Il Verdicchio ambasciatore delle Doc delle Marche
Ecletticità, versatilità, personalità. La carta d’identità (o, meglio ancora, il “bigino”, tanto usato nel secolo scorso nei licei per un veloce apprendimento della singola materia di studio) del Verdicchio è racchiusa in queste tre parole che raccontano un territorio e i suoi vini, al termine di una manifestazione improntata alla conoscenza e alle degustazioni, organizzata dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, il “maxi-consorzio” presieduto da Michele Bernetti che unisce gran parte della produzione vitivinicola d’origine della regione.
Un evento diffuso, voluto per promuovere le Dop marchigiane sul mercato interno, a cui hanno partecipato oltre 120 imprese del vino e circa 70 giornalisti nazionali del settore. “I magnifici 16”, questo il nome della tre giorni a ricordare il numero delle diverse denominazioni sotto la tutela di IMT, ha dedicato la giornata di chiusura, svoltasi nella cornice di Villa Koch a Macerata, a un ultimo tasting corale e a un convegno che ha fatto il punto sulle politiche di settore, in particolare quelle legate all’enoturismo, tema sempre più di attualità nelle agende degli appuntamenti del vino.
Nove i differenti itinerari pensati e costruiti dagli organizzatori: la scelta, per quanto ci riguarda, è ricaduta sulle proposte enologiche dei Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG e dei Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC. Il nome Verdicchio è di per sè già evocativo, per un’uva i cui acini tendono a sfumature di tenue color verde anche a piena maturazione; eclettico e versatile, si accennava più sopra, si presta idealmente alla produzione sia di vini freschi e di pronta beva sia di proposte strutturate e di importante longevità, oltre che per una spumantizzazione che può avvenire sia con metodo classico sia con metodo Martinotti, ed infine ad un appassimento per dare vita a prodotti dai profumi e dai gusti importanti.
La tre giorni ci ha permesso anche di conoscere un territorio verde e ricco di cultura, architettura, eleganti paesaggi collinari nei quali trovano posto borghi e paesi mai invadenti né di importanti dimensioni e una gastronomia di qualità e profondamente identitaria. Identità presente anche nelle singole proposte delle cantine, per un percorso degustativo completo e quantomai variegato: se è vero che il Verdicchio possiede già in origine un’importante personalità, naso e palato hanno fatto scoprire, nei calici dei singoli produttori, proposte davvero differenti tra loro, nel nome comune di un’eleganza mai sopra le righe.
Ciascuna cantina ha trovato la propria cifra stilistica, per un’asticella, comune a tutte, posta piuttosto in alto: è il risultato di un’importante competenza vinicola e della volontà di far conoscere e apprezzare il Verdicchio ben oltre i singoli confini regionali. Un prodotto che possa idealmente fare da ambasciatore del territorio molto più di quanto non avviene oggi, al di là di qualche sporadica incursione nelle grandi città del centro e del nord, oltre ad alcuni mercati esteri, piccolo patrimonio di alcuni, non molti in verità, produttori. È ora la volta di Regione, IMT e singoli attori che attengono il comparto turistico di promuovere ancor di più il patrimonio paesistico, architettonico e artistico, e l’enogastronomia di un territorio, le Marche, che nulla ha da invidiare a quelli più blasonati e iconici del nostro Paese.