
8 marzo: quote rosa? No, grazie. Celebriamo il merito
Esistono una serie di stereotipi sulle donne che ancora oggi, superato il confine temporale del Duemila, anno che avrebbe dovuto segnare un salto di civiltà, resistono al tempo, scolpiti nella roccia, cristallizzati e trasmessi di padre in figlio al pari delle tradizioni familiari.
Eh sì, all’insenga del “tanto fa ridere” o “dai non te la prendere è per scherzare”, una certa visione denigratoria del mondo femminile viene giustificata, si nasconde dietro sorrisetti maliziosi, alzate di spalle o grasse risate nei confronti della malcapitata di turno.
Non parliamo del mondo del lavoro poi, dove le donne sono rinchiuse nel ghetto delle quote rosa – che qualcuno definisce progresso e tutela mentre in realtà è solo un elegante modo per sminuirle, travestito da civiltà – e in cui ci sono gli sgravi fiscali se le assumi o ne hai oltre una determinata percentuale e sotto una soglia d’età stabilita nella tua azienda.
Inutile nascondersi dietro a un dito: viviamo in una società in cui si gioca ancora al medico e all’ammalata o alla bambina che stira e lava i panni e dove, secondo troppe persone, la donna dovrebbe fare la casalinga. Personalmente, ho insegnato a mia figlia, quando era piccola, a rifiutare certi ruoli nei giochi e a dire che da grande avrebbe voluto fare l’amministratore delegato di una multinazionale.
Cosa c’è di civile nel dire a una persona che lavora grazie al suo genere sessuale o per essere stata generosa a letto con il suo capo (lo dicono, eccome se lo dicono)? Perché questo accade ancora. Avete mai sentito parlare di quote azzurre o di uomini con le tette? Io continuo a sentir nominare solo quote rosa e donne con gli attributi (per l’amore hanno trovato il cuore, comune a uomini e donne…era così difficile sceglierne uno da condividere anche per il carattere?).
Così, le donne sono “costrette” a fare gruppo. Ho sentito tante, troppe volte di parlare di associazioni che nel nome avevano “Club, circolo o società delle donne..” o “…in rosa” ma mai di “Uomini del…” o “…in blu o azzurro”. Una società dove si guarda al genere e non al merito è fallimentare a prescindere.
Nel mondo del vino, di cui scriviamo, nonostante le donne siamo moltissime, ricoprano ruoli apicali e abbiano straordinarie competenze, le cose sono diverse?
Noi guardiamo ai fatti e quelli vi raccontiamo. Oscarwine sta per tornare con la sua settimana di storie di donne che lavorano in questo settore, perché una donna è tale tutto l’anno, non solo l’otto marzo.