla creatività di un artista il disegno dell’etichetta istituzionale. Come si svolge?
“Ogni anno affidiamo a una commissione dell’Associazione Italiana Sommelier una degustazione alla cieca per selezionare il vino dell’annata attuale che meglio rappresenta la personalità e la tipicità del Gavi nelle sue tipologie principali: Fermo, Riserva e Spumante. I vini che ricevono il punteggio maggiore diventano le bottiglie istituzionali fino all’anno successivo, ambasciatrici della denominazione durante gli eventi che organizziamo o ai quali partecipiamo.”
Quali sono i criteri selettivi per la scelta della grafica?
“È uno strumento di comunicazione che va alle redazioni e ai nostri ospiti istituzionali. Per questo, ogni anno vestiamo la bottiglia con un’etichetta a cui è affidato il racconto delle “Storie del Gavi”: i luoghi simbolo del territorio, una ricorrenza speciale o uno degli aspetti identitari della nostra zona vitivinicola. Abbiamo quindi deciso di affidare il disegno ad alcuni artisti che, attraverso il loro filtro creativo, hanno interpretato questi temi simbolo. Nel 2015, l’artista giapponese Shuhei Matsuyama ha raffigurato il Forte di Gavi; nel 2016/2017 Massimo Sardi, illustratore, ha rappresentato “Ambrosia”, affresco dell’area archeologica di Libarna, alla quale abbiamo voluto dedicare un biennio legato all’arte e alla cultura del territorio. Nel 2018 Serena Viola, artista milanese, ha disegnato i vent’anni della Docg. L’anno scorso Enrico Bafico, pittore genovese, ha raccontato Novi Ligure e il Museo dei Campionissimi con un’etichetta dedicata a Fausto Coppi e Costante Girardengo.”
Siamo arrivati al 2020. A chi o cosa si è ispirato l’artista che ha curato l’etichetta della bottiglia istituzionale?
“Riccardo Guasco, artista alessandrino, ha reso visivamente l’abbraccio al territorio della principessa Gavia, che la leggenda vuole abbia dato nome al borgo di Gavi, rappresentando un profondo senso di protezione, difesa e salvaguardia del territorio. Mai come oggi, in un momento di emergenza globale, questa etichetta diventa un messaggio di positiva e fiduciosa speranza per un futuro più consapevole.”
A proposito di futuro, guardiamo oltre il Covid-19, e pensiamo alla ripartenza: che domani prevede per il mercato del vino? Quale per il Consorzio e per il Gavi?
“Il mercato è pronto per ripartire, come lo sono i viticoltori che nei mesi passati non hanno mai smesso di lavorare e curare la propria vigna. Qui, nessuno si è mai veramente fermato: al contrario ha guardato avanti. Così come l’ha fatto il Consorzio di Tutela del Gavi, che vuole sempre di più investire sul patrimonio vitivinicolo e turistico di questo comprensorio.”
Il territorio del Gavi, l’alessandrino, offre diverse possibilità legate a forme di turismo esperienziale…
“Stiamo lavorando alla promozione della “Destinazione Gavi”, il nuovo progetto di enoturismo lanciato dal Consorzio per valorizzare un angolo di Piemonte ancora poco frequentato; è un turismo “delle esperienze” di grande potenziale. Siamo una meta di prossimità e sicura, vicina a Milano, Torino e Genova. Qui si trovano grandi spazi aperti, possibilità di fare sport, trekking, bike e golf, una natura incontaminata e una gastronomia che unisce le eccellenze di Piemonte e Liguria, che trovano nel Gavi il compagno ideale.”
Chiudiamo tornando al core business: il Gavi esporta circa l’85% della sua produzione. Verso quali mercati? Che futuro avrà il vostro export?
“I principali mercati del Gavi sono Germania, Inghilterra, Stati Uniti e Russia, ma esportiamo in oltre 70 paesi nel mondo. Se è vero che l’export ha avuto, da sempre, un ruolo predominante per la nostra denominazione – continueremo a promuovere il Gavi sulle piazze internazionali per noi strategiche – è altrettanto chiaro che la situazione attuale ci conferma che occorre curare e investire ancora di più nel mercato interno.”
Photo Credits: Copertina © Maurizio Ravera