Adriano, Marco e Vittorio: tradizione piemontese

La cantina Adriano Marco e Vittorio ha festeggiato pochi mesi fa la sua venticinquesima vendemmia ma la storia di questa azienda risale al primi del Novecento.

All’inizio del secolo scorso, Giuseppe Adriano e la moglie Teresa conducevano un’attività agricola da mezzadri, vendendo le loro uve alle cantine locali e usando le restanti per produrre vino per uso familiare. Per fortuna, con gli anni la famiglia Adriano ha trasformato un “vino del contadino” in un prodotto di eccellenza, grazie a un’intuizione vincente di Aldo Adriano, che insieme alla moglie Maddalena, ha dato una svolta al futuro della famiglia.

Marco e Vittorio Adriano

“I miei genitori – spiega Vittorio Adriano, proprietario della cantina con il fratello Marco – ebbe l’idea di trasferirsi dall’Alta alla Bassa Langa, acquistando la terra dove viviamo oggi, ad est del Tanaro. La zona è quella di San Rocco Seno d’Elvio, una frazione in provincia di Alba che prende il nome da San Rocco, patrono locale e dal vicino torrente Seno d’Elvio. Elvio – nota storica – è anche il nome dell’imperatore romano Publio Elvio Pertinace, originario di Alba, che salì sul trono per pochi mesi , da gennaio a marzo del 193 d.C. , quando morì, vittima di una congiura.” “Quella dei miei genitori – continua Vittorio – fu una scelta lungimirante. Non fosse stato per loro, oggi l’azienda non esisterebbe e noi faremmo altro nella vita, di sicuro non questo splendido lavoro. Hanno sostenuto grandi sacrifici per acquistare una terra meravigliosa: in linea d’aria, le vigne sono vicine al mare e risentono degli influssi benefici dell’aria che arriva dalla costa; la notte, invece, c’è una forte escursione che esalta le caratteristiche di alcune uve, in particolare il Nebbiolo, il vitigno principe di questa zona”.

In casa Adriano, il Nebbiolo da vita a una delle punte di diamante della produzione piemontese: il Barbaresco. “La nostra azienda – sottolinea Vittorio – coltiva due delle sessantasei Menzioni Geografiche Aggiuntive del Barbaresco DOCG. E’ una zona ristretta all’interno di una denominazione, un vero e proprio cru. Qui, produciamo tre Barbaresco: il Sanadaive – traduzione in piemontese di Seno d’Elvio – il Basarin (prende il nome da una delle zone a Neive più famose per la coltivazione del Nebbiolo) e il Basarin Riserva.

La produzione della cantina non si ferma a queste eccellenze delle Langhe ma si allarga ai principali vitigni a bacca rossa piemontesi (Freisa, Dolcetto e Barbera) e a un classico bianco, il Moscato d’Asti, declinato oltre che nella classica versione DOCG spumantizzata anche in una proposta passita, il Satifol, e una secca, l’Ardì, particolarmente adatta per gli aperitivi. A staccarsi da questo bagno nella tradizione enologica piemontese è un sauvignon, il Basaricò, che prende il nome dalla traduzione in piemontese di basilico, principale riconoscimento olfattivo di questo prodotto.

Da alcuni mesi, il vino sta vivendo un periodo di incertezza a causa del Covid-19, un’emergenza sanitaria con pesanti ricadute economiche che ha toccato anche questo settore e che la famiglia Adriano ha preso di petto. “In questo momento – commenta Vittorio – la ristorazione è ferma e tutto il nostro settore sta risentendo il contraccolpo. E-commerce a parte, siamo presenti sul territorio e, oltre ad alcuni ristoratori che lavorano con le consegne a casa e alle enoteche, abbiamo molti privati che cercano la qualità e acquistano i nostri prodotti. Un invito che mi sento di fare al pubblico è quello di rivolgersi a cantine serie, evitando gli imbottigliatori: bisogna puntare sui bravi produttori, sulle aziende che fanno qualità.

La qualità in casa Adriano è data dalla conoscenza e dall’amore per la terra  – l’azienda fa parte della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti – che non sempre è facile lavorare per motivi burocratici. “Un tempo – ricorda Vittorio – quando dovevi vendemmiare ti aiutavi tra vicini o venivano i parenti. Oggi siamo schiavi delle scartoffie. Fino a qualche anno fa, usavamo dei voucher con i quali pagavamo studenti e pensionati che cercavano un’attività stagionale. Poi, dopo che alcuni hanno abusato di questo strumento, facendoli togliere dal mercato: ci siamo trovati a dover stipulare dei contratti a tempo, poco pratici e onerosi. Quando abbiamo bisogno di assumere, come accaduto recentemente, lo facciamo ma per le attività a tempo ci vorrebbe meno burocrazia. Per fortuna, recentemente, hanno permesso ai parenti fino al sesto grado di venire ad aiutare in vigna senza rischio di multe. Per il resto, auspichiamo che ci siano presto dei cambiamenti per aiutare la categoria.

Passeggiando tra le colline pettinate dai vigneti della famiglia Adriano saltano all’occhio delle torrette a forma di imbuto rovesciato, uno strumento fondamentale per salvare i vigneti. “Sono cannoni antigrandine – spiega Vittorio – strutture che impediscono che precipitazioni improvvise di ghiaccio devastino le coltivazioni. Oltre a uno stretto controllo meteo, ci sono delle vedette che, in caso di grandine, avvisano del pericolo e attivano i cannoni che sparano onde d’urto che impediscono la formazione dei cristalli di ghiaccio, distruggendoli. Se non facessimo così, questi cristalli “rimbalzerebbero” a contatto con l’aria calda vicino al suolo per risalire in quota e fondersi con altri cristalli, aumentando di massa . In questo modo impediamo spiacevoli eventi grandigeni.

Sull’utilità di questa guerra preventiva al maltempo, messa in atto dalla comunità del Barbaresco, c’è chi solleva dubbi. Non ce ne sono invece sulla qualità dei vini della cantina Adriano Marco e Vittorio.

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