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Mercato, dealcolati e tendenze: parla Luca Cuzziol
Mi capita spesso durante l’anno di incontrare Luca Cuzziol, amministratore unico di Cuzziol GrandiVini, a fiere internazionali o a eventi organizzati da lui. Tolto il piacere di bere un calice di vino assieme, questi momenti, a seconda del periodo dell’anno, sono l’occasione per parlare del mondo del vino, della percezione di come potrebbe svilupparsi il mercato, delle nuove mode e di tanto altro.
Qualche giorno fa, l’ho letteralmente sequestrato durante la presentazione del portfolio 2025 della sua azienda di distribuzione per una chiacchierata che, viste le diverse notizie delle ultime settimane su presunte crisi del settore e le novità sugli health warnings, si è pian piano trasformata in questa intervista.
Luca parliamo dei consumi di vino, secondo molti in discesa.
“Non sono scesi, piuttosto è cambiato il modo di bere il vino. Magari si preferisce il singolo bicchiere, si cerca una bottiglia di qualità maggiore e c’è più attenzione al prodotto. il 2024 è stato complicato a livello internazionale a causa dei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, c’è stata l’elezione di Trump, il voto in Germania e la crisi politica in Francia, un contesto non euforico in cui i consumi del vino hanno tenuto. L’importante è garantire un buon servizio e continuità di lavoro ai produttori e a tutta la filiera nei prossimi mesi.”
Dai tempi del Covid si è alzata la battuta del vino e la gente ha iniziato a preferire prodotti di qualità. Ma si dice dice che si vendono meno bottiglie in Italia.
“La pandemia ha portato le persone, soprattutto nel 2021 e 2022, a cercare la via del carpe diem, a bere in casa meglio, con più consapevolezza e a provare nuove strade. Qualcuno ha letto male questa situazione, lo Champagne ad esempio ha perso 20 punti in Italia e un 10% nel mercato casalingo. Altri invece sono cresciuti. Diversi modi di affrontare la situazione e adattarsi.”
Qualcuno inizia a sussurrare dell’esistenza di fantomatiche lobby del vino dealcolato. Quando si inizia a parlare di crisi del vino, compaiono fantasmi o nemici improbabili.
“Io faccio la premessa che se un prodotto è dealcolato non può chiamarsi vino, che viene prodotto in un determinato modo e ha delle caratteristiche organolettiche peculiari. Questi prodotti con alcol ridotto a zero o quasi, non corrispondono organoletticamente a quello che il cliente si aspetta. Le vendite dipendono da altro.”
Parlavamo di errata comunicazione. Un esempio è rappresentato dagli avvisi sanitari sulle etichette, che in Irlanda nascono come lotta all’alcolismo e che ora rischiano di trasformare le bottiglie di vino in un qualcosa di graficamente simile ai pacchetti di sigarette.
“Questa è lobby politica. Gli irlandesi non producono vino e, giustamente a livello europeo devono proteggere i loro interessi. La questione è tutta qui.”
Torniamo alle questioni di casa nostra. Mode e novità come stanno influenzando il mercato?
“La bollicina è trasversale, funziona da apericena, da cena e post pasto e continua a funzionare per queste ragioni. Anche a causa del cambiamento climatico, vedo in salita i bianchi, soprattutto a tavola: un fatto impensabile solo 30 anni fa, quando il vino che prendevi in osteria o in enoteca era quasi sempre un rosso. Come tipologia, i vitigni aromatici sono quelli più ricercati. Diciamo che spumanti e bianchi oscillano ormai tra il 65 e il 70% del totale”
Andiamo verso Vinitaly, fiera amata e odiata alla quale, comunque, nessuno vuole mancare.
“Parliamo di una vetrina importante il cui unico limite, che non dipende dall’ente fiera, è il periodo in cui si svolge, troppo lontano dal momento ideale per il mercato. Ognuno cerca di fare il suo al meglio: noi allestiamo uno stand enorme dove ospitiamo 70 produttori ma alcune cose, come una saletta dove si facevano degustazioni mirate di vini molto alti e tecnici, le abbiamo tagliate a causa dei riscontri poco significativi. Bisognerebbe rivedere diversi aspetti, in primis il calendario.”
A Vinitaly e altri appuntamenti di settore, spesso vengono portate le ultime annate che non sono pronte, anzi. La gente tratta il vino come gli smartphone andando alla ricerca dell’ultimo modello e quindi l’annata precedente si svaluta sul mercato (per i vini bianchi) mentre invece dovrebbe acquistare valore.
“Concordo pienamente. La nostra azienda ha tutte le rimanenze di vini di qualità dell’anno precedente, le stocca e crea l’annata storica. Ad oggi è importante capire la longevità di queste bottiglie, quando possono considerarsi realmente pronte per essere consumate. Anche per questo motivo bisognerebbe rivedere le date di molte fiere dove andrebbero portati i vini pronti, non l’ultima annata, un retaggio del passato.”
Photo credits: Gaia Menchicchi